Potere e vendetta

ovvero il titolo della mia trilogia... :)

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  1. Sakon94
     
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    Ed eccoci qui, alla fine del primo capitolo della mia (spero lunga e fiorente) carriera da scrittore. Il romanzo è un fantasy e appena terminerò anche la mappa del mondo fantasy in cui è ambientato posterò anch'essa. Intanto gustatevi l'inizio... :) poi commentate ovviamente...

    I - Uomo libero



    La notte sovrana. La notte padrona. E’ nella notte che lui si muove.
    Un’ombra attraversò il giardino con una velocità impressionante e un silenzio straordinario. Non poteva essere visto, non poteva essere udito o captato in nessun modo. Perché così aveva imparato, così gli avevano insegnato. Muoversi senza essere sentito, essere un’ombra.
    Sulla porta principale c’erano due guardie. L’ombra non si fece intimorire. Spiccò un salto quasi impercettibile e prima che le guardie avessero il tempo di dire qualcosa avvolse le braccia intorno alle loro teste e con un movimento di muscoli spezzò il collo di entrambi. Si raddrizzò senza fare rumore, sorpassò i corpi esanimi delle guardie ed entrò nell’ampio portone principale.
    Gli si parve davanti un enorme salone con un’ampia scalinata che portava al primo piano. Le pareti erano pitturate lussuosamente ed erano appesi diversi quadri di valore. Ma lui non era qui per un furto. Il suo scopo era totalmente diverso, e sarebbe andato fino in fondo. C’erano diverse porte al piano terra e diversi corridoi. Si appiattì alla parete di un corridoio e controllò dietro ogni angolo che non ci fosse qualche altra guardia e quando ne fu sicuro avanzò verso una porta al piano terra. Tentò di aprirla. Chiusa. Estrasse un lungo pugnale dal fodero a destra della cintura. Con un colpo secco lo infilò nella serratura e girando il pugnale la porta si aprì. Sarebbe stato impossibile effettuare quella manovra senza un adeguato addestramento, ma per fortuna lui aveva ricevuto più di quello. Aprì con cautela la porta con lo stesso silenzio adottato finora. Nella stanza c’era una culla intagliata nel legno, di ottima fattura con decorazioni sui bordi e sulle gambe. Nella culla dormiva un bambino avvolto in una coperta di seta bianca. Dormiva beato, ignaro del triste destino che lo aspettava. Guardando il piccolo era sul punto di rinunciare, ma non poteva. La sua missione andava prima di ogni altra cosa, di ogni sentimento ed emozione. Per ottenere ciò che voleva doveva andare oltre certe cose, come gli aveva insegnato il Maestro. Aveva appreso molto in quei pochi giorni, forse molto più di quanto avesse imparato nella sua infanzia.
    Concentrati!
    I suoi ricordi lo stavano deconcentrando dal suo compito. Si avvicino con cautela alla culla. Rivide ancora il volto del bambino dormiente. Così piccolo, così innocente. Era giusto che dovesse pagare per ciò che il suo popolo ha fatto? Forse no, e lui lo sapeva. Ma il mondo è ingiusto, e i pochi giusti che ci sono dovranno sacrificarsi per questo mondo, anche se non se lo merita.
    La fortuna non era dalla sua parte quella notte, se lo sentiva. Avanzò ancora. Fino a trovarsi di fronte alla culla. Stava per allungare le mani verso il bambino, ma un tonfo lo fermò. Il bambino si agitò e iniziò un assordante pianto che invase la casa.
    Maledizione!
    Sentì della gente che si muoveva al piano di sopra. Rischiava di essere scoperto. Velocemente tappò la bocca del bambino piangente con le coperte arrotolate. Il bambino tentò di urlare ancora senza risultati. Due guardie stavano correndo a controllare con le spade sguainate. L’ombra si nascose dietro la porta con i due pugnali stretti fra le mani. La prima guardia entrò nella stanza velocemente, ma lui fu più veloce. Con un rapido movimento la afferrò per il collo e la sgozzò. Si girò pronto ad affrontare l’altra. La seconda guardia tentò subito un affondo, troppo lentamente perché potesse impensierirlo. Lo schivò facilmente e lanciò uno dei pugnali in direzione del petto. Il pugnale si infilò con facilità nella carne e la guardia cadde all’indietro. Recuperò il pugnale intriso di sangue e si rimise dietro la porta.
    Altre due persone si avvicinarono. Un uomo molto vecchio e una donna sicuramente troppo giovane per lui. Poteva sentire la loro tensione e la loro paura a diverse stanze di distanza. Quando imboccarono il corridoio l’ombra si preparò per l’atto finale. L’uomo aveva un pugnale in mano, pronto a difendere la sua donna, che lo seguiva terrorizzata. Notarono i cadaveri a terra.
    - Chi c’è là? – disse l’uomo con voce tremante.
    - Anche se te lo dicessi probabilmente non ti ricorderesti di me. – rispose l’ombra da dietro l’angolo.
    Uscì da dietro la porta e lanciò uno dei pugnali verso il collo della donna, che cadde priva di sensi all’istante.
    - Kristin! – L’uomo si inginocchiò su di lei cercando invano segni di vita.
    - Io ti ammazzo! – urlando si gettò addosso all’ombra con il pugnale sfoderato.
    L’ombra si abbassò in modo da colpire con un pugno la pancia del vecchio per poi prenderlo e gettarlo in fondo alla stanza contro una parete. Il vecchio vide solo un ragazzo molto giovane che si chinava su di lui, poi buio.

