Assassini e Numeri

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    Partecipanti:
    -Medium
    -Johnatan Ludovik Ottavio Cavendish (PNG autogestito)
    -XIV (PNG autogestito)

    Margareth Jacqueline Adelaide Mesmeride Catherine Antoinette Cavendish (Medium) Liv.5 exp 7

    Era ormai passata una settimana dalla missione con gli Exiles, quasi tutte le sue ferite si erano rimarginate e finalmente poteva godersi un po' di riposo. Ancora si chiedeva che fine avesse fatto Dane, non era riuscita a chiedere in tempo della sua sorte ai timebrokers. Finalmente aveva un nome con cui chiamare i guastatempo: "insettoide" non le piaceva per nulla, risultava quasi dispregiativo. Tyto era stato molto gentile a spiegarle alcune cose su quelle creature, sul Palazzo di Cristallo, sul piano multidimensionale, sugli Exiles e sulla loro missione. Non che ora Margareth fosse a conoscenza di tutti i loro affari, ma d' altronde Tyto era per carattere molto criptico, o forse solo troppo pigro per darle una spiegazione completa. Ora si sentiva importante, sentiva tra le sue mani il potere non solo di cambiare il mondo, ma addirittura il multiverso, se si fosse trovato in pericolo. Manie di divismo, forse, effettivamente era improbabile che si fosse presentata un' altra occasione per lei di tornare utile come in questa missione. Mica solo gli spiriti attraversavano lo spaziotempo. Un po' di autostima non poteva comunque farle male. Qualcuno bussò alla porta.
    Madmoiselle, ci sono delle visite per lei.
    Era una delle dipendenti della villa. Margareth si stiracchiò e si alzò in piedi, la schiuma le copriva gran parte del corpo.
    Arrivo subito.
    Si asciugò frettolosamente ed uscì dal bagno con un morbido e lungo asciugamano avvolto sopra il seno. Prese un abito in stile gothic, elegante ma non eccessivamente scomodo, soprattutto non ingombrante. Raccolse i capelli il meglio possibile, tenendo conto che erano ancora bagnati. Scese le grandi scale del salone in tutta fretta. Ginevra, ritta davanti al portone d' ingresso, non aveva ancora fatto entrare gli ospiti. Che mancanza di educazione. Un cenno nervoso del capo ed un' occhiataccia fecero capire alla cameriera il suo errore e la donna provvedette subito ad aprire la porta di casa.
    Good morning. Chiedo umilmente scusa per il ritardo e per le condizioni in cui mi trovo, but I was in un momen...
    Si fermò prima di scendere l' ultimo gradino. Le ultime due persone che avrebbe voluto vedere erano lì, di fronte alla porta. La prima, alta e ben piazzata, se ne stava con le mani in tasca, appoggiata allo stipite della porta ormai spalancata. L' altra, minuta e dai capelli blu oceano, si guardava nervosamente le mani a testa bassa. Capì immediatamente di essere nei guai.
    Margareth.
    Disse la figura maschile, alzandosi ed esibendosi in un discreto inchino. La ragazzina lo seguì e Adelaide si trovò costretta a rispondere al saluto.
    Sono sicuro che ti ricorderai di me, anche se non ci hanno mai presentati. My name is Johnatan Ludovik Ottavio.
    Io... Io sono... Quattordici.

