"Una seconda occasione"

Un mio scritto.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. pioggi
     
    .

    User deleted


    Il prof di italiano ci ha chiesto di lavorare a casa sulla scaletta di un tema e ci ha dato un titolo fisso: "Una seconda occasione". Potevamo svolgerlo in genere romantico, fantastico o realistico. Ho scelto fantastico, perchè il genere romantico ho provato a usarlo, ma è venuta fuori una storiella di quelle da libretti rosa che vendono nelle stazioni, realistico non mi piaceva, allora ho fatto fantastico: ho preso il portatile e l'ho scritto in poche ore intervallate da ingenti dosi di cibo. Mi è uscita questa cosa, di cui non ho ancora voto, a voi il giudizio!

    ------------------------------------

    "Il terreno presenta alte concentrazioni di silicio. L'atmosfera è composta da una miscela di azoto e idrogeno. Si consiglia di usare tute stagne. E' inoltre presente un campo magnetico di forte intensità, si consiglia di mantenere l'assetto di volo a quota maggiore di 2000 piedi. Nessun segnale vitale. 4627X016 pare essere un ottimo candidato."
    "Grazie, Andromaca."
    "Al suo servizio, signore."
    Andromaca era il nome in codice del software di analisi in dotazione alla base Ilios, il capolavoro che avrebbe reso famoso il dottor Ezekiel Hampton, ovviamente se la notizia della sua esistenza fosse stata resa pubblica. Erano anni ormai che gli umani si erano resi conto dell'impossibilità di reperire fonti di energia e risorse sulla Terra e a quanto pareva non vi era che una soluzione. Il Progetto E.N.E.A. era partito nel 2004, finanziato dalle maggiori potenze del globo e in minor parte dai governi mondiali: l'unico obiettivo era la scansione del cosmo adiacente alla ricerca di potenziali miniere di materiali richiesti dall'uomo e ormai indispensabili alla società consumista sviluppatasi sulla Terra. Una volta trovato il primo sistema solare in grado di offrire qualcosa, un finto lancio di una nuova sonda per l'esplorazione aveva permesso di istallare sulla Luna un avamposto per il traffico di materiali per opera delle mille navette incaricate di analizzare, estrarre e trasportare materiali preziosissimi come il silicio e il rame da pianeti sconosciuti. Tutto questo sarebbe potuto sembrare magnifico, straordinario, addirittura poetico, ma ciò che spingeva il progetto non era la ricerca di conoscenza, qualunque cosa questo volesse dire, ma la consapevolezza di aver sfruttato senza criterio la nostra adorata palla di fango allo stremo e di non avere altre vie a disposizione, perciò, a parte il ragionevole entusiasmo scaturito dall'entità dell'impresa, non rimaneva molto a tutti coloro che avevano contribuito perché E.N.E.A. nascesse e si sviluppasse.
    Nathan Bell, addetto alle rilevazioni, nonché cognato di Ezekiel, un ventiseienne dai capelli color paglia e l'aspetto un po' trasandato, sedeva alla sua postazione alla nave 423 archiviando i dati processati da Andromaca, giocherellando con un portachiavi. Sarebbe stato l'ennesimo noioso prelievo di sabbia…
    "Ettore423 è sulla rampa di lancio, signore."
    "Espulsione."
    Ettore era invece il nome dato all'androide da esplorazione in dotazione a ogni navetta, col compito di precedere le estrazioni ed eseguire i primi rilevamenti fisici sul pianeta, oltre che proteggere da qualunque eventuale pericolo l'equipaggio. Il macchinario, agganciato al portello, si staccò e precipitò in posizione fetale verso il terreno. I suoi paracadute si aprirono e, giunto a terra, si alzò sulle sue gambe cingolate, estraendo una trivella da una delle appendici che ricordavano vagamente delle braccia umane. Mentre la macchina scavava senza sosta, Nathan approntava le comunicazioni con la base, aprendo un canale video. Un volto familiare comparve sullo schermo, salutandolo: il viso deciso ma non rude di sua sorella, Natalie Bell/Hampton, supervisore del quadrante in cui operava Nathan. Fu un assonnato "ciao" quello che uscì dalla bocca del ragazzo.
    "Buongiorno anche a te, Nate. Hai eseguito le rilevazioni?"
    "Si, mamma."
    "Sono importanti, Nate."
    "Lo so, sorellina. Ettore è già giù che scava come un forsennato."
    "Molto bene. Ricordati che per questo pomeriggio è prevista la visita di Ezekiel su 4627X016. Vedi di farci trovare tutto pronto, fratellino."
    "Roger, Nat. Passo e chiudo."
    Fu solo nelle successive tre ore che Nathan perse il contatto con Ettore423.