    Quando si svegliò si ritrovò legato ad una sedia.
    - Si può sapere cosa vuoi da me? - disse disperato il vecchio uomo.
    Si trovava nella sua camera da letto al primo piano. L’ombra era sdraiata sul suo letto facendo finta di non sentirlo. A destra del letto c’era la culla con il bambino che probabilmente si era addormentato.
    - Ti prego, risparmia mio figlio. - disse quasi piangendo.
    - Oh, ti sei svegliato finalmente. - L’ombra si alzò dal letto e si sistemò i vestiti. Prese un rotolo di pergamena da una tasca della cintura, si sedette su uno sgabello e lo aprì.
    - Torkieen di Arkaan, Ex membro del consiglio dei saggi di Shruikenyaa. Perché ti sei ritirato dalla politica? - chiese.
    - Come sai tutto questo? - chiese con voce tremante il vecchio.
    - Rispondi alla mia domanda. -
    - Mi sono ritirato per mettere su famiglia. La politica è pericolosa, e non avrei mai potuto crescere un figlio in quell’ambiente.-.
    - Interessante.- l’ombra si avvicinò all’uomo - Credo che tu ti ricordi di me. Sono molto famoso a Shruikenyaa, la mia terra di origine. Anche se non mi piace chiamarla così. Ho rotto tutti i miei legami con quel mondo meschino e farabutto che tu hai contribuito a creare molto tempo fa. Il nome Raizen ti dice qualcosa? -
    L’uomo sussultò a sentir pronunciare quel nome.
    - Raizen? Raizen il traditore? Pensavo fossi morto. - rispose il vecchio.
    - Traditore? No, Raizen l’uomo libero. Non sono morto per vostra sfortuna. Sono sopravvissuto. Qualche Dio da qualche parte ha deciso che io dovevo vivere. Che non era ancora il mio momento. E’ da allora che progetto la mia vendetta. Non posso darmi pace finche non vi avrò uccisi tutti, uno per uno. Tutti voi che mi avete tolto l’unica cosa per cui sarei potuto morire. - la faccia di Raizen diventò uno specchio di paura, odio e dolore e lacrime pungenti cominciarono a scendere lungo le guance.
    - Andiamo ragazzo, era un nemico. Una schifosa El-k… - Raizen colpì Torkieen con un potente schiaffo.
    - Sta zitto! Non hai il diritto di nominarla! - urlò così forte che gli uccelli appollaiati sugli alberi dietro le finestre volarono via. - Adesso, vecchio, dovrai rispondere alle mie domande. Dimmi, qual è il potere che il vostro popolo nasconde? Qual è il potere degli Shruiken? - Raizen fissò negli occhi Torkieen. I loro sguardi erano infuocati e l’uno indagava nello sguardo dell’altro.
    - Ragazzo, tuo padre ti voleva bene. Non saresti dovuto scappare così. -
    - Rispondi alla mia domanda. -
    - Se fossi rimasto, avremmo trovato un compromesso. Avremmo sotterrato la cosa. -
    - Rispondimi, vecchio! - Raizen colpì una mensola con un pugno, che si spaccò e cadde a terra.
    - Mi spiace, non posso rivelarlo. Ho giurato di morire piuttosto che dirlo a qualcuno, soprattutto a un traditore! - urlando sputò in faccia a Raizen. Il ragazzo si ripulì.
    - Bene, se non vuoi parlare dovrò convincerti io. Come si chiama tuo figlio, Torkieen? - Raizen prese in braccio il piccolo e lo cullò.
    - No, ti prego. Ti scongiuro, lascia vivere mio figlio. -
    - Se mi risponderai sinceramente, potrei pensare di lasciarlo nella sua culla. -
    - Io… non posso. -
    - Perché mi rendi le cose difficili, Torkieen? - Raizen sfilò il pugnale dal fodero. - Sei ancora in tempo per ripensarci. -
    - Se parlassi diventerei un traditore tale e quale a te. - Torkieen chiuse gli occhi per non vedere la scena crudele che gli si pareva davanti.
    - Beh, se la metti in questo modo. Vuoi dire qualcosa a tuo figlio prima che paghi per i tuoi errori? - Raizen avvicinò il bambino al padre. - Niente? Beh, in questo caso posso procedere. -.
    Il ragazzo incise un piccolo graffio sulla pelle del bambino. Il bambino cominciò a strillare di dolore. Le urla si potevano sentire a miglia di distanza. Il padre tentò di non ascoltare, ma il pianto era troppo forte. Riusciva a sentire il dolore assordante del bambino nella sua testa.
    - Finiscila! - urlò il vecchio. La testa gli scoppiava.
    - Come vuoi. - bastò un colpo secco e i pianti si interruppero di colpo. Raizen prese la testa del bambino per i pochi capelli che c’erano. - Guarda, Torkieen. Così piccolo e innocente. Dovresti farti un esame di coscienza. - disse l’assassino sventolandola davanti alla faccia del padre.
    - Sei un fottutissimo mostro! Spero che Vashna ti porti all’inferno! - la faccia di Torkieen era rigata di lacrime.
    - Una delle prime regole che ho imparato quando sono fuggito è stata non fidarmi mai di nessun dio. Dovresti provare, ti fa sentire così libero. Libero dagli stupidi vincoli a cui il tuo popolo è legato. - Raizen lasciò cadere la testa del bambino. Un tonfo ruppe il silenzio che si era creato. - Allora, Torkieen, siamo pronti a parlare? -.
    - Non parlerò mai. - Raizen fu sorpreso da quella risposta. - Mi hai tolto tutto quello che avevo, ora puoi anche uccidermi. -
    - Bene, se non canti ti farò cantare io. - Il ragazzo estrasse tre lunghi spilli da una tasca nella cintura. - Lo sai cosa sono questi, Torkieen? - Il vecchio non rispose. - Mi piace chiamarli “Spilli del lento addio”. Un nome perfetto. - Raizen conficcò uno degli spilli nella gamba del vecchio. Torkieen sussultò. - Non sono letali, ma dopo che il liquido sarà entrato in circolo vorresti essere morto. - un ampio sorriso dipinse la faccia di Raizen.
    - P-Pietà… - il vecchio cercò un briciolo di compassione nel ragazzo, invano.
    - Adesso ti spiego, amico mio. Quando il veleno negli spilli entrerà in circolo ti paralizzerà all’istante. Farà effetto sui tuoi organi interni, danneggiandoli irreparabilmente. Non ti ucciderà, tuttavia proverai molto dolore. Più veleno hai in corpo, più farà male. E adesso, soffri. - Raizen si rimise sdraiato sul letto attendendo l’informazione che aspettava. Era sicuro che Torkieen avrebbe ceduto. Nessuno era mai sopravvissuto fino al terzo spillo.
    Il corpo stanco dagli anni del vecchio si agitava sulla sedia e strazianti grida di dolore uscivano dalla sua bocca.
    - Hai per caso voglia di parlarmi, vecchio? - disse Raizen.
    - Mai… - Torkieen era stremato, ma mai avrebbe ceduto.
    - Sei un duro, eh? - Raizen si alzò e sfilò un altro spillo. Glielo conficcò con violenza nell’altra gamba, poi si rimise sul letto. - Credo che dovrebbe bastare. -
    Torkieen si dimenò ancora, dimostrando una forte forza di volontà e resistenza fisica.
    - Fa male, vero? Adesso, parla. - disse Raizen con aria stufa.
    - V-Va al diavolo… - il vecchio Torkieen era stremato, il suo corpo non avrebbe retto un'altra iniezione.
    -E allora… muori. - Raizen lanciò l’ultimo spillo nel petto del vecchio centrandolo in pieno.
    Torkieen resistette ancora per poco, poi si fermò. Una bava bianca gli colava dalla bocca ormai morta come il resto del corpo.
    Accidenti, un altro buco nell’acqua. Perche vogliono fare tutti gli eroi?
    Raizen controllò di avere tutto il suo materiale prima di lasciare la casa. Riprese gli spilli e i pugnali. Poi entrò in cucina. Era una stanza piuttosto piccola rispetto alle altre, con diversi mobili e scomparti. Li aprì tutti, cercando ciò che faceva al suo caso. Lo trovò in un mobile a due ante in alto. Una bottiglia di olio. Era un olio particolare, particolarmente infiammabile. Sapeva di trovarlo perché ogni Shruiken che si rispetti ne tiene un po’ in casa. Iniziò a spargerlo in tutte le stanze e se finiva ne prendeva altre bottiglie. Ne aveva trovate altre in luoghi che non si sarebbe aspettato.
    Eh si. Torkieen era proprio attaccato alle tradizioni. Peccato che abbia fatto una così brutta fine.
    Quando ebbe finito tirò fuori un fiammifero dalla tasca. Era un fiammifero magico, glielo aveva procurato un suo amico, si accendeva al solo suono della parola…
    - Azra. -
    Il fiammifero prese a scintillare di una debole fiamma. Con quello ne accese un altro, che lanciò a qualche metro da lui. Subito il legno di una trave prese fuoco, e da lì anche il resto della casa. Raizen uscì dalla casa in fiamme. Quando oltrepassò il giardino la casa stava già crollando. Un mucchio di macerie e polvere c’era ora dove prima era la villa di Torkieen, il saggio.
    Raizen voltò le spalle alla casa e come un’ombra attraversò i vicoli bui di Zarda fino ad arrivare al portone della locanda a cui alloggiava. C’era molta agitazione in città, la gente era accorsa a vedere i resti della casa crollata. Molti emissari del governo giravano per la città dopo gli assassini degli ultimi tempi.
    Mentre apriva la porta Raizen ripensò alle parole di Torkieen. “Raizen? Raizen il traditore? Pensavo fossi morto.”
    Raizen il traditore? E’ così che voglio essere ricordato? Come un traditore della mia terra? No, io non sono mai appartenuto a quel mondo. Farò capire loro chi sono. A tutti loro farò conoscere la furia di Raizen, l’uomo libero.
     