    Ludovik era celeberrimo nella sua famiglia, come poteva non conoscere chi fosse? Medium talentuoso, abile combattente, assassino impareggiabile. Uno dei pochi sfidanti di Arabelle contro cui la ragazza aveva subito una sconfitta, ed anche pesante. Nonostante avesse già mostrato talento in giovane età, la sua fama era esplosa durante quel mandato di omicidio. Sei anni fa, più o meno. Margareth era ancora una ragazzina, ma ricordava bene di essere rimasta basita di fronte ad un atto di tale disumanità da parte del Capofamiglia. "Smithson" era il cognome della sua vittima, e possedeva una massiccia quantità di industrie nell' ambiente tessile. Un concorrente pericoloso, perciò il Capofamiglia aveva ben pensato di toglierlo dai giochi in maniera definitiva. Era stato Ludovik ad occuparsi del caso, e aveva svolto il suo compito con invidiabile precisione, tanto da far sembrare la morte di Smithson un suicidio.
    L' altra ragazza, invece, non aveva bisogno di presentazioni. Il suo nome, o numero identificativo, diceva già tutto di lei. I Tredici, la personale squadra speciale del Capofamiglia, i Medium più pericolosi a disposizione dei Cavendish. Quattordici aveva più o meno la sua età ed era l' ultima arrivata nel gruppo, ma ciò non la rendeva meno temibile. Se anche uno dei Tredici era lì, la situazione doveva essere più grave del previsto.
    Nice to meet you.
    Si inchinò. Spesso si era chiesta come mai anche Ludovik non fosse uno dei Tredici. Forse si era rivelato troppo tardi, forse non aveva quel "plus" necessario.
    A cosa devo questa piacevole visita?
    Cercò di nascondere il nervosismo dietro ad un sorriso. Non sembrò servire a nulla.
    Ti prego, Margareth, almeno risparmiaci la recita.
    Impallidì visibilmente. La domestica la guardava, nervosa anche lei. Margareth trattava molto bene i suoi "servitori" e loro ricambiavano considerandola quasi come una figlia, era perciò perfettamente normale che si preoccupassero per lei. La Medium lanciò un' occhiata alla donna e, con un cenno della testa, la invitò a recarsi altrove. Quella afferrò al volo. Chiuse la porta e, dopo essersi inchinata ai due ospiti, se ne andò in tutta fretta verso la sala da pranzo.
    Cosa... cosa intendete dire?
    Ludovik sbuffò. Quattordici non aveva ancora spiccicato parola, si era limitata a guardarsi le mani, nervosa. Sembrava molto introversa.
    Non ho più intenzione di ripetermi. Niente recite. Sappiamo ciò che sta succedendo qui.
    Deglutì, timorosa.
    E' da più di un mese che non vai a scuola.
    Dentro di sè, Margareth tirò un lungo sospiro di sollievo. Tutto qui? Avevano mandato Ludovik e uno dei Tredici solo per questo? Se le cose stavano così, allora non aveva niente di cui temere.
    Oh, Ludovik, avete completamente ragione, ma vedete, ho avuto problemi di salute che mi hanno costr...
    E sappiamo che stai donando agli spiriti la pace.

    Si irrigidì, stavolta con maggior vigore.
    "Ma come..."
    Come facciamo a saperlo? Suvvia, Margareth. Sai bene che alcuni Famigli hanno poteri sensoriali enormi. Non dirmi che ignoravi l' esistenza delle Squadre di Sorveglianza.
    Certo che ne era a conoscenza. Squadre di Medium che, appunto, tenevano sotto osservazione l' Inghilterra, l' Europa, i più potenti tra loro il mondo intero. Semplice, per loro, individuare Margareth e conoscere a menadito le sue azioni. La situazione non era più grave di quel che pensasse, era molto perggio. Ricordava ancora il versetto della filastrocca che recitava le regole del perfetto Medium dal punto di vista della famiglia Cavendish. Odiava tantissimo quel ritornello.

    Gli spiriti mai aiuterai
    bensì di loro ti servirai


    Uno dei reati più gravi, in quella scandalosa e ripugnante famiglia, era il prestare soccorso ad uno spirito. Donargli la pace, nella fattispecie, era l' esempio più grave di aiuto che gli si potesse dare. La Medium si ostinava a non voler accettare quella filosofia di pensiero, e perciò trasgrediva la regola di nascosto. Era nei guai, decisamente. Rimase immobile, impietrita, ad osservare terrorizzata lo sguardo penetrante ed accusatorio di Ludovik.

    CONTINUA (non ho tempo di finirla, oggi >.<)
     
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  2. »Ghost.
     
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    Margareth Jacqueline Adelaide Mesmeride Catherine Antoinette Cavendish (Medium) Liv.5 exp 7

    Dunque?
    Deglutì, mentre le gocce del proprio sudore si mescolavano a quelle che precipitavano al suolo dai capelli ancora bagnati. Non sembravano sapere nulla degli Exiles, per fortuna, ma la situazione in cui la ragazza si trovava era già di per sè fin troppo complicata. Se sapevano già tutto era inutile mentire ancora, ma ammettere le sue colpe era forse una soluzione peggiore. Cosa doveva fare? Si trovava in un vicolo cieco, qualunque scelta l' avrebbe messa in trappola.
    Sai perchè siamo qui?
    Abbassò la testa, più pensierosa che dispiaciuta. Doveva trovare una scappatoia da quella scomoda verità.
    E' un avvertimento, suppongo. Vi avranno mandati per ribadirmi di non dover aiutare le anime defunte e...
    Sbagliato. Siamo qui perchè dobbiamo riportarti a casa. Verrai rinchiusa, Margareth, le prigioni sotto Villa Cavendish saranno la tua casa per il resto della tua vita.

