Abissi d'Acciaio

Privata tra Natsu ed M-11

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    EX impero sotterraneo ATLAS, settore 794-B
    stato: abbandonato

    E' uno dei quartieri della vecchia base ATLAS, impero sotterraneo millenario. e' stato abbadonato diversi anni fa, i tunnel e gli edifici sono disabitati e nessun tipo di collegamento energetico è attivo.
    le strade/gallerie sono disposte a raggiera e convergono verso una grande caverna centrale in cui sono ancora inpiedi decine di grattacieli. A terra ci sono ancora carcasse di CLOC, le entità tecno-organiche che sorvegliavano e nascondevano Atlas dal resto del mondo.
    La torre centrale, un grande edificio interamente in acciaio, è la costruzione più grande e appariscente del complesso.


    PG:M-11 The Human Robot
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    Gelo. Silenzio. Polvere.
    Una angusta capsula di cristallo, al centro d'una stanza vuota. Un abisso di acciaio. Un tempo una casa, oggi una prigione, una tomba. Il silenzio assordante era interrotto di tanto in tanto dallo zampettio dei ratti, o dallo stillare di gocce che filtravano da qualche sorgente spontanea. Non c'era luce, non c'era energia, nè vita rilevante. Le tecnologie incredibili e futuristiche erano spente, i palazzi disabitati, le armi abbandonate a far polvere.
    Là dove un tempo guerrieri, scienziati e maghi controllavano segretamente le sorti del mondo, oggi un solitario uomo artificiale giace silente, freddo.
    il glorioso impero ATLAS, più che millenario, si era per qualche motivo ritirato, probabilmente sciolto o scomparso. E lui, il suo primo ed ultimo Agente, era stato disattivato, senza più uno scopo.
    Avrebbero potuto disassemblarlo, smontarlo, distruggerlo. Ci hanno provato in realtà, ma lui tornava intero ed intatto ogni volta, perfettamente funzionante e senziente.
    Così decisero di rinchiuderlo in una capsula magica, che inibisse la sua alimentazione di origine mistica e ne disattivasse le subroutine. E giaceva lì, inerte. La mente artificiale più potente che abbia mai calpestato il suolo terrestre, chiuso sotto una campana di vetro.
    Il buio ed il silenzio tutto attorno a lui, da anni e per i prossimi decenni.
    Forse.
     
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    [ENTRO]

    Il sole rovente era alto nel cielo ed ero sudato dalla testa ai piedi. Erano ormai due anni che mi allenavo duramente per diventare sempre più forte e sentivo che il mio potere stava aumentando esponenzialmente. Ero ad un passo dal raggiungere la vera potenza di Igneel, sarei stato forte come un vero drago! "Quando tornerò alla gilda nemmeno Gildarts avrà speranze contro di me! Farò il culo a strisce a tutti!" Pensai con un sorriso mentre guardavo i ruderi di alcuni vecchi edifici davanti a me. La verità però era che più pensavo alla gilda e più il mio spirito si sentiva come quei ruderi. "Mi mancano i ragazzi...ormai è molto tempo che sono sparito, saranno davvero in pensiero per me..."

    No! Non posso farmi demoralizzare così! Un giorno li ritroverò ed insieme torneremo a casa e festeggeremo come solo noi sappiamo fare!! È una promessa ragazzi, aspettatemi!!

    Urlai sfogando la mia rabbia contro la parete in cemento che avevo davanti. Poi le fiamme ricoprirono il mio braccio destro fino alla spalla e con uno scatto fulmineo percorsi i venti metri che mi separavano da quella parete che con ostinazione si reggeva ancora in piedi.

    Pugno di ferro del drago di fuoco!!

    Urlai a squarcia gola per poi sferrare l'attacco che creò un grosso buco nel muro. Da esso partirono una serie di crepe che che si allargarono a vista d'occhio e che lo fecero cadere in pezzi. "Bel colpo!" Pensai. Poi con un balzo oltrepassai le macerie che avevo appena creato, ma non andò tutto come previsto: dall'altra parte della parete c'era una ghiera di metallo che copriva un buco nel terreno. Appena ci misi sopra i piedi quella cedette sotto il mio peso. Cercai di aggrapparmi con prontezza al terreno, ma era fragile e secco e si frantumò sotto la mia presa facendomi cadere nel buco nero insieme alla grata!