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  2. rhaegar89
     
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    forse un pò troppo...frettoloso...sembrava che non vedevi l'ora di arrivare alla fine e ne hanno risentito i dialoghi e le scene più intense...però l'idea è carina e può avere sviluppi interessanti..non male sakon continua!! :)
     
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  3. Sakon94
     
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    mmm... sono ancora in tempo per cambiarlo un po rhae, vedro di rallentare il ritmo... la storia l'ho gia tutta impostata a grandi linee e adesso sto sviluppando le varie situazioni... comunque il secondo capitolo è gia in progettazione, e appena lo finiro lo postero per sapere cosa ne pensate.

    Che emozione, i miei primi lettori... ^^
     
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    Il Capitano

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    Bravo sakon, mi piace ;)
    Come primo capitolo è interessante perchè presenti il protagonista in maniera misteriosa, questo ti darà la possibilità di giocare con il suo passato nei prossimi capitoli.
    Forse è un pò frettoloso ma puoi sempre aggiungere dettagli in un secondo momento
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  5. Sakon94
     
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    sisi, questa è la prima stesura, e poi la trama mi piace come l'ho ideata... penso che verranno un po di personaggi interessanti... e sara bello giocarci nella storia... xD
     
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  6. Super Hero
     
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    Complimenti, mi piace, non vedo l'ora che posti il rpossimo capitolo. Quoto Actor... anche se... povero bambinoooooo :cry: sarò un tipo sensibile, ma io non ce la faccio a uccidere babini nelle mie storie (per fumetti o cose del genere). Lo sento come se li avessi uccisi con le mie mani... mi fà un tale... ghhhhh... poveraccio. Complimenti ancora, me piasce come storia, personaggi e come utilizzi la magia o altre cose. Me piasce parecchio :D
     
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  7. Sakon94
     
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    grazie super hero... mi fa piacere che abbia apprezzato... :) In effetti ero un po riluttante a far uccidere il bambino... ma penso che esprima al meglio i sentimenti di Raizen, "Qualsiasi cosa per la vendetta". E in effetti la vendetta è una delle cose principali su cui è incentrata la storia... :)
     
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  8. Super Hero
     
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    Certo, c'è nel titolo, spero che il potere si veda presto in tutto il suo splendore (le parti "esplosionedienergiaassurda" mi garbano un mucchio).
    SPOILER (click to view)
    Qui di seguito ho scritto a colori perchè è piuttosto OT e forse è un'informazione di cui non ve ne può fregare sinceramente nulla. Sto cercando di segnare le mie uscite troppo OT con un colore diverso apposta per non farvi leggere cose inutili :D

    Sapete che anche io avevo fatto una trama fantasy? Ma era per un fumetto. Sarebe venuto piuttosto figo, sarebbe stata la storia di un cacciatore di draghi, di nome Feras, e il suo amico Marek(che alla fine è praticamente un figlio, ma non si chiamano mai in questo modo e Feras non è suo padre di sangue) che si incamminano per raggiungere un potente drago, che il cacciatore deve uccidere per ottenere una straordinaria ricompensa. Sarebbe stato bello, perchè il carattere di Feras (deciso e sicuro) andava perennemente in contrasto con quello di Marek (titubante e timido), poi ci sarebbero state le leggi mia scritte dei cacciatori di draghi (la legge del braccio, la legge delle gambe, la legge della mente, la legge degli occhi e la più importante, quella del cuore, e moltissime altre), poi ci sarebbero state una marea di armi incredibili (c'è stato un momento che ne inventavo talmente tante e talmente crudeliingegnosemortali che ho inizato a farmi paura) e tanti altri cacciatori, intrighi, e a ogni puntata uccidevano un drago diverso in modi diversi. Sarebbe stato fantastico, e c'erano molti persoanggi affascinanti (tra cui lo strano Evad, detto il bifronte) ecc.ecc. Peccato che poi ho notato che era una storia troppo meccanica... e c'erano punti buchi che non riuscivo a riassestare... dovrei provare a riprenderla e farci una buona storia... ma sono troppo impegnato con un'altro concorso e non ho proprio tempo per fantasticare su cose simili XD
     
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  9. Sakon94
     
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    Ecco come promesso il secondo capitolo dell'epica(?) saga che sto scrivendo :D

    II - Mercato nero



    Raizen si trovava in un castello. Era sdraiato per terra, forse era svenuto. Si alzò. Vide una stanza molto grande. Al fondo della stanza c’era un trono bellissimo, il più bello che avesse mai visto. Intagliato a mano, in ebano, con placche d’oro e diamanti che lo decoravano e che gli davano un aspetto regale, quasi divino. Si trovava su un lungo tappeto rosso che partiva da una porta alle sue spalle fino ad arrivare al trono. Anche il tappeto era superbo, in pregiatissima seta rossa e cucito a mano. Raizen barcollò un attimo. La testa gli girava, e non riusciva a stare dritto. La porta dietro di lui si aprì con un tonfo. Delle guardie entrarono facendo rumore con le loro armature. Erano disposte in cerchio, come per scortare qualcuno. Raizen non riusciva a vedere chi c’era in mezzo alle guardie e quando arrivarono vicino a lui lo scaraventarono contro un muro di lato. Raizen rimase bloccato al muro, senza riuscire a muoversi. Le guardie passarono, arrivarono vicino al trono e si fermarono. Dalla porta entrò dell’altra gente in processione. Raizen notò subito un ragazzo più o meno della sua età, con dei capelli argentei e occhi a mandorla. Indossava un camice rosso con una strana runa ricamata. Come gli altri, lo strano individuo, si mise intorno al trono e si inginocchiò. Senza controllo dei suoi movimenti anche Raizen si alzò e si mise a fianco del ragazzo dai capelli argentati e in ginocchio. Riuscì appena ad alzare la testa per vedere che qualcuno usciva dal muro di guardie, che a quel punto si inginocchiarono anch’esse. La figura avanzò verso il trono tenendo la sua identità all’oscuro delle persone che si prostravano ai suoi piedi. Emanava un bagliore fortissimo, tanto che faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Ma quella figura lo incuriosiva, quasi affascinava, voleva sapere chi fosse l’uomo misterioso. L’uomo alzò le braccia e pronunciò due parole: “ Xerk’ra mi! ”. Un’ondata di vento attraversò la sala e Raizen percepì un enorme flusso di energia provenire dall’uomo. Era una sensazione di dolore, ma al tempo stesso di estasi totale. L’uomo fece per girarsi e sedersi sul trono e Raizen rimase allibito e spaventato vedendo la faccia di quell’uomo misterioso e potente.
    Raizen vide se stesso.


