Il conte di Montecristo

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  1. Laura Kinney
     
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    Per me il Conte di Montecristo è un bellissimo libro. Non so se lo avete letto, ma Dumas ti fa innamorare di quel personaggio.
    Questo libro narra di un ragazzo innocente e ingenuo che viene spedito in prigione ingiustamente. Ed è proprio in prigione che incontra l'Abate Faria, considerato da tutti pazzo perchè parlava sempre di un tesoro nascosto. Ed è proprio questo Abate che insegna a Edmond un nuovo modo per ragionare e gli svela perchè lui è in prigione, nonostante sia innocente.
    Quando il protagonista Edmond evade di prigione si trasforma nel Conte di Montecristo.

    Io consiglio molto questo libro, di cui mi sono letteralmente innamortata. E' uno dei tanti libri che ho letto, ma lo preferisco tra tutti.

    copj13.asp13
     
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    Le Comte de Monte-Cristo I-II
    L'avevo letto in italiano ai tempi delle superiori un paio di volte (forse la seconda a inizio università? mah... cmq sia un ventennio fa - quanto mi sento vecchio), mi sono deciso a prenderlo in francese e oggi ho iniziato a leggerne i primi due capitoli.
    Al di là dei termini marinari, di cui il primo capitolo è pieno e che ovviamente in francese sono per me una marea di parole sconosciute, il libro mi sta confermando i ricordi che ne avevo.
    Lo stile è sicuramente datato, con pagine di solo dialogo, spesso molto brevi (non so se ci sia una influenza teatrale nello stile dell'epoca); le valute monetarie sono un incubo già in due capitoli, e da quanto ricordo diverrà solo peggio.
    Ma la caratterizzazione di Dantès spicca fin dalle prime pagine, come Danglars (viscido, falso, perfido), che ispira odio e avversione immediati, e Caderousse, avido egocentrico. Veramente notevole.
     
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    Le Comte de Monte-Cristo III-IV
    Sono, soprattutto il IV, i capitoli del complotto, orchestrato da Danglars mentre beve con Caderosse e Fernand.
    Caderousse è ubriaco perso, si sente amico di Dantès, che si era offerto di prestargli denaro, e non vuole che gli accada niente di male. È vero? È una sorta di amicizia da sbronza? Chissà, ma ho sempre voluto pensare che fosse tutto sommato sincero: avido, egocentrico, ma non male intenzionato verso il giovane.
    Danglars si conferma la merda umana che ricordavo, la mente dietro tutto il piano, per pura invidia. E non ho mai sopportato come alla fine sia l'unico (o quasi) che si salva e viene perdonato quando è forse il più colpevole di tutti. Fernand, testa calda possessiva, è forse l'unico che regge il confronto con il viscido contabile Danglars.
    Confermo le impressioni iniziali: caratterizzazioni forti, nette, e scrittura dominata dai dialoghi, che sovrastano lo scritto, spesso monopolizzando il capitolo.
     
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    Le Comte de Monte-Cristo V-VI
    Due feste di fidanzamento.
    Va detto che si vede la posizione di Dumas, contraria a Napoleone e apparentemente monarchico: quando parla del pranzo di Dantès, parla di "gente di basso livello", quando parla di Villefort e dei marchesi con cui si sta legando mostra discorsi lunghi, ampi riferimenti storici, e anche commenti a sottolineare i modi di dire del tempo.
    A parte questo, ho trovato pesanti i discorsi dei marchesi: un po' pomposi nel loro parlare, e intercalarlo con commenti dell'autore fra parentesi non aiuta, sebbene non siano più di un paio, in verità.
    Danglars rimane una merda umana come poche altre, Caderousse un pavido egoista (ma oggettivamente con sprazzi di onestà e quasi buon cuore), Fernand un viscido.
    Al netto di alcune temppistichei opinabili (Moriel che va a Marsiglia a informarsi e torna nello spazio di qualche battuta), l'avvento di Villefort manifesterà una caratteristica tipica del libro, ovvero le coincidenze ben oltre il limite del verosimile, al punto che quando lo lessi al liceo finii per commentare "bello è bello, ma di fatto è una telenovela" :asd:
     
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    Le Comte de Monte-Cristo VII-VIII
    La prima grande coincidenza si rivela, causando la ben nota prigionia. Prigionia che fin da queste prime pagine accenna all'abate, riferendovisi come di un folle che promette milioni.
    Villefort è stato un pavido e un prepotente, ma è interessante come volesse aiutare Dantès (prima di scoprire il coinvolgimento del padre, evidentemente), al punto da intuire chi siano i colpevoli della sua situazione, ovvero due invidiosi, per il posto da capitano (Danglars) e per la bella fidanzata (Fernand).