    Merdaaaaa

    La mia voce risuonò per alcuni istanti facendo eco in quel tunnel nero, poi urtai le pareti che curvarono bruscamente e ruzzolai sbattendo di qua e di là fino a quando non riuscii a fermarmi a gambe all'aria contro una roccia più grande. "Cavoli che dolore! Ho sbattuto ovunque!!" Notai che al mio fianco c'era la grata che aveva subito la mia stessa fine, così mi rialzai di scatto e gli tirai un calcio buttandola lontana.

    Stupida grata! Mi hai fatto fare un volo assurdo!

    In seguito creai alcune fiamme nella mia mano formando un globo luminoso per capire dove fossi arrivato ed in che modo potevo uscirne. Grazie alla luce però notai che la roccia su cui mi ero fermato in realtà era molto più lucida di quanto dovrebbe essere. Mi avvicinai per esaminarla meglio e la toccai pulendo la parete con la mano. Sotto lo strato di polvere comparve del gelido metallo. "Woow, non è roccia.." Girai attorno alla struttura in metallo e notai che anche il terreno su cui stavo camminando suonava in modo strano. Inoltre la struttura che aveva bloccato la mia caduta non era l'unica, ma ce n'erano molte altre e tutte molto alte, ma la luce non mi bastava a capire cosa fossero, così creai una fiamma molto più grande. A quel punto la luce venne riflessa sulle pareti metalliche e su quelle di vetro e finalmente capii che mi trovavo in mezzo a degli edifici.

    Fantasticooo ho scoperto una città sotterranea?

    Al solo pensiero mi brillavano gli occhi ed ero entusiasta della mia scoperta! La città però sembrava abbandonata da tempo visto che tutto era immerso nell'oscurità.

    C'è nessunoooooo??

    Urlai a pieni polmoni. Ma sentii solamente l'eco che ripropose la mia frase più e più volte finché non tornò il silenzio. Ci riprovai altre due o tre volte, ma non giunse alcuna risposta così cominciai a vagare fra quelle strane abitazioni diretto verso le torri più alte che sembravano essere al centro. A terra ogni tanto si trovavano dei vecchi robot mezzi arrugginiti e ormai spenti. Alcuni erano rotti e ridotti molto male. Più mi avvicinavo al centro e più trovavo carcasse di cose rotte, che però non capivo bene cosa fossero o a cosa servissero.

    Sembra che non ci stia nessuno da un bel po' qui sotto.

    Rimuginai ad alta voce con un tono un po' deluso. Già mi stavo immaginando il covo di uno scienziato pazzo che aveva allestito la sua base segreta per conquistare il mondo, ma in realtà sembrava un luogo ormai disabitato, qualsiasi sia stata la funzione una volta che il complesso fu costruito.
    Ad un certo punto decisi di entrare in un'edificio. Vagai un po' fra le stanze finché non trovai una grande cassa fatta anch'essa di metallo e di vetro. Era molto grande e attirò la mia attenzione perché a differenza delle altre cose non era rotta, ma solo coperta di polvere. Mi avvicinai e tolsi un po' di sporco. Comparve una targa metallica su cui erano riportate alcune scritte. In maiuscolo c'era scritto "ATLAS". Poi sotto, appena più piccolo, c'era scritto "Agente M-11". Infine era riportato un codice alfanumerico. Spolverai ancora un po' la cassa dove c'era il vetro e scorsi all'interno un robot più grande degli altri che avevo visto in giro. Era tutto fatto di metallo e sembrava abbastanza vecchio con un grosso visore giallo posto sulla testa. "Deve essere spento. Chissà se funziona ancora?" Provai a battere sul vetro più volte, ma non si mosse di un millimetro. Notai solo una piccola luce azzurra che riprese ad illuminarsi alla base della capsula. Quando la luce sfavillò per la prima volta percepii qualcosa. Sembrava magia. Era una debole traccia, ma era presente e funzionante. Cercai allora qualche pulsante, qualche maniglia per poter aprire la cassa, ma sembrava non esserci nulla: solo la luce, il vetro e la targhetta.

    Ok, mi hai rotto stupida cassa! Ora ci penso io ad aprirti in due!

