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Parafrasando il Re, non c’è dubbio che la saga della Torre Nera sia l'opera magna di un autore tanto prolifico e fortunato da poter annoverare nel proprio corpus titoli del calibro di Shining, It e L’Ombra dello Scorpione - The Stand, in originale -
Sempre con le parole dello stesso King, nonostante l’importanza seminale dell’ettalogia di Roland nel foltissimo novero delle opere di sua paternità il numero dei lettori che vi si sono approcciati tende di sovente ad impallidire, anche solo rapportandolo a quello di coloro che si definiscono estimatori dei lavori dell’autore del Maine.
Quella de La Torre Nera è un’epopea fantasy di classificazione pressoché impossibile, che rifugge ogni canone ancor più di quanto, generalmente, siano solite fare tutte le migliori tra le tante fatiche del Re del brivido. Su un ordito che pesca a piene mani dallo spaghetti western, seppur offrendone una reinterpretazione che fa di ogni reminiscenza leoniana un omaggio trasfigurato dal filtro di un’originalissima ambientazione post apocalittica, King incastona un caleidoscopio di suggestioni poliedriche ed eterogenee, che spaziano dal genuino high fantasy di marca Tolkieniana al fantascientifico, dall’urban fantasy al familiare horror, con un registro da epos classico a fare da fil rouge ad una trama che si districa con disinvoltura tra più mondi e più epoche mentre narra dell'infinito viaggio di Roland verso l'ineffabile Torre Nera eponima.
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Gran bel lavoro! Non sono un amante di King, seppure è innegabile abbia fatto libri di talento mostruoso, ma questo suo mega lavoro è davvero l'apice delle sue qualità. Per inventiva e narrazione stessa ed anche per celebrazione dei suoi lavori passati.
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