    Sto cercando di tenere traccia delle valute monetarie (che so che più avanti saranno un delirio).
    Apparentemente, 1 scudo vale 5 franchi (da quanto ricordo dei primi capitoli, sperando di non ricordare male), ma anche 3 livre (che credo siano le libbre della traduzione italiana). Quindi una libbra dovrebbe essere 1,66 franchi...
     
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    Le Comte de Monte-Cristo IX-XI
    Tre capitoli dove il protagonista è sicuramente Villefort.
    Nel primo prepara la sua gran mossa: consiglia il futuro suocero (oggi diremmo che ha fatto insider trading) e ottiene il lasciapassare per andare dal re. Con il re, nei due capitoli successivi, gioca la sua mossa, sostenuta e rilanciata dal provvidenziale rapporto di polizia che, con tempismo perfetto ( :P ), conferma le sue informazioni. Ho apprezzato molto che Dumas non abbia ignorato la potenziale falla macroscopica della sua trama, muovendo le cose perché il ministro della polizia potesse trovarsi ad essere riconoscente a Villefort, ed evitando così che ne verifichi le fonti.
    Continua ad essere un intreccio "da telenovela", con il padre di Villefort che risulta essere il sospettato dell'omicidio del generale Quesnel (e che sarà protagonista del prossimo capitolo).
    Nel primo capitolo, ancora una volta, viene palesato come Danglars sia una merda umana: trovo sempre più assurdo sapere che sarà l'unico a salvarsi.

    Un generale Quesnel è esistito, effettivamente trovato suicida (come da prime ipotesi della polizia nel romanzo), ma è morto nel 1819, quattro anni dopo i Cento Giorni, non qualche tempo prima. Inoltre, il nome non sembra tornare totalmente con quello del romanzo.
    Mi chiedo se sia un caso (magari era un nome relativamente comune) o se voglia cmq essere un omaggio al vero generale.
     
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    Le Comte de Monte-Cristo XII-XIII
    Ricordavo più spazio ai Cento Giorni, e non che fossero liquidati in un paio di paragrafi.
    Molto belle le reazioni dei vari personaggi, dove Danglars -ancora- viene mostrato come una merda umana.
    In questi capitoli si accusa un po' la tendenza di Dumas a periodi infiniti, pieni di incisi e contro-incisi, in cui a volte è anche difficile seguire il discorso.
     
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    Se stai commentando i capitoli del conte di montecristo, non dovresti aprire un topic diretto dedicato a quel libro?
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    No credo avrebbe molto seguito.
    Magari in segutio commenterò più capitoli di 2 o 3 alla volta, ma questi primi mi so o sempre pesati un po': p
     
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    CITAZIONE (|Gil-galad| @ 21/3/2021, 17:58) 
    No credo avrebbe molto seguito.
    Magari in segutio commenterò più capitoli di 2 o 3 alla volta, ma questi primi mi so o sempre pesati un po': p

    ok
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    (post spostati: il topic c'era, tanto valeva usarlo)
     
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    Le Comte de Monte-Cristo XIV-XVII
    Capitoli dedicati alla prigionia di Dantès, con l'incontro con l'abbate e i suoi insegnamenti.
    Un po' ridicolo come questi possa tutto, faccia tutto e sappia tutto, in una visione forse un po' umanistica (e quindi già datata ai tempi di Dumas), ma è soddisfacente vedere Dantès che scopre chi siano i colpevoli della sua situazione.
     