    Alzò lo sguardo e contemporaneamente spalancò gli occhi: non si aspettava un intervento così radicale. Non poteva permettere di finire in prigione: aveva ancora troppi compiti importanti da portare a termine. Aiutare gli Exiles, per esempio. Sapeva però che la famiglia non avrebbe accettato un suo rifiuto: l' unica alternativa sembrava essere il combattimento. Sempre che fosse riuscita a tener testa a Ludovik, per non parlare di Quattordici. Una gran bella giornata, insomma.
    Posso immaginare quale sia la tua risposta, perciò...
    Levò le mani dalle tasche, protendendone una verso Margareth.
    Grande Serpente Bianco, divino custode del fiume celestiale, donami la tua forza.
    Fu molto rapido. Non appena la Medium riuscì a scorgere una nebbia bianca sulle spalle di Ludovik, questo era già partito all' attacco, afferrando la ragazza per il vestito e sbattendola contro il muro, a sinistra. Il braccio poi diminuì in lunghezza fino a tornare alle dimensioni umane. Margareth si alzò con fatica, reggendosi la spalla che aveva cozzato contro la parete. Ludovik la osservava con disappunto, contornato da leggero ma evidente disprezzo.
    Avanti, Margareth, non rendere le cose più difficili di quanto non lo siano già.
    Disse, camminando a passo lento verso la ragazza. L' altra non si era ancora mossa, continuava a fissare quelle piccole mani. Tanto meglio, Ludovik era già da solo un osso duro.
    Grande protettore degli Spiriti infuocati, ti prego, aiutami nel mio ruolo di Medium.
    Affermò frettolosamente. Matatabi si materializzò sulla sua spalla e la ragazza ebbe l' impressione che sul muso avesse stampato un sorriso malizioso. La Medium saltò eseguendo una capriola in aria ed atterrò alle spalle di Ludovik.
    Perdonatemi.
    Dalle mani partirono due fiammate blu che in un attimo avvolsero il corpo dell' avversario, formando una piccola cupola azzurra fiammeggiante. Dispiaciuta, ma sollevata, Margareth osservò il falò celeste in mezzo al salotto. Molto probabilmente Quattordici ora sarebbe intervenuta, ma vista la facilità con cui aveva battuto Ludovik poteva sperare di riuscire a cavarsela anche contro di lei.
    Vano, ma notevole.
    Si irrigidì, stupefatta. La voce di Ottavio proveniva da sopra di lei. Appeso al grosso lampadario, il Medium osservava la scena dall' alto. Una notevole prontezza di riflessi, che l' aveva tratto in salvo dall' attacco di Margareth. Si diede un piccolo slancio ed atterrò poco più avanti del membro dei Tredici. Con la solita espressione impassibile corse in avanti, a zig zag, allungando le braccia di qualche metro e tentando di colpire la ragazza in più punti. Lei si difese come poteva da quell' attacco, ma Ludovik era rapido e sciolto e la costringeva ad indietreggiare. Quando poi la giovane tentò un contrattacco finale, questo lo schivò torcendo il corpo su sè stesso ed atterrandola con entrambe le mani.
    E' troppo forte... Non sono al suo livello...
    Si disse la ragazza, mentre la figura di Ottavio diventava sempre più vicina. Un deja vù? Aveva già sentito quella frase... Una previsione di Tyto, durante l' avventura con Withman! Si stava avverando, anche se non sapeva cosa sarebbe successo in seguito.
    Ora, Margareth, tu...
    Il corpo della Medium prese fuoco, costringendo Ludovik ad allontanarsi di qualche passo. Ma la ragazza era stanca e quella fiammata improvvisa l' aveva momentaneamente destabilizzata, perciò il suo avversario tornò subito all' attacco. Prima che potesse raggiungerla, tuttavia, venne bloccato da qualcosa, come se un sottilissimo muro d' aria si fosse intromesso tra i due combattenti. Subito il ragazzo notò un taglio sul pavimento, superficiale ma discretamente lungo.
    "Tu... Qui?"