    Raizen si alzò pieno di sudore e ansimante.
    Un incubo. Solo un maledetto incubo.
    Si trovava nella sua stanza, alla locanda. Ultimamente gli capitavano incubi riguardo al suo passato, ma quello che aveva fatto quella notte era diverso. Non aveva mai vissuto quegli attimi. Non ne capiva il senso, ma ne era rimasto profondamente turbato, come se ci fosse qualcosa di maligno in quella scena.
    Si alzò dal letto lentamente. La testa gli girava e per svegliarsi completamente si lavò la faccia con dell’acqua in una tinozza. Tastò la collana che portava al collo. Lo faceva spesso per calmarsi, era un caro regalo, ed era restio a separarsene per qualunque motivo. Apparteneva alla ragazza che amava, il motivo della sua vendetta, la ragione per cui uccideva tanta gente.
    Aprì l’unica piccola finestra della stanza e la luce del sole la inondò completamente. Era una stanza relativamente piccola, il letto occupava la maggior parte della stanza e c’era un solo piccolo armadietto.
    Non riusciva a togliersi dalla testa il suo incubo, era stato così singolare che era rimasto impresso nella sua mente. Cercando di non pensarci si vestì e prese tutto il suo occorrente, pronto per uscire. Uscì dalla sua camera e scese le scale.
    Nella sala principale della locanda c’era fermento. Molta gente era seduta al bancone a bere birra e parlare del più e del meno. Il barista si faceva in quattro per assecondare le richieste dei clienti, e a volte veniva anche insultato pesantemente per la lentezza. Alcuni giocavano a Thafta, un gioco d’azzardo con i dadi molto diffuso a Serkeryaa.
    Raizen attraversò la stanza avvolto da un mantello che lo rendeva particolarmente misterioso, tanto che della gente si girò a guardarlo. Non gli badò, come d’altronde non faceva mai. Attraversò a lunghi passi la sala, ansioso di uscire e sentire l’aria fresca del mattino, e non la puzza che aleggiava nell’ostello. Aprì la porta in legno consumata dagli anni e uscì dalla locanda. La luce del sole lo inondò. Per un momento Raizen provò un senso di pace, che però scomparve nell’istante in cui pensò alla sua missione e alla rabbia che gli giaceva in corpo.
    Camminò cercando di accantonare quei pensieri fino al momento opportuno. Imboccò la via principale di Zarda e si mischiò tra la folla. Zarda era un crocevia di popoli. Si trovava al centro del mondo conosciuto e molta gente passava da quelle parti, chi per lavoro, chi per costruirsi una famiglia. In effetti era la città meno controllata dell’Impero, motivo per cui Raizen si era stabilito lì.
    Arrivò nella piazza del mercato. C’era talmente tanta gente che dovette spingere e strattonare per passare, ma alla fine ne uscì e si infilò in un vicolo a sud. Le pareti erano strette e ci passava poca gente. Raggiunse una gradinata ripida in pietra che arrivava ad un grande arco. Fece per salire, ma un urlo soffocato lo fermò. Era come se qualcuno avesse cercato di gridare ma gli era stato impedito. Sospettoso Raizen cercò di intuire la fonte. Con il maestro aveva fatto molte esercitazioni di questo tipo. Si sedeva in mezzo al bosco, chiudeva gli occhi e ascoltava. In questo modo imparò a trovare le prede. “I segreti della caccia” li chiamava. Raizen si sedette su uno scalino e ascoltò. Tutta la città gli urlava nella testa. Migliaia di suoni giungevano alle sue orecchie ma Raizen selezionò quello che gli interessava. Lo trovò. Un rumore metallico, di un’armatura pesante, un’armatura Serkeryana. Era dietro uno dei vicoletti di fronte alla gradinata. Raizen si calò il cappuccio e si mosse verso il vicolo tenendo stretto il pugnale nella custodia. Sbirciò dietro al vicolo. Vide un soldato Serkeryano che importunava una donna tenendole una mano sulla bocca mentre con l’altra la spogliava. La donna si malmenava e tentava di gridare producendo strani versi con la bocca.
    - Stai ferma, lurida Athertoniana! - disse a bassa voce il Serkeryano.
    Raizen decise di intervenire.
    - Lasciala stare! - la sua voce rimbombò nel vicolo. Il soldato si girò verso Raizen lasciando la presa dalla ragazza che si accucciò spaventata in un angolo.
    - Vuoi fare l’eroe ragazzo? Non ti conviene. Gli eroi finiscono male in questo posto. - dicendolo prese l’enorme e pesante alabarda che aveva appoggiato al muro. - Se te ne vai adesso farò finta di niente, altrimenti mi supplicherai di una morte veloce e non dolorosa. -.
    - Mi spiace darti questa delusione, ma devo proprio rifiutare la tua offerta. -
    Il soldato si mosse veloce e calò la greve alabarda sul ragazzo. Incrociando i pugnali sopra la testa Raizen parò il colpo. Le lame cozzarono e l’uomo fissò incredulo i pugnali pensando come potessero fermare un’alabarda così pesante.
    - Chi sei, ragazzo? - chiese la guardia.
    - Solo la persona che ti tormenterà nei tuoi incubi a venire. - Raizen accennò ad un sorrisetto compiaciuto. Con un rapido movimento si girò fino a portarsi a fianco del soldato, gli prese un braccio e con un calcio al ginocchio lo fece cadere inevitabilmente a causa della pesante armatura.
    - Ma chi ti credi di… - Prima che finisse la frase Raizen colpì il soldato con un poderoso calcio in faccia che gli fece perdere i sensi.
    La donna guardava la scena dal suo angolo. Era spaventata, forse più di prima. Raizen la capiva, magari penserà: e questo adesso che mi farà? Proprio niente. Raizen uscì dal vicolo e si diresse verso la scalinata. Vide con la coda dell’occhio la donna che correva verso casa sua, magari da suo marito e dai suoi figli. Un figlio. Gli sarebbe piaciuto averne uno. Avere una famiglia, vivere felici, insieme. Ma tutto questo gli era stato tolto tempo addietro da persone crudeli e spietate. Persone che non riescono a guardare al di là del potere e del denaro. E adesso Raizen, il vendicatore, vuole solo che quelle persone provino ciò che ha provato lui.
    Salì la gradinata e attraversò l’arco. Si ritrovò in una via poco frequentata, squallida e misera. L’aria putrida gli entrò nei polmoni, ma non ci fece caso. Ai lati della strada c’erano dei barboni vestiti di stracci, ai quali la vita aveva voltato le spalle, e prostitute, le quali vendevano il proprio corpo per una vita migliore.
    Percorse la via fino a fermarsi di fronte una porta nera molto vecchia senza serratura. Estrasse dalla tasca una strana chiave con un simbolo che rappresentava un focolare con una stella al centro. Avvicinandola al legno della porta apparve dal nulla una serratura. La chiave ci si infilò perfettamente e con un giro verso sinistra la porta si aprì. Raizen entrò richiudendo immediatamente la porta dietro di sé e controllando che nessuno lo avesse visto.
    - Sei in ritardo. - Una voce attirò la sua attenzione.
    - Ho avuto un imprevisto. - rispose Raizen.
    Si trovava in un’ampia stanza senza finestre, illuminata da candele magiche, chiamate così perché non si spengono mai, e con pochi mobili. C’era solo un tavolo al centro e tre sedie. Al tavolo era seduto un uomo basso e anziano. Aveva un pizzetto bianco e un cappello che gli copriva gli occhi. Era vestito di una veste rossa, probabilmente seta, molto costosa.
    - I tuoi imprevisti finiranno per ucciderti. Cos’è successo stavolta? Un’altra aggressione? - disse l’uomo.
    - Una specie. Quali buone nuove mi porti Nolan? -
    Nolan prese da terra una bottiglia di birra e ne sorseggiò un po’.
    - Dovrei chiedertelo io, non credi? -
    - Un altro insuccesso. Nessuno che mi dia informazioni utili. -
    - Dovevi aspettartelo da Torkieen, è l’immagine dello Shruikenyano per eccellenza. Non parlano nemmeno sotto tortura quelli, e tu lo sai bene. -
    - Già. Ha superato la soglia del dolore del secondo spillo del lento addio. -
    Nolan sussultò sulla sedia.
    - Doveva essere proprio un patriota se non ha confessato. Quegli spilli sono un’arma creata dai Demoni, creature di un altro tempo, pochi uomini hanno resistito al dolore del veleno contenuto in essi, e la loro vita non è più stata la stessa da quel giorno. - una punta di dolore impregnava le parole dell’uomo.
    Un silenzio di pochi secondi calò nella stanza. Raizen riprese.
    - Hai del lavoro per me Nolan? -
    - Ho trovato qualcosa che potrebbe interessarti. Una principessa Shruikenyana cerca delle guardie del corpo per scortarla ad una riunione con il re degli Atherton a Dhante. -
    - Una principessa Shruikenyana? -
    - E’ figlia di tuo padre, Raizen. Da quanto ne so non è riuscito ad avere un figlio maschio da quando sei scappato, ha avuto tre femmine, ognuna con una donna diversa. Come già sai solo un erede maschio può aspirare al trono di Shruikenyaa. Se non te ne fossi andato probabilmente saresti diventato una delle persone più potenti al mondo. -
    La mano di Raizen si strinse fino a che le nocche non gli diventarono bianche.
    Nolan continuò. - La selezione sarà durissima, ma non dovrebbe essere un problema per te. Devi presentarti a Kairana domani a mezzogiorno, lì chiederai di Sogez, lui si occupa della selezione. E’ un tipo alto e muscoloso, un avversario che non vorresti trovarti contro. -
    - Bene. A proposito, questo è per te. L’ho preso nella casa di Torkieen. -
    Raizen consegnò a Nolan una collana di avorio nero, uno dei materiali più rari al mondo, più prezioso dell’oro. La collana aveva una forma allungata e rappresentava il simbolo degli Shruiken, una stella a sei punte inscritta in un cerchio. Nolan la prese e la studiò attentamente.
    - Complimenti Raizen, cominci a capire il valore delle cose. Sai quanto basta per diventare un mercante. - disse Nolan ridendo. - Questo è avorio nero, lo posso vendere a prezzi che neanche ti immagini. Vieni con me. - Si alzò e si diresse verso la porta. Raizen lo seguì.
    Sapeva dove lo stava portando, nel suo deposito segreto, dove teneva la roba che vendeva. Nolan, infatti, era un mercante Athertonyano molto abile nel suo lavoro. Aveva contatti in tutti gli stati e conosceva più di venti lingue diverse, l’unico problema era che ciò che faceva non era legale. Commerciava roba rubata, diversi tipi di droghe, armi e veleni di tutti i tipi. Aveva anche una basilare conoscenza della magia.
    Raizen lo conobbe in una rissa in un bar diverso tempo prima, poco tempo dopo la sua fuga da Shruikenyaa. Nolan lo aiutò a scappare dalle guardie che gli davano la caccia e da quel giorno è il suo unico amico, l’unico che conosce la sua vera storia.
    Nolan si fermò davanti ad una parete con dei manifesti attaccati sopra. Appoggiò la mano sulla destra e cominciò a farla scorrere sul muro finché trovò una piccola cavità. Pronunciando delle parole a bassa voce spinse la parete che si aprì cigolando. Intanto Raizen si era assicurato che nessuno passasse di lì, cosa difficile in quella via. Nolan entrò e Raizen lo seguì. La porta nascosta si chiuse dietro di loro senza fare troppo rumore. La stanza era buia ed un odore fetido riempiva l’aria del luogo. Nolan accese una candela magica. L’enorme stanza era piena di oggetti di tutti i tipi, alcuni erano ordinati su delle mensole e alcune accantonate ai lati in delle sacche. Al centro c’era un grande carro senza cavalli che si portava dietro quando viaggiava, in ogni città acquistava dei nuovi cavalli e vendeva quelli vecchi per motivi che a Raizen sfuggivano.
    Nolan mise la collana in una borsa sul carro. Essendo relativamente basso si dovette aiutare con uno sgabello da viaggio.
    - Hai qualcosa di nuovo per me? - chiese Raizen.
    - Ho qualcosa che potrebbe interessarti. - Nolan andò dietro il carro e cominciò a svuotare vasi e scatole finché trovò l’oggetto della sua ricerca. Era una piccola lama, non più lunga di due centimetri, che al posto di un manico aveva un anello molto piccolo. Raizen la fissò in modo strano, ma allo stesso tempo curioso.
    - Non farti ingannare dalle apparenze, è un’arma ingannevole quanto letale. Ti mostro come si usa. Si infila il dito nell’anello dell’indice e usi la lama per colpire i punti vitali del nemico. E’ un’arma molto usata per barare in lotte corpo a corpo dove le armi sono vietate, infatti rigirandolo dall’altra parte ti permette di chiudere la mano senza ferirti ed è impossibile da vederlo a meno che non si osservi da vicino. E’ importante che non provochi tagli, saresti scoperto subito. Solo colpi netti e profondi, le ferite saranno quasi impossibili da notare. -
    Raizen lo prese e se lo infilò al dito. Era molto maneggevole e facile da usare.
    - Potrebbe tornarmi utile. - disse Raizen mettendosi l’aggeggio nella tasca.
    Nolan aprì un'altra scatola tirando fuori una bottiglietta contenente del liquido giallo - Per una buona riuscita della tua missione hai bisogno di un ottimo travestimento, se ti dovessero riconoscere ti ucciderebbero. Questa potrebbe fare al caso tuo. - Nolan la consegnò nella mani di Raizen. - E’ estratto di linfa di quercia, una miscela dai poteri mistici. E’ stata esaminata a lungo nel corso della storia da scienziati e alchimisti, ed è ancora oggi frutto di studi. Ha il potere di cambiare i lineamenti facciali delle persone, rendendole irriconoscibili. Bisogna però assumerne una piccola dose ogni due ore, altrimenti perde effetto. Nella bottiglietta che ti ho dato c’è liquido a sufficienza per due mesi. -
    - Spettacolare. - disse Raizen meravigliato dalla bottiglietta e dal suo contenuto.
    -Incredibile, vero? Pensa che non ne è stata rinvenuta alcuna traccia magica in esso. - Nolan rimise a posto le cose che aveva spostato. - A proposito, ti è servito il fiammifero magico che ti ho regalato? -
    - Certo. Mi è stato utile in più di un’occasione. - rispose Raizen giocherellando con la bottiglietta e facendosela rigirare tra le mani. Ad un certo punto si fermò e la fece scivolare in una tasca. - Credo sia il momento che vada, o non arriverò in tempo a Kairana. Ci si rivede, Nolan. - Raizen fece un cenno di saluto al mercante e si diresse verso la porta-muro.
    - Sta attento, Raiz. Ti avvicini sempre più al tuo obiettivo e sarà sempre più pericoloso. Guardati le spalle. – disse Nolan con aria preoccupata.
    - Fa lo stesso anche tu. Buona fortuna. - rispose Raizen.
    - Anche a te. - sussurrò il mercante nel vuoto del magazzino.
    Raizen aprì cautamente la porta del deposito e, appena fu uscito, la richiuse alle sue spalle. Si incamminò verso la locanda dove alloggiava passando per la stessa strada che aveva fatto all’andata. La piazza del mercato era più affollata che mai e Raizen dovette prendere una stradina secondaria per attraversarla. Ripensò a ciò che gli aveva detto Nolan. Se fosse rimasto sarebbe diventato la persona più potente del mondo, come lo era suo padre in quel momento. Forse, ma la carica di Re degli Shruiken non faceva gola a Raizen, tutt’altro, la disprezzava.
    Raggiunse la locanda. Salì le scale ed entrò nella sua camera. Sarebbe dovuto partire di notte, quindi preparò l’occorrente e le armi che si sarebbe portato. Quando ebbe finito andò a comprare un cavallo da un ricco Ser-ker che abitava lì vicino. Quando gli fece vedere le bestie a disposizione rimase subito affascinato da uno stallone nero.
    - Voglio quello. - disse Raizen indicando il cavallo.
    - E’ un purosangue, un ottimo esemplare. Potrebbe cavalcare per tre giorni di fila senza bere e mangiare. Sicuro che te lo puoi permettere? - disse il venditore.
    - Quanto viene? - chiese Raizen.
    - Settecento monete d’argento. -
    - Avrà i soldi stasera, quando lo verrò a prendere. -
    - D’accordo. -
    Uscì dalla stalla, tornò nella sua camera e controllò che tutto fosse in ordine per partire.
    Bene
    Non lo dava a vedere, ma era più che nervoso per quello che gli aspettava. Si spogliò rimanendo solo con la collana d’oro che portava al collo, si sdraiò nel letto e cadde in un lungo sonno. Doveva riposarsi fino a sera in modo da essere in forze per viaggiare quella notte. Il sonno di Raizen fu turbato e agitato quella notte. Si rigirava nel letto più volte senza riuscire a calmarsi. Quando riuscì a placare i suoi istinti sprofondò in un sonno più tranquillo e riposante.