    Ricoprii entrambe le mani di fiamme e le unii intrecciando le dita. Poi le alzai verso il soffitto dell'enorme caverna e colpii con tutta la mia forza la capsula muovendo le mani dall'alto verso il basso. L'impatto provocò un rumore sordo e il vetro vibrò violentemente, sotto il colpo delle mie fiamme, ma con mio grande stupore non si incrinò nemmeno!

    Davvero?! Sei un osso duro è? Adesso ti faccio vedere io quali sono le maniere forti!! Loto di fiamma!

    Le fiamme si espansero dalle mani e tutte le braccia, fino al petto. Ero tutto un fuoco ed avrei aperto a qualunque costo quella cassa! Poi mi lanciai su di essa e cominciai a sferrare pugni a ripetizione. Ogni volta che colpivo la superficie si creava una forte esplosione. Dopo alcuni colpi in vetro finalmente cominciò a creparsi, poi mi venne un'idea. Mirai alla piccola luce blu con entrambe le mani ed appena colpii quella zona la capsula esplose in mille pezzi e un'esplosione ancora più potente mi scaraventò a vari metri di distanza facendomi finire di schiena contro una parete.

    Ahia cazzo! Che male alla testa! Hai provato a vendicarti, ma alla fine ti ho aperta è? Non puoi vincere contro un Drago muahahah!!

    Le dissi vittorioso. "Bene, ora vediamo se quello che c'era d'entro è ancora intero o è esploso pure lui in mille pezzi. Anche se dopo tutta questa fatica spero di no!"

    Edited by Betto795 - 13/7/2017, 19:59
     
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    parlato M-11


    Qualcosa, o qualcuno, molto distante e molto rumorosamente, piombò nel settore 794-B. Era solo uno degli innumerevoli impianti ATLAS, probabilmente alcuni erano ancora attivi. L'impero, nel corso dei secoli, ha sempre avuto tempi di alta e bassa marea ma non si è mai estinto. E' come un'infezione batterica curata male: sembra di essersene liberati, ma si è solo ritirata per un po', pronta a tornare al primo bagno in piscina.
    Un tempo l'intruso sarebbe stato annientato all'istante. Decine di robot CLOC gli sarebbero stati addosso in frazioni di secondo, gli avrebbero penetrato la coscienza e cancellato la memoria. Nei casi più estremi l'avrebbero scomposto a livello molecolare.
    Alcune volte era M-11 stesso ad occuparsi della sicurezza, proiettando la sua coscienza nell'unità CLOC più vicina alla violazione, per monitorare in prima persona la situazione. Era così più o meno per tutti i sistemi ATLAS: M-11 vi era collegato e ne costituiva una ramificazione vivente ed operativa. L'Uraniano lo aveva modificato, addirittura aumentando il suo immenso potenziale, in modo da ottimizzare i suoi rapporti con CLOC. Nella banca dati di M-11 era ancora vivido il ricordo della missione in cui scoprirono CLOC, lo sottomisero e lo sfruttarono per ampliare le difese dell'impero ATLAS. Erano più di 70 anni che serviva [in più battute] l'impero e gli Agenti. Era una macchina, con una coscienza umana, ma fingeva di essere assoggettato agli ordini che gli venivano impartiti. La realtà era che aveva a cuore le sorti dell'Impero e ne condivideva gli scopi. Comprendeva la complessità della mente umana, che seppur inferiore alla sua, aveva imparato a rispettare. Un uomo non avrebbe mai preso seriamente un robot, nè tantomeno avrebbe accettato degli ordini. L'Uomo doveva continuare ad essere convinto di essere superiore alle macchine che aveva creato, ne andava della sua sopravvivenza sia a livello fisico che psicologico. Una società che si crede inferiore non ha margini di sviluppo nè prospettive di sopravvivenza, soprattutto in ottica di continui confronti ultradimensionali ed extraterresti.

    Ma quelli erano tempi andati. Ormai il Robot era confinato e disattivato nella teca magica. Dormiente.
    Non aveva alcuna percezione di quanto accadesse intorno a lui. Non poteva intercettare l'allarme -ormai anch'esso disattivo- d'intrusione. Non poteva andare incontro alla situazione con la sua solita fredda risolutezza innaturale. Non poteva risolvere il problema alla radice, come aveva sempre fatto, prima ancora che un singolo Agente si rendesse conto della situazione e potesse far altro che conglaturarsi con il robot.
    Un robot che non dovrebbe conoscere i sentimenti, ma che in realtà nei suoi 70 anni di servizio e grazie alla coscienza infusa del suo creatore aveva imparato a riconoscerli, ed in alcuni estremi casi anche a provarne. E l'orgoglio forse è stato uno dei primi a far breccia nel suo cervello positronico, assieme al senso di giustizia ed al valore dell'amicizia.