    CONTINUA
    P.S.: non ho più usato parole inglesi nei discorsi perchè mi pare scontato che, parlando tutti con lo stesso accento, non notino differenze ^^
     
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  3. »Ghost.
     
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    Margareth Jacqueline Adelaide Mesmeride Catherine Antoinette Cavendish (Medium) Liv.5 exp 7

    L' espressione basita di Ludovik rendeva la giovane confusa. Anche durante il combattimento, il Medium non aveva mai dato segno di stupore o difficoltà, era rimasto impassibile tutto il tempo. Cosa poteva averlo sorpreso, allora? Forse quel sottile taglio nel pavimento che si era formato dal nulla? Margareth doveva comunque approfittare della situazione, ora che Ottavio sembrava distratto. Lanciò una sfera di fuoco di medie dimensioni contro il parente, ma i poteri sensoriali di questo lo avvertirono in tempo e uscì incolume dall' attacco, che si diresse verso l' esile figura di Quattordici. La ragazza, spaventata, si gettò per terra giusto in tempo.
    Attenta!
    S-sì... Scusa...

    La nomea di membro dei Tredici sembrava inadatta per quella piccoletta. Era molto meno minacciosa di quanto ci si aspettasse. Non sarebbe stato difficile batterla, per fortuna. Ludovik si mosse, stavolta verso la porta d' ingresso. Sembrava avere fretta.
    Occupati tu di Margareth. Ho una commissione urgente da sbrigare.
    Disse, rivolgendosi a Quattordici, che si stava rialzando in quel momento. In una diversa occasione avrebbe mandato la ragazza ad occuparsi dell' ospite indesiderato ed avrebbe concluso il lavoro con Margareth, ma visto che si trattava di Lui sapeva che non avrebbe funzionato, anzi avrebbe addirittura rischiato di ritrovarsela contro. Sbattè la porta e nella stanza rimasero solo le due ragazze. Visto il carattere docile e la scarsa abilità in combattimento, Quattordici non sarebbe stato un problema per Mesmeride. Perciò avrebbe cercato di non sprecare preziosa energia spirituale.
    Sentite, Quattordici, non vorrei arrecarvi danno in maniera eccessiva, perciò, se la risolvessimo con le parole...
    Vedete? E' questo il vostro problema. Solo perchè sono timida, mi credete debole.

    Altro deja vù. In più, la ragazza dai capelli blu sembrava aver cambiato radicalmente atteggiamento. Era molto più seria e... Tenebrosa. Lo sguardo fisso e deciso, le braccia immobili lungo il corpo minuto, Quattordici si apprestava a rivelare la sua reale potenza.
    Spirito antico, Re dei Dogu, dona a questa Medium la tua medicina.
    "Re dei Dogu?"
    Prima ancora che Margareth potesse rendersi conto del leggendario Famiglio cui si trovava davanti, e che stava prendendo forma alle spalle di Quattordici in tutta la sua immensità proprio in quel momento, si ritrovò scagliata da una forza invisibile contro lo stesso muro di poco fa, ma stavolta insieme a tappeti, quadri, tavolini e molti altri oggetti frapposti tra lei e il membro dei Tredici.
    Trema di fronte alla mia Aura Regale.
    Disse quelle parole con tono piatto, indifferente, un attimo prima che il muro, insieme ad altre parti della casa, venisse distrutto e proiettato all' esterno dell' abitazione, nel vastissimo giardino. Margareth riusciva con fatica a rialzarsi, appoggiata sui gomiti doloranti. Vide una fetta del pianterreno completamente divelta e Quattordici che vi fluttuava attraverso.
    Non puoi tenermi testa, scegli: la prigionia o la morte.
    Le ferite le dolevano, ma non poteva mollare, non adesso. Tremante per le condizioni in cui si trovava, rispose con fermezza alla sua nuova nemica.
    Nessuna delle due.
    Materializzò una palla di fuoco turchese nella mano destra e la lanciò contro il burattino del Capofamiglia. Ma si infranse prima di arrivare all' obbiettivo, contro un muro invisibile.
    Allora sceglierò io... Muori.
    Immobile a pochi passi dalla casa, Quattordici sollevò una massa enorme di detriti, alberi e zolle di terra, facendoli roteare attorno a Margareth. Poi, con un cenno dello sguardo, li lasciò precipitare sulla ragazza, seppellendola sotto una montagna polverosa.