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    Le Comte de Monte-Cristo XVIII-XXI
    Capitoli importanti, di svolta: il tesoro, la morte di Faria, la fuga, il salvataggio...
    Ogni volta dimentico che il tesoro aveva una storia tanto sviluppata e complessa, mentre trovo sempre un po' ridicolo come Dantès sia stato imprigionato 14 anni e si ritrovi in una forma fisica perfetta, capace di nuotare a lungo, a digiuno. Certo, sospensione dell'incredulità, ma a questo punto se già viene detto che temeva di aver perso vigore ed agilità, non poteva accennare ad esercizi in cella? Mah...
    Il salvataggio è fortunoso, ma è bdn descritto, e riesce più facile pensare che possa ancora saper governare una nave così, rispetto al mantenimento di forza e agilità.

    Col tesoro, scopriamo che uno scudo romano vale circa 6,5-7... valute correnti (quindi? forse franchi?)
     
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    Le Comte de Monte-Cristo XXII-XXV
    Dantès assume sempre più i connotati del supereroe, capace di operare al limite dell'umano, come dimostra il suo governare da solo la nuova barca - d'altronde questo era necessario per permettergli di recuperare il tesoro in solitudine.
    Trovato e recuperato il tesoro, inizia la sua missione, esordendo con le tappe più obbligate e facili: il padre, la fidanzata, la ricerca delle origini e qualche premio elargito a Jacopo e a chi gli cede casa e notizie.
    Ben presto, partendo da Caderousse, si indurirà nel Dantès vendicativo, che è oggettivamente la vera attrattiva per i lettori :asd:

    CITAZIONE
    Appunti sulle valute monetarie:
    1 scudo vale 5 franchi
    1 scudo vale 3 livre (lire?)
    1 livra dovrebbe quindi essere 1,66 franchi

    1 scudo romano vale circa 6,5-7 valute correnti (franchi?)

    100 livre toscane valgono 80 franchi (quindi 1 livra toscana vale 0,8 franchi quindi metà delle livre di cui parlavano all'inizio, e che credo fossero francesi
    100 piastre valgono 600 livre, dal contesto credo toscane, quindi 1 piastra vale 6 livre toscane (1 piastra vale circa 5 franchi o 1 scudo)
    1 scudo d'oro del tesoro (epoca borgia) vale 80 franchi
    --> si noti quindi che abbiamo almeno 3 scudi diversi: francese da 5 franchi, romano da 7 franchi (ma sospetto che questo sia un errore e debba coincidere con quelli del tesoro), del tesoro da 80 franchi

    vengono citate le monete da 40 sous (sol, in italiano) che sono piccine (immagino meno di un franco) e i doppi napoleoni, che sono grandi
    un doppio napoleone (da google) vale 40 franchi
     
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    Le Comte de Monte-Cristo XXVI-XXVII
    Inizia il percorso di Dantès, partendo da Caderousse: è il passaggio obbligato per risalire alla verità e a cosa sia successo, con conferma delle deduzioni (sic) di Faria.

    Le Comte de Monte-Cristo XXVIII-XXX
    Questi sono forse i miei capitoli preferiti: non c'è ancora vendetta né rancore (se non qualche accenno a Villefort), ma solo riconoscenza e salvezza. Dantès qui è un benefattore e ci dona un vero lieto fine. Va detto che Dumas ci fa arrivare al lieto fine passando per l'angoscia: lo scadenzare gli ultimi giorni prima della scadenza è angosciante, ed è naturale chiedersi se Morrel non si sarebbe ucciso prima.
    Si noti come Danglars sia una merda umana anche quando non appare, avendo rifiutato a Morrel il prestito: capisco che fossero soldi persi (non credendo alla loro restituzione futura), ma avrebbe potuto dimostrare un minimo di riconoscenza per colui che gli aveva permesso di avviare la sua fortuna.

    Le Comte de Monte-Cristo XXXI-XXXII
    Ed ecco Franz: ricordo che anche nella seconda lettura in italiano non ricordavo minimamente chi fosse, e così è pure oggi :lol:
    Assieme a Franz, appare l'opulenza della nuova vita di Dantès, che ha risorse pressoché illimitate e le cui disponibilità rasentano la magia (anche solo per l'allestimento delle grotte). Lo schiavo muto è la prima manifestazione dell'indurimento del suo spirito.
     
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27 replies since 23/7/2011, 10:21   215 views
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