    Natalie camminava nervosamente avanti e indietro per la sua scialuppa personale.
    "Cosa c'è, tesoro?"
    La voce di Ezekiel Bell, l'architetto, il genio, l'uomo che stava dando una speranza in più al genere umano, ruppe il silenzio. L'uomo si avvicinò e la affiancò nel guardare il panorama di 4627X016.
    "Hai paura che qualcosa vada storto?"
    "Quando c'è di mezzo mio fratello, non si può essere mai sicuri di ciò che accadrà."
    "Sei troppo severa con lui… è un bravo ingegnere."
    "E' uno scavezzacollo e un inguaribile indisciplinato."
    "Ha passato tutti i test con un buon punteggio e mi ha aiutato nella scansione di questo quadrante. Fidati di lui, scommetto che ha calcolato la nostra piccola gita fino al millesimo dettaglio."
    "E' questo che mi preoccupa."
    Ezekiel ridacchiò passandosi la mano sul mento. La piccola navicella si affiancò alla 423 e iniziò le procedure di rendez-vous. Nathan sbuffò e si sistemò la tuta mentre apriva il portello che dava sul corridoio creatosi fra le due navi.
    "Sorellina. Signor Hampton."
    "Quante volte ti ho detto di darmi del tu, Nathan?"
    "Parecchie, ma non ci farò mai l'abitudine, signore…"
    Natalie distolse lo sguardo. Non aveva ancora parlato e già aveva fatto casino.
    "Uh, bene. Immagino che voi ragazzi vogliate seguire le prime operazioni." continuò Nathan in modo piuttosto impacciato.
    "Indovinato, fratellino. Come sta andando?"
    "Benissimo. Il pianeta è ricco di silicio e Ettore sta trivellando allegramente tutto. Potete leggere i primi dati qui" fece indicando una schermata "mentre aspettiamo che il ragazzone torni dalla passeggiata…"
    "Non è ancora tornato?" chiese Natalie sorpresa, ma neanche tanto. Ezekiel lesse i dati alzando un sopracciglio.
    "Beh, no. In effetti, è da un po' che è fuori."
    "L'hai tenuto sotto controllo, vero?" domandò la giovane donna con un tono che gli chiedeva di non rovinare tutto.
    "Ovviamente… anzi, vedete? eccolo, sul radar."
    Il radar segnalava la presenza del drone a mezzo chilometro di distanza. Era fermo in mezzo alla tempesta magnetica che avvolgeva il pianetino.
    "Strano. E' progettato per sopportare di peggio…"
    Tentò di contattarlo tramite la console, ma il drone non si mosse, ne' rispose. Natalie era quasi disperata. Possibile che fosse un tale idiota?
    "Qualcosa non va…"
    Indossarono le tute stagne e si prepararono a un atterraggio. L'unica opzione disponibile era quella di recuperare la macchina manualmente. Una volta raggiunto il suolo, da una delle due navi si aprì un portello da cui uscirono i tre, trasportando un carrello. Attraversarono i campi magnetici di 4627X016 fino a che una sagoma umanoide non comparse alla vista. Ezekiel preparò gli strumenti per l'analisi della sonda.
    "Osservazione: rilevate forme di vita non identificate." la voce registrata del droide sbigottì il piccolo gruppo.
    "Cosa?"
    "Constatazione: è presente l'uso di tecnologia superiore non identificata. Suggerimento: quest'unità è in pericolo."
    "Cosa diamine sta blaterando questo affare, Ezekiel?" chiese il ragazzo, senza ottenere risposta. I due coniugi si strinsero l'un l'altro senza rendersene conto, mentre Nathan afferrava un rilevatore d'umidità a mo' di randello.
    "Non ci riconosce…" sussurrò Natalie. "Ettore423, attivare protocollo di riconoscimento vocale!"
    "Ordine: eseguire protocollo di riconoscimento vocale. Operazione fallita. Suggerimento: quest'unità è in pericolo. Soluzione: attuare manovre difensive."
    Successe tutto in un attimo. Uno degli arti della macchina afferrò Nathan scagliandolo a metri e metri di distanza, mentre l'altro si riconfigurò in una trivella di piccole dimensioni. La ragazza urlò di terrore, mentre Ettore si avvicinava minaccioso. Ezekiel si scagliò contro la macchina, col solo risultato di ricevere un colpo all'addome e di finire a terra dolorante.
    "NATALIE! SCAPPA!!" urlò da lontano Nathan rialzandosi, ma la sorella sembrava impietrita. I suoi occhi, spalancati dal terrore, riflessero l'immagine del movimento meccanico dell'androide che si protendeva verso di lei. La trivella le trapassò il petto completamente, spegnendo sul nascere il suo grido e accendendo quello degli altri due. Quando Ezekiel raggiunse il pannello di comando sul fianco del drone spegnendolo, era ormai troppo tardi. L'uomo sembrava perso e non proferiva parola, si limitava a guardare il terreno con quegli occhi sbarrati. Nathan gridava e piangeva in preda alla disperazione e la sua voce era rotta dalle lacrime, ma il marito di quella che era Natalie non fece altro che prenderla delicatamente e chiuderle gli occhi e le labbra. Sembravano entrambi una statua di cera.
    "DIO! Non lei… è… colpa mia! Aveva ragione a non fidarsi di me."
    "No."
    Il capo del Progetto E.N.E.A. si alzò sempre fissando il vuoto con gli occhi sbarrati.
    "Avrei dovuto prevederlo e dotare gli Ettore di schermi più potenti. Ma… non ci ho pensato. Dio mi aiuti, non ci ho pensato."
    Nathan voleva dire qualcosa, ma non riuscì a fare altro che continuare a piangere.
    "Hai agito secondo il manuale, non hai colpa di nulla. Dio mi salvi…" continuò suo cognato, con il volto di pietra. Stava interiorizzando il dolore, al contrario di Nathan. Rimasero lì per almeno un'ora, ognuno metabolizzando l'accaduto a suo modo.