    Un rumore svegliò Raizen di colpo. Un tonfo, un grosso oggetto che cadeva. Si alzò di malavoglia e guardò fuori dalla finestra, era quasi ora di partire. Si vestì velocemente, ma attento a non dimenticare nulla. Prese un pezzo di pane dalla borse e lo ingoiò in un baleno. Era pronto. Con la borsa in spalla scese le scale fino a ritrovarsi nella stanza principale della locanda. La scena che gli si parò davanti fece sussultare Raizen.
    Non ci voleva.
    Tre guardie Serkeryane avevano fatto irruzione nella locanda e stavano interrogando gli uomini nella sala. Riconobbe uno di loro, era quello che voleva importunare la ragazza nel vicolo. Probabilmente era venuto a cercare lui per dargli una lezione.
    - Sto cercando un ragazzo alto, magro e con i capelli neri. Alloggia in questa locanda? - la guardia che aveva parlato puntava un pugnale al padrone della locanda, mentre gli altri due tenevano a bada le persone sedute ai tavoli.
    - S-si. Al secondo piano. - rispose tremante e spaventato il padrone della locanda.
    Le guardie si girarono e fissarono Raizen fermo sulle scale.
    - E’ lui! - la guardia lo aveva riconosciuto e cominciò a corrergli incontro con la spada sfoderata. Raizen salì le scale e tornò nella sua stanza più velocemente che poté. Chiuse la porta e mise un asse di legno per bloccarla. La guardia cominciò a spingere la porta per abbatterla.
    - Ti prenderò piccolo bastardo! - le urla risuonarono in tutta la locanda. Nella sua voce c’era un filo di vendetta familiare a Raizen, ci conviveva da una vita intera.
    L’unica via d’uscita nella stanza era la finestra che dava sulla strada. Era pericoloso, ma era la sua unica possibilità di fuga, altrimenti la guardia lo avrebbe fatto a pezzi. Era un salto di quasi otto metri, una follia. Raizen era incerto su cosa fare e fissava la strada affacciato alla finestra.
    Un botto lo riscosse. La porta dietro di lui cadde in un tonfo sordo e la guardia si avventò sul ragazzo urlando. Avvenne tutto in pochi istanti. Raizen si fece prendere dal panico. Non era la prima volta che gli capitava, ma la prima volta da molto tempo. Guardò la finestra ancora una volta, poi prese una decisione. Puntò i piedi sulla base, chiuse gli occhi e si gettò nel vuoto.
     