    CONTINUA
     
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  4. »Ghost.
     
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    Margareth Jacqueline Adelaide Mesmeride Catherine Antoinette Cavendish (Medium) Liv.5 exp 7

    Quattordici rimase per quasi un minuto immobile ad osservare la massa di terra e detriti che aveva appena creato e con la quale aveva fatto fuori Margareth. Non che ci fosse da sorprendersi della sua potenza: era una dei Tredici, dopotutto. Non provava rimorso nel causare dolore, non provava rimorso nell' uccidere. Anche se si trattava di un suo familiare. Ma Margareth era davvero una sua parente? Appartenevano allo stesso antico clan, certo, ma a pensarci bene la ragazza non sapeva nulla del proprio passato ed era possibile che le due non avessero lo stesso sangue. Lei aveva una sola famiglia degna di questo nome, ed erano i suoi compagni Tredici. Si voltò, fluttuando verso la casa. Doveva informare Ludovik che la loro missione aveva avuto successo.

    "E' buio, qui..."
    "Chi sono io?"
    "Perchè mi trovo in questo luogo?"
    "Sono...?"

    Una luce interruppe i suoi pensieri, folgorandole la vista.
    "Cos' è questa luce?"
    "Questo è il Paradiso?"
    "Allora non erano menzogne."
    "Ma perchè sono qui?"

    Sentì qualcosa, alla sua destra. Qualcosa di vivo. Lo sollevò, con fatica. Era un oggetto pallido, con cinque piccoli prolungamenti, attaccato ad un' asta che lo sorreggeva.
    "Che stupida. E' la mia mano."
    Margareth.
    La luce diventò all' improvviso molto più intensa, costringendola a socchiudere gli occhi e a portarsi quella che aveva scoperto essere la sua mano davanti al viso. Nonostante quella luce fosse fredda, era così... Calda. Accogliente.
    Margareth.
    La chiamò di nuovo. La voce era profonda e solenne, ma aveva un sottofondo di bontà vera. I suoi occhi, pian piano, si abituarono a quella luce parlante, cosicchè riuscì ad aprirli completamente. Scoprì di essere di fronte ad un bellissimo cervo evanescente.
    Cosa... Chi... Sei tu?
    Già lo sai, il mio nome. Io sono il Cervo. Elaphus.
    E-Elaphus?

    L' aveva già sentito quel nome, certo. Ma dove? Ancora non capiva dove si trovasse e perchè.
    Sono un Famiglio, non capisci? Mi hai appena evocato. Ti sarò affianco, d' ora in poi.
    Non c' era rabbia o impazienza nella sua voce, solo maestosità.
    Il mio...?
    Tantissimi spezzoni del mondo che conosceva le passarono davanti agli occhi: i Cavendish, i Medium, Venom, Marijuanaman, Tyto, gli Exiles, Miami devastata, Quattordici... Margareth. Come aveva fatto a dimenticare tutto? Quella era la sua vita, il suo essere. Lei aveva uno scopo, la sua avversaria anche. Non sapeva quale delle due fosse più motivata, ma era completamente consapevole di quale dei due scopi fosse il più giusto. Tentò di alzarsi, si sentiva improvvisamente meno stanca, ma battè la testa contro delle rocce. Giusto, Quattordici l' aveva travolta con quel formidabile attacco. Ma allora perchè era ancora viva?
    Ti sei salvata all' ultimo momento. Un attimo prima che fossi schiacciata dal peso dei detriti, sono riuscito a creare una cupola d' aria con cui difendere il tuo corpo inerme. Non hai perso i sensi per molto tempo, sei stata fortunata.
    Fortunata, sì... Ma non poteva finire così. Non poteva lasciare che Quattordici se ne andasse, non senza prima aver fatto valere il suo diritto ad aiutare gli spiriti.
    E non finirà così, Margareth. Perchè ora tu mostrerai ai Cavendish che non hai paura di loro, perchè tu sei dalla parte del giusto.