    Non si potè rendere conto che l'intruso stava provocando innumerevoli danni, che aveva danneggiato uno degli ingressi, che aveva acceso fiamme non controllate all'interno della Base..
    E non potè rendersi conto che ora era dinnanzi a lui, nella torre di controllo CLOC del settore 794-B.
    Ma anche se avesse potuto, sarebbe stato inutile: per riattivarlo era necessaria una grande quantità di energia magica. Carica energetica che avrebbe in primis dovuto avere sufficiente forza per disattivare [o distruggere] la teca, e successivamente per riavviare il Robot.




    ...

    Ci fu un'esplosione, che M-11 non percepì. La teca fu frantumata da svariati colpi. Andò a pezzi e la detonazione travolse un po' tutto quello che c'era nella grande stanza.

    ...
    La carica magica provocò una impercettibile reazione del prezioso contenuto della teca. Le subroutine silenziosissime del robot si riavviarono, senza emettere rumore nè calore. Lentamente ed a velocità esponenziale.
    Era vivo. Di nuovo.

    Il fumo era ancora denso quando il visore giallo luminoso del robot sfrigolò. Lampeggiò fioco un paio di volte, impiegò una decina di secondi per accendersi propriamente, e gettare un raggio luminoso bianco che irradiava nella coltre di fumo e l'oscurità della sala. Un inquietante faro giallo.

    Nonostante il riavvio non si mosse, restò immobile. Doveva ripristinare tutti i collegamenti alle reti, aggiornarsi sugli accadimenti degli ultimi anni, scoprire cosa era successo mentre era disattivo. Verificare quanti CLOC riattivabili ci fossero nell'area.
    Elaborare una strategia per eliminare l'intruso.

    7 secondi.

    Intrusione. Qualificarsi.
     
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    L'esplosione aveva alzato un'enorme nube di fumo che faticava a disperdersi, così mi rialzai per vedere se avevo distrutto tutto, oppure se si era salvato qualcosa. Però prima di raggiungere quello che era rimasto vidi una luce lampeggiare, per poi accendersi in un fascio luminoso abbastanza intenso da illuminare la zona circostante, insieme alle fiamme che erano rimaste accese qua e là. "Oh! Forse ci siamo, si è acceso qualcosa!" Mentre mi avvicinavo muovevo le braccia di qua e di là per provare a disperdere il fumo. Poi la figura del robot che avevo visto attraverso il vetro cominciò a delinearsi e il raggio luminoso veniva proprio dal suo visore. In seguito il robot pronunciò due sole parole:

    Intrusione. Qualificarsi.

    Intrusione? Dove? Quale?

    Mi girai su me stesso per vedere se ci fosse qualcun'altro. Poi realizzai!

    Ehi aspetta ce l'hai con me?

    Gli chiesi pensieroso grattandomi il mento. Ma il robot non si mosse e non rispose, così continuai io a parlare.

    Io sono Natsu, ti ho appena tirato fuori da quella capsula, anche se non è stato facile! Tu sei ancora tutto intero?

    Gli domandai non considerando il fatto che forse poteva essere una potenziale minaccia. Infatti solitamente prima agivo e poi pensavo e non sarebbe stata la prima la volta, ne sarà l'ultima volta che combino un casino e poi devo rimetterlo a posto. Il problema era che se nel caso il robot fosse stato pericoloso non avrei più saputo dove rimetterlo visto che avevo distrutto il suo involucro. Poi un'idea sconcertante mi colpì!
    "Forse avevo ragione: che M-11 sia la pericolosissima arma di distruzione progettata dal folle scienziato cattivo? Sono sicuro di essermi imbattuto in questa situazione! Quindi se sarò attaccato non mi rimarrà altro da fare che dare il massimo per salvare l'umanità!"

    E mentre il mio cervello elaborava le sue teorie folli, il robot aveva iniziato a muoversi...
     
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    parlato M-11


    Intrusione? Dove? Quale?

    Ehi aspetta ce l'hai con me?

    Io sono Natsu, ti ho appena tirato fuori da quella capsula, anche se non è stato facile! Tu sei ancora tutto intero?