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  10. Sakon94
     
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    Ecco il terzo capitolo...

    III - Sogez



    Silenzio. Una sensazione che da molti anni Raizen non sentiva. Per la prima volta i fantasmi del suo passato avevano smesso di implorarlo e i suoi demoni personali aveva smesso di maledirlo. Era solo. Lui e il nulla. Una pace che non si aspettava, una pace che non poteva permettersi.
    Cadeva. Immerso nel vuoto, in caduta libera sopra la frenetica Zarda, città dell’Impero Serkeryano. Cosa lo avrebbe aspettato giunto a terra? Si sarebbe salvato in modo da continuare la sua vita di vendetta e dolore? O sarebbe morto, ricongiungendosi con le poche persone la cui vita aveva avuto un senso per lui? Non lo sapeva, anzi, non voleva nemmeno pensarci. Quello stato di equilibrio tra la vita e la morte lo inebriava di armonia, che però sarebbe durata poco. L’equilibrio si sarebbe spezzato a poco e la bilancia del destino sarebbe calata drasticamente da una delle due parti.
    La strada era sempre più vicina e il cuore di Raizen aveva cominciato a battere più velocemente del solito. Si sentiva impotente e inerme di fronte alle leggi fisiche di quel mondo maledetto. Ormai la fine era prossima, lo sentiva nelle viscere come qualcosa che prendeva sempre più una forma concreta, e aveva paura. Paura di morire. Paura di vivere. Paura di se stesso.
    Prima che si sfracellasse al suolo, il destino volle che un carro pieno di fieno passasse in quel momento sotto di Raizen. Il ragazzo finì nell’estremità posteriore del carro battendo violentemente la testa e la schiena contro il legno, tuttavia il fieno attutì la sua caduta e lo salvò da morte certa. Se l’era vista davvero brutta. Era forse un segno quel tempestivo carro di fieno? Raizen non ci pensò in quel momento.
    Doveva lasciare la città al più presto e oltrepassare il confine. Le guardie Serkeryane non avevano il permesso di oltrepassare la frontiera di Shruikenyaa senza un‘autorizzazione del Re. Raizen avrebbe giocato questo a suo vantaggio. Si rimise in piedi dolorante. Il conducente del carro non si era accorto di nulla e continuava la sua corsa. Raizen saltò giù dal carro rotolandosi per pochi metri a terra sul bordo della strada.
    Si rialzò e si diresse verso la stalla dove lo aspettava il cavallo nero che aveva ordinato. Arrivato alla stalla notò che il venditore lo aspettava davanti alla porta principale per concludere l’affare, solo che Raizen non possedeva i soldi per comprare lo stallone. Aveva previsto anche quello, infatti aveva cercato un altro ingresso, una porta di servizio sul retro. Era chiusa con catena e lucchetto, sembrava molto resistente seppur leggermente arrugginito. Fece scorrere tra le dita la lama nascosta che gli aveva fornito Nolan e la conficcò nella serratura del lucchetto. Con pochi movimenti di polso il lucchetto si aprì facendo un lieve ticchettio. Raizen tolse la catena e aprì cautamente la porta controllando se ci fosse qualcuno dietro di essa. Entrato si ritrovò dietro ai box dei cavalli. Scorse il purosangue nero tra le varie bestie e si diresse verso di lui. Entrò nel box notando che il cavallo era già stato sellato dal venditore.
    Ottimo, mi risparmierà tempo.
    Il suo piano era sfondare la porta principale con il cavallo e fuggire più veloce possibile, avrebbe superato il confine prima che riuscissero a raggiungerlo.
    Montò in groppa allo stallone. Il cavallo non fece un movimento, pare che gli faceva piacere essere cavalcato da Raizen. Raizen si preparò ad affondare i talloni nei fianchi dell’animale per farlo partire al galoppo.
    - Vai! - la voce di Raizen rimbombò nella stalla.
    La reazione del cavallo fu velocissima. Dal suo nitrito conseguirono quelli degli altri cavalli nella scuderia come di risposta. Lo stallone partì caricando la porta principale con un impeto fuori dal comune. Il padrone aveva sentito dei rumori dall’interno e stava aprendo la porta.
    - Ma che diamine… - sussurrò interrotto dalla scena che gli si pareva davanti.
    Il cavallo gli correva incontro deciso a superarlo in qualsiasi modo. Il padrone tentò di scappare ma finì schiacciato dallo stallone e dai suoi imponenti zoccoli, un colpo che avrebbe abbattuto il più possente degli uomini. L’animale comincio a correre a perdifiato lungo la via che portava fuori città, come se scappasse da qualcosa, probabilmente veniva maltrattato dal suo padrone e aspettava con ansia il giorno in cui sarebbe stato libero. In questo lui e Raizen erano simili, tutti e due volevano la libertà, anche se per il caso del ragazzo era una libertà interiore, una liberazione dai demoni che tormentavano i suoi incubi.
    Dopo un breve tratto a grande velocità il cavallo diminuì notevolmente l’andatura cominciando a risentire la stanchezza. Erano quasi arrivati alle porte della città e Raizen fece fermare il purosangue ad una fontana per recuperare le forze. Gli accarezzò il manto liscio e delicato mentre consultava una mappa della zona che teneva nella borsa. Per arrivare a Kairana avrebbero dovuto dirigersi a sud ovest, oltrepassato il confine avrebbero avuto campo aperto ed in poche ore avrebbero raggiunto la città. Se i calcoli erano corretti sarebbe arrivato in tempo per la selezione anche fermandosi a dormire qualche ora durante il tragitto.
    Raizen si rimise in viaggio e dopo pochi minuti era fuori dalla città. Un meraviglioso panorama si stagliava sull’orizzonte. Era in una verde pianura. A est poteva scorgere molto lontano le montagne che formavano il confine tra Athertonyaa e l’Impero Serkeryano, gli eterni rivali. Per anni hanno combattuto tra di loro senza che qualcuno prevaricasse. Nell’ultima guerra i Ser-ker sono riusciti a conquistare una città Athertonyana vicino al confine, Gwnda, e questo gli Atherton non gliel’hanno mai perdonato. Un clima di tensione aleggiava nel mondo in quel tempo, una qualsiasi provocazione avrebbe potuto far scoppiare una guerra.
    Raizen cavalcò per diverse ore prima di fermarsi. Il confine era vicino ed era inutile sforzare ancora il cavallo, quindi lo legò ad un palo di legno con un cartello sul quale inciso “Confine di Shruikenyaa 300 leghe”. Il ragazzo si sedette con la schiena appoggiata ad una roccia piatta messa in verticale, sarebbe stato il suo giaciglio per il poco tempo in cui avrebbe dormito. Aveva dormito in posti peggiori, se lo ricordava bene, in compagnia della persona che a lui piaceva chiamare Maestro. Era stato lui ad insegnargli tutto ciò che sapeva, a sopravvivere in un mondo dilaniato dalla violenza e da leggi primitive. Ancora adesso non sapeva spiegarsi perché lo aveva fatto. Era solo un fuggitivo, un traditore della patria d’origine, cosa lo aveva spinto ad addestrarlo?
    Assorto in questi pensieri Raizen cadde in un sonno profondo. Milioni di immagini si rigiravano nella sua testa senza un senso finché una scena prese forma.