    Erano passati due mesi, e il ragazzo continuava a sognare quella scena. Era stata la sua inettitudine a condannare sua sorella, ne era sicuro. Non era mai stato bravo a dissimulare le sue emozioni, ma ora era talmente evidente il suo tormento e le voci si erano così diffuse che la gente alla base lo guardava e gli offriva le condoglianze pur non conoscendolo. Nathan sopportava a malapena questo, che considerava ipocrisia, e continuava a piangere sua sorella in privato. Ezekiel non si dava pace, e si era immerso nel lavoro e nei numeri per reprimere le sue emozioni. Nessuno aveva osato chiedergli di prendersi del tempo per sé, così passava giorno e notte attaccato agli schermi e alle statistiche, sempre esternamente impassibile, mentre il dolore lo divorava come un cancro dall'interno. Fu solo al terzo mese che uscì dal suo laboratorio per una missione sul campo, per la precisione sempre su 4627X016. Il pianeta aveva dimostrato interessanti anomalie nei campi magnetici e strane reazioni all'energia del sole attorno a cui orbitava. Nathan lo seppe per voci di corridoio e fece richiesta di aggregarsi al gruppo, desideroso di essere rifiutato, insultato, riconosciuto come colpevole della fine di Natalie, disprezzato da Ezekiel… ma nulla di tutto ciò accadde. Il dottore mise il segno di spunta alla sua richiesta e proseguì normalmente, anche se era addolorato oltre ogni limite dal rivivere la scena che aveva distrutto la sua vita: la sua non era un'ammissione esagerata, dal suo punto di vista di scienziato: Nathan poteva essere la causa apparente, ma era sempre lui ad aver scatenato l'evento alla radice. Partirono nel pomeriggio di quel giorno.