    Le poche parole dette dall'intruso, ed il tono della voce, bastarono ad M-11 per tracciare un primo profilo psicologico del soggetto: spaesato, poca confidenza con i lunghi discorsi, vocabolario limitato e ripetitivo; probabile basso livello di istruzione.
    Aveva distrutto la capsula di inibizione magica: grande potenza fisica e capacità magiche.
    Livello di pericolo: Alto

    Il motivo per cui fosse entrato nella base Atlas, per cui avesse deciso di distruggere la teca e di liberare M-11 gli era ancora ignoto.
    Il cervello positronico del robot continuava a lavorare, a ricercare collegamenti con le altre sedi dell'impero, con gli Agenti, con i suoi vecchi compagni, per ricevere istruzioni.
    Ma fino a nuovo ordine, il vecchio protocollo restava attivo:

    DIFENDERE

    Per gli intrusi con elevato livello di pericolosità non erano previsti avvisi o avvertimenti.
    M-11 verificò che le periferiche del proprio corpo fossero già tutte attive, e fece immediatamente fuoco con il Raggio della Morte dal visore.
    Un incandescente raggio luminoso scaturì dal visore, diretto verso la posizione dell'avversario.
     
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    Finalmente la nube di fumo si stava diradando completamente e così riuscii a vedere bene com'era fatto il robot. Aveva un'aspetto un po' antiquato, non era come i marchingegni super tecnologici che si vedevano in giro adesso e questo mi fece pensare che era rimasto rinchiuso per vari anni dentro la capsula. Oltre all'ampio visore che aveva al posto degli occhi, sembrava non possedere altri segni particolari e non era neanche particolarmente alto o grosso. Intanto lui, mentre lo squadravo dalla testa ai piedi non si mosse e non disse nulla fino a quando spostò il suo sguardo verso di me. A quel punto il fascio luminoso del suo visore si spense per un millesimo di secondo e venne sostituito da un'altro tipo di raggio. Eravamo abbastanza vicini, ci separavano solo qualche manciata di metri, e lui prima di attaccare non disse nulla. Per questi motivi la sua azione repentina mi colse di sorpresa e il suo raggio mi colpì a piena potenza al centro del petto facendomi cadere all'indietro e colpendomi con la stessa intensità di un potente pugno allo stomaco. Mentre venivo lanciato all'indietro sentii che il raggio era incandescente. Ovviamente grazie al mio potere di Dragon Slayer ero immune al calore e alle bruciature, ma sentii comunque un forte dolore al petto nel punto in cui mi aveva colpito. Tanto da togliermi il respiro e da lasciarmi un attimo confuso una volta caduto a terra.

    Che do-lo-reeee!! Ma che cavolo ti è presoooo?
    Fa malissimo!! Deve essersi fuso qualche circuito in quel tuo stupido corpo di latta!


    Gli dissi mentre mi rialzai dolorante guardandomi il buco che si era fatto nella maglia che stavo indossando. Poi visto che il robot non si era ancora mosso mi riavvicinai a lui ad ampi passi e poi gli dissi:

    Ora ti do fuoco e poi faccio di te una lattina della coca cola in stile moderno!

    Aspirai tutta l'aria che potevo per poi lanciare dalla bocca un potente Ruggito del Drago di Fuoco. Le fiamme scaturirono dalle mie fauci pronte ad inondare completamente il robot e ciò che gli stava intorno. Sarebbero bastati pochi secondi per rendere il metallo di cui era fatto incandescente e malleabile. A quel punto se non si fosse ancora mosso sarei scattato verso di lui e l'avrei preso a pugni fino a deformarlo completamente in modo da renderlo irriconoscibile.
     