    Aprì gli occhi. Era sdraiato su della terra sporca e i polsi gli dolevano. Li guardò e apprese di essere incatenato. Dalle sue mani partivano lunghe catene attaccate al muro. Si alzò di soprassalto tentando di spingere per liberarsi, invano. Si guardò meglio intorno. Si trovava in una cella molto piccola e angusta. Davanti a lui le sbarre gli facevano crescere un senso di impotenza. Era sul punto di gridare nella speranza che qualcuno lo sentisse quando sentì dei gemiti da fuori della prigione. Un uomo veniva trascinato dalle catene da alcune guardie con uniformi che non conosceva. Gli parve di riconoscere quell’uomo... si, adesso ricordava... era il ragazzo dai capelli argentati che aveva sognato! Le guardie lo buttarono per terra deridendolo e schernendolo. Il ragazzo era a torso nudo con indosso solo degli stracci che coprivano le sue parti intime. Si dimenava e piangeva di dolore, tanto che Raizen tentò di corrergli incontro e aiutarlo ma appena si mosse le catene ai polsi gli bruciarono tanto da ustionarlo. Un urlo di dolore sovrastò gli scherni delle guardie, che però non ci fecero caso. Appena il dolore fu passato Raizen continuò a guardare l’orribile scena davanti a lui. Era sopraggiunta un’altra guardia con una frusta in mano e se la girava tra le mani ansiosa di usarla. Raizen immaginava cosa sarebbe successo e chiuse gli occhi per non guardare.
    La frusta scoccò e un urlo di dolore risuonò nella testa del ragazzo.


    Raizen si svegliò di soprassalto ansimando. Cosa gli stava succedendo? Da qualche tempo questi strani incubi si ripetevano nei suoi sonni agitati. Chi era il misterioso ragazzo dai capelli d’argento che sognava sempre più spesso? Che legame aveva con lui? Si alzò con il cervello pieno di domande che non facevano altro che acuire il mal di testa che aveva. Era ancora notte, aveva dormito sì e no un ora. Si lavò la faccia in un ruscello che scorreva lì vicino e tornò al cavallo pensieroso e leggermente scosso dall’incubo. Lo stallone era sveglio e riposato, e a quanto pare aveva una gran voglia di partire dato che fremeva e nitriva. Lo slegò dalla roccia e ripartì al galoppo diretto verso Kairana. Per tutto il viaggio non fece altro che ripensare al ragazzo con gli occhi a mandorla e i capelli argentati. Esisteva veramente? E cosa aveva a che fare con la sua missione? Erano sempre le stesse domande che non trovavano un significato. Con questi pensieri in testa cavalcò fino a Kairana.