    Giungere in un punto che presentasse un'alta concentrazione di raggi F, emanati dalla nana azzurra al centro di quel sistema, richiedette una giornata di cammino, durante cui tutti tennero la testa bassa e non parlarono se non per comunicare alla base. Il protocollo prevedeva la scorta da parte della sonda Ettore in dotazione, ma i tecnici si rifiutarono di dotarne la navetta, come se dovessero supplire al buonsenso che pareva mancare alla mente calcolatrice di Ezekiel.
    "Siamo arrivati. Questa zona è l'apice delle tempeste magnetiche e assieme dell'attività irradiante della stella. Controaccumulatori?" neanche la sua voce tradiva il dolore.
    "Pronti."
    "Allora via all'esperimento."
    Uno dei tecnici azionò un piccolo macchinario, che iniziò a emettere onde di vario spettro. L'idea era quella di testare le reazioni dell'energia presente nel luogo e catalogarla. Ma nessuno era pronto per quello che accadde. Fu come il flash di una fotografia, di quelli vecchi, creati col magnesio. Le onde si scontrarono, e la realtà si piegò per un attimo. Un fascio di luce investì Nathan, che sparì come risucchiato da una forza impossibile da descrivere e analizzare verso una destinazione non fisica. Provava una sensazione di nausea profonda e i suoi sensi si assopirono, come se gli mancasse l'aria da molto. Si risvegliò come da un colpo di sonno sulla sua sedia nella navetta 423, madido di sudore. Si alzò di scatto e si guardò attorno terorizzato, prendendo in mano la sveglia. La data non corrispondeva, anzi sembrava regolata esattamente tre mesi prima. Aveva addosso gli stessi vestiti, in mano lo stesso stupido portachiavi. Un'espressione di panico misto a stupore gli si dipinse sul volto, mentre controllava gli altri orologi e chiedeva ad Andromaca di riportare la data di quel giorno. La risposta gli si palesava sempre uguale: tre mesi di distanza. Lo squillare del computer di bordo segnalava una chiamata in arrivo. Schiacciò ancora sudato e privo di coscienza della situazione il bottone di apertura della chiamata, vedendo sullo schermo comparire il viso deciso ma non rude di sua sorella, Natalie Bell/Hampton, supervisore del quadrante in cui operava. Gli occhi del ragazzo si spalancarono e cadde quasi all'indietro. Cominciava a capire, anche se non ad accettare.
    "Cia… ciao."
    "Buongiorno anche a te, Nate. Hai eseguito le rilevazioni?"

    -----------------------------

    la trama potrebbe anche ricordarvi qualcosa.
     
    Top
    .
  2. Tony Stark™
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Fu solo nelle successive tre ore che Nathan perse il contatto con Ettore423.

    Bello Piogi per ora mi è garbato uno sbotto!
    Comunque sono arrivto fino a quel punto xD Domani finisco e dò se ti interessa il GIUDIZIO FINALE!
     
    Top
    .
1 replies since 2/2/2010, 22:30   35 views
  Share  
.