    Quattordici, ormai dentro la cucina, si bloccò. Non ne era certa, ma le era sembrato di udire qualcosa alle sue spalle, come una roccia che si spezzava. Tornò sui suoi passi, voleva essere certa che fosse stata solo una sua impressione. Si avvicinò al cumulo di roccia, lasciando comunque una decina di metri tra lei e la sua creazione. Era tutto come l' aveva lasciato.
    Tsk. Ma è ovvio. Margareth non può es...
    Si bloccò a metà della frase, perchè la montagna di terra esplose scaraventandola indietro di un' altra dozzina di metri. Grazie ai campi di forza del Famiglio non si fece nulla, ma rimase stupita dell' esplosione. Cosa stava succedendo?
    Non è possibile...
    Non poteva credere ai suoi occhi. Margareth era ancora viva, anche se malconcia. Non solo: stava pure fluttuando a mezz' aria, circondata da una strana nebbiolina verde acqua che ricordava molto la forma di un mammifero dei boschi.
    Io non ho paura di voi. So di essere nel giusto, per questo non vi permetterò di fermarmi. Io aiuto gli spiriti nel trovare la pace. Dimmi, Quattordici, tu invece cosa fai per il loro bene?
    Le voci della Medium e del Cervo risuonavano all' unisono, creando un effetto sonoro spettacolare. Nel frattempo, si era alzato un vento insolito, una specie di vortice invisibile il cui centro focale sembrava essere proprio la figura di Margareth.
    Non ci è permesso aiutare gli spiriti, e tu lo sai. Queste sono regole stabilite dal primo dei nostri Capifamiglia. Come puoi pensare di essere nel giusto?
    Anche se non sembrava, per la seconda volta nella sua vita Quattordici era pietrificata dalla paura. Lo sguardo di Margareth, invece, esprimeva solo dubbio.
    Gli spiriti mai aiuterai bensì di loro ti servirai?
    Recitò a memoria. Strinse i pugni, furiosa.
    Non si dovrebbe mai giocare con la vita e con la morte!
    La Medium alzò le braccia. Il vento vorticoso, improvvisamente, divenne cento volte più potente. Sradicò alberi, sollevò mobili, staccò altri pezzi della villa. Poi Margareth fissò Quattordici dritta negli occhi. Solo in quel momento lei si accorse che il suo sguardo era completamente bianco.
    "Lei è un...?!"
    Una folata implacabile la travolse. Nemmeno i suoi scudi cinetici servirono a qualcosa. Venne sbattuta con violenza inaudita contro la casa, mentre tutto ciò che era stato sollevato dalla malevola brezza le si accaniva contro. Poi, così com' era comparso, il vento cessò. Quattordici cadde a terra, svenuta. Proprio in quel momento, arrivò Ludovik. Era ferito e sembrava esausto.
    Ma che...?
    Soccorse la ragazza, ma non riusciva a togliere lo sguardo da Margareth, ancora avvolta in quella forma eterea di cervo.
    "Lei è... Un' avatar?"
    Prese in braccio Quattordici e si diresse verso l' ingresso dell' imponente Villa Cavendish.
    Questa volta hai vinto tu. Ti lasceremo libera, per ora, ma ricorda: non durerà per sempre.
    Disse ad alta voce, di modo che la Medium potesse udirlo con chiarezza. Margareth lo seguì con lo sguardo finchè questi non uscì dalla villa, poi cadde a terra priva di sensi.

    Passarono altre due settimane, durante le quali la ragazza fu costretta a rimanere a letto. Ancora non sapeva perchè Ludovik si fosse allontanato dallo scontro e cosa le fosse successo dopo la comparsa di Elaphus, ma una cosa era certa: aveva vinto, e stavolta l' aveva fatto da sola. I lavori per rimettere in sesto la casa erano già cominciati ed a buon punto: fortunatamente, gli inservienti erano riusciti ad evacuare prima che il disastro si compiesse. La sua convalescenza nella dependance per gli ospiti era quasi finita ed una prospettiva più preoccupante si faceva strada nei suoi pensieri: la prospettiva di dover sfruttare la violenza a suo vantaggio, per poter avere qualche chanche in più di sopravvivere alla sua famiglia. Una prospettiva che non l' allettava, ma che si rivelava sempre più necessaria.

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    C'è voluto del tempo prima che continuassi questa privata ma in due giorni ti sei ripreso del tempo passato in modo ottimo. Lo scritto và benissimo, scorre molto bene, la trama è molto interessante e son curioso di sapere come evolverà la vita di Medium. L'interpretazione è ottima come sempre, non credo si possa suggerirti qualcosa su questo pg, hai le idee chiare e riesci ad esporle ottimamente. Ti assegno 26 punti (13 all'altro pg)

    Quindi Medium resta al 5 con 33 punti

    FINE AVVENTURA

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