    Kairana era una città ferrea. Gli Shruiken la tenevano sotto costante controllo dato che si trovava al confine con Serkeryaa, e qualsiasi uomo sano di mente sapeva che con l’Impero non c’era da scherzare, nonostante l’alleanza tra le due nazioni. Shruikenyaa si trovava in mezzo a Serkeryaa e Athertonyaa, e se per caso fosse scoppiato un conflitto non avrebbe potuto rimanere da parte. Le leggi della città erano semplici: coprifuoco al calar del sole e popolazione registrata, chiunque entrasse o uscisse da Kairana veniva controllato.
    Raizen si era informato su queste regole infatti preparò le dosi della pozione trasfigurante prima di giungere alle porte della città. I tratti somatici principali di Raizen non erano cambiati, ma la differenza era abbastanza evidente. I suoi occhi non erano più neri come la vendetta, bensì verdi come la speranza, una speranza falsa, ma che sarebbe servita allo scopo.
    Le quattro porte della città erano sorvegliate giorno e notte da almeno due guardie che prendevano i dati di tutte le persone che le varcavano. Raizen si presentò sul suo stallone in maniera più normale possibile.
    - Scenda dal cavallo. - lo intimò una guardia con indosso un uniforme Shruikenyana.
    Raizen saltò giù senza dire una parola. La guardia tastò i suoi vestiti per controllare se avesse armi e, per fortuna di Raizen, non si accorse della piccola lama nascosta nella manica.
    - Nome e provenienza. - disse la guardia prendendo un registro e un pennino intriso di inchiostro.
    - Khalaim, nato ad Arkaan. Shruikenyano purosangue. - rispose Raizen mentendo.
    - Bene, puoi andare. -
    Raizen si avvicinò alla guardia in modo che non lo sentisse nessun altro.
    - Sto cercando Sogez. - sussurrò.
    La guardia si fermò e alzò gli occhi dal registro che stava compilando.
    - Lascia il tuo cavallo legato a quel palo e vieni con me. - disse la guardia bisbigliando.
    Raizen fece come aveva detto e seguì la guardia che lo condusse in una casa piuttosto malmessa nel centro di Kairana. A quanto poteva notare la città era in classico stile Shruikenyano, proprio come si ricordava. Le case erano nere come la pece, costruite con un materiale resistentissimo che avrebbe retto anche le più potenti scosse di terremoto. Le strade erano malmesse e il grande palazzo del governatore sovrastava la città con la sua imponente altezza. Lo si poteva scorgere fin da fuori la città, era situato nel centro ed era la residenza nella quale alloggiava il re quando era in visita. Era il locale più lussuoso del borgo, Raizen c’era stato una volta.
    - Qui dentro troverai Sogez. - disse la guardia quando furono di fronte alla casa.
    - Grazie. - rispose Raizen, ma appena ebbe il tempo di girarsi che la guardia se n’era già andata.
    Il ragazzo spinse la porta di legno consumata che adornava la facciata del palazzo, già molto trasandata. Si ritrovò in un corridoio e lo percorse fino a che arrivò ad un angolo che svoltava a destra. C’erano diversi quadri attaccati alle pareti del corridoio, tutti ritratti di persone. Non conosceva nessuno di loro, ma probabilmente erano solo antenati del proprietario dell’abitazione.
    Aveva una strana sensazione, ma continuò a camminare cauto e circospetto. Vide una luce nel fondo del corridoio e cominciò a camminare più velocemente per raggiungerla. Arrivato a metà corridoio però si fermò. Aveva sentito un rumore, ne era certo. Tentò di capire da quale parte venisse guardandosi intorno e ascoltando attentamente. Si udiva solo un cigolio lontano e flebile, per il resto silenzio totale.
    All’improvviso una morsa strinse Raizen al collo e di istinto iniziò a dimenarsi. Qualcuno lo stava strangolando cingendolo in una stretta energica. Raizen riusciva ad emettere solo suoni senza senso e cominciava a mancargli l’aria, allora mosse il piede in avanti e rovesciò l’aggressore di peso facendolo cadere a terra davanti a lui. Sfilò la piccola lama che gli aveva regalato Nolan e gliela pose sulla gola.
    - Sei tu Sogez? - chiese Raizen all’uomo disteso.
    Prima che ebbe il tempo di rispondere altri due uomini gli saltarono addosso alle spalle, stavolta armati con dei pugnali. Raizen si mosse velocissimo. Schivò il primo a destra e con un calcio in faccia stese il secondo. Il primo tentò di colpirlo con un fendente, troppo lento per impensierirlo. Raizen schivò anche quello e colpì violentemente la pancia con un pugno tanto vigoroso che l’uomo lasciò cadere il pugnale. L’aggressore si accasciò e si teneva la pancia maledicendo il ragazzo. Raizen lo colpì con un calcio alla faccia e schizzi di sangue macchiarono il muro del corridoio. Dopodiché lo prese per la maglia e lo sbatté contro la parete.
    - Te lo chiederò una volta sola. Dov’è Sogez? -
    Alzò un braccio a stento indicando dietro di Raizen. Il ragazzo si girò e sussultò quando vide un omone apparso dal nulla. Era molto alto e robusto, dalla camicia aperta si notavano i possenti pettorali e gli addominali scolpiti. Era moro di pelle, una caratteristica molto diffusa a Shruikenyaa, calvo e con uno sguardo che intimorirebbe anche il più coraggioso degli uomini. Aveva un tatuaggio che rappresentava un serpente che gli saliva sugli addominali.
    Sogez lo squadrò per un po’ e Raizen temette che fosse incollerito perché aveva fatto fuori i suoi uomini, poi parlò.
    - Li hai stesi tu? - chiese con un tono profondo.
    - Si. - rispose Raizen senza mentire e senza un solo tumulto del suo cuore.
    Sogez si accarezzò il mento pronunciato osservando i corpi esanimi distesi a terra.
    - Molto bene, seguimi. - disse l’omone nero.
    Sogez attraversò il corridoio e Raizen rimase un attimo interdetto. Dopodichè tirò fuori il pugnale e lo seguì senza fiatare. Sbucarono in un’ampia stanza illuminata da poche torce sulle pareti. Nella stanza era presente molta gente con la faccia coperta da un cappuccio e avvolti in un mantello nero. Pur non vedendo la loro faccia Raizen sentiva i loro sguardi puntati su di lui. Erano tutti messi con le spalle alla parete l’uno di fianco all’altro.
    Sogez entrò in un piccolo camerino adiacente alla stanza facendogli segno di aspettare con la mano. Dopo poco tornò con un abito uguale a quello di tutti gli altri: nero e con un cappuccio spesso.
    - Mettitelo.-
    Raizen ubbidì senza fiatare. Non rinunciava mai a nascondere il suo volto, lo faceva appena ne aveva la possibilità. Forse così si convinceva che chi compiva le atrocità e le stragi che faceva era un'altra persona.
    - Adesso mettiti in fila con gli altri.-
    Anche questa volta il ragazzo seguì l’ordine di Sogez.
    L’omone nero si diresse verso il corridoio da cui era venuto Raizen e scomparve per diversi minuti. Raizen osservò meglio le altre persone, anche se di loro non riusciva ad intuire molto. Era sicuro che vi erano solo due donne a giudicare dalla corporatura che si intravedeva dalle vesti.
    Sogez tornò dopo poco tempo con tre persone al suo seguito. Erano anch’essi mori, ma meno alti e muscolosi di lui. Uno aveva una cicatrice sulla faccia che partiva dalla fronte fino a raggiungere il mento. Un altro aveva capelli lunghi che gli arrivavano alle spalle e un orecchino al naso. Il terzo aveva una sorta di cresta e un tatuaggio sulla faccia con il simbolo del dio Vashna, il dio del sangue e della morte.
    Tutti e quattro si avvicinarono alle persone incappucciate esaminandole.
    - Sono dieci persone. A noi ne servono la metà. - disse Sogez agli altri shruiken. Dopodichè si rivolse ai candidati. - Ci sarà una selezione oggi pomeriggio. Saranno lotte corpo a corpo. Le regole sono semplici: uccidete il vostro nemico senza usare armi. I cinque vincitori avranno il lavoro. Il compenso vi sarà dato quando arriveremo a Dhante. Spero che non ci siano domande. - Tutti tacquero. - Presentatevi oggi pomeriggio davanti al cancello della casa del governatore. La selezione si terrà nell’arena della città. -
    Sogez e gli shruiken se ne andarono dallo stesso corridoio da cui erano venuti. I candidati rimasero lì per pochi secondi, dopodichè uno si mosse e si diresse verso il corridoio. Gli altri lo seguirono e Raizen aspettò di essere l’ultimo della fila. Il suo sguardo fu catturato dall’uomo che aveva davanti. La sua camminata gli pareva quasi familiare, ma non si interrogò più di quanto avrebbe dovuto. Sapeva che in quei posti meno domande facevi e meglio era.
    Quando uscirono dalla casa ognuno si diresse per la sua strada. Raizen imboccò la via principale fino a trovare una locanda. Doveva riposarsi prima della selezione, sapeva che non sarebbe stato facile.
     
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