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    parlato M-11


    Il protocollo di combattimento valutò le reazioni dell'avversario al colpo subito: danni inflitti, reazione psicologica, reazione fisica, tempi di ripresa.
    Danni inflitti: nulli [probabile immunità alle ustioni ed alle fiamme]
    Reazione fisica: battito cardiaco accelerato, evidenti reazioni allo stimolo doloro
    Reazione psicologica: furia, contrattacco rapido e senza strategia

    Il file di catalogo dell'avversario fu aggiornato.
    Categoria: Combattente Umano Potenziato
    Poteri: modellazione e generazione di fiamme - manipolazione magica
    Caratteristiche fisice: ignifugo, alta resistenza e alta forza fisica.
    Strategia e facoltà intelletive: basse
    Pericolosità: 4/5


    M-11 vide l'avversario soffiargli contro una consistente fiammata incandescente, che travolse il robot. Al primo impatto valutò la temperatura delle fiamme, e calcolò di potervi resistere abbastanza a lungo da attendere che arrivasse al contatto fisico che il robot prevedeva. Ed ovviamente la previsione fu veritiera: il mago si lanciò verso M-11 pronto a prenderlo a pugni. Il robot lo attese, ed aspettò un colpo dell'avversario. Test1 Fu colpito dal primo pugno al petto: valutò una potenza molto elevata, che rischiava di compromettere il suo rivestimento in caso di colpi ripetuti.
    Test2 Provò a schivare il secondo colpo: ci riuscì, ma non con un vantaggio di reazioni sufficientemente ampio. Probabilità di schivare: 40%. La loro velocità è simile, ma quella del mago può aumentare.
    Test3 Sferrò un pugno in direzione del volto dell'avversario
     
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    Dopo aver cotto a puntino il robot cessai di inondarlo di fiamme e mi buttai su di lui sferrandogli un primo pugno al petto. Il colpo andò a segno senza nessun problema, ma non deformò il metallo nel modo in cui mi sarei aspettato. "La lega di cui è formato questo caso deve essere parecchio resistente per aver resistito così bene alle mie fiamme." Pensai, mentre caricavo il secondo colpo diretto alla testa, proprio al centro del visore. Questa volta però l'attacco andò a vuoto. L'avversario si scansò prima di essere ferito dimostrando dei riflessi niente male. Provai allora a colpirlo di nuovo sul petto, ma stavolta l'automa non aspettò di essere colpito e giocò d'anticipo tentando di sferrarmi un colpo al viso. Dal mio canto non mi lasciai cogliere di nuovo di sorpresa, in fondo il corpo a corpo a era il mio forte. Evitai quindi per un soffio l'affondo avversario scartando a sinistra e sfruttando il movimento ricoprii la gamba destra di fiamme per cercare di contrattaccare con un poderoso calcio al petto.

    Artiglio del Drago di F..

    Stavo per colpirlo quando alle sue spalle ci fu un'altra violenta esplosione che ci investì in pieno. Probabilmente le fiamme del mio ruggito precedente avevano surriscaldato qualche vecchio circuito presente nell'edificio e di conseguenza il sovraccarico aveva creato un'esplosione che non mi aspettavo. Così ruzzolai per l'ennesima volta a terra!
    Mi rialzai subito per valutare l'entità dell'esplosione, ma appena mossi il braccio sinistro sentii un lancinante dolore all'altezza della spalla. Un pezzo di rivestimento metallico dai bordi irregolari mi aveva colpito ed era penetrato per alcuni centimetri nella carne. "Merda! Questa non ci voleva!" Strinsi e denti e trattenni il fiato mentre estraevo il pezzo tutto d'un colpo. Subito dalla ferita cominciò a sgorgare parecchio sangue. Decisi di togliermi la maglia che avevo addosso e finii di distruggerla strappando una lunga fascia ti tessuto che mi legai attorno alla ferita come meglio riuscii, stringendo il più possibile.
    A quel punto una nuova nube di fumo e polvere si era alzata rendendo tutto confuso. Avevo momentaneamente perso di vista il robot, ma stimai che fosse rimasto più o meno nella stessa posizione. Infine, come se non bastasse, dei forti cigolii provenivano dalla torre che era esplosa. "Speriamo che non venga giù o farà un macello." Intanto mi preparai per un possibile attacco avversario. Se il robot non era stato ferito, avrebbe potuto approfittare della situazione per attaccarmi di nuovo a sorpresa. Cercai anche di fiutare l'aria grazie al mio olfatto super sviluppato, ma purtroppo in mezzo a questa caverna ricolma d'acciaio, l'avversario non aveva un particolare odore e quindi la ricerca era pressoché inutile. "Coraggio, fatti vedere!"

    Edited by Betto795 - 13/7/2017, 20:02
     
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    parlato M-11


    L'avversario evitò il colpo, e si apprestò ad usare una tecnica magica, di cui aveva chiaramente espresso il nome. M-11 si preparò a contrastare l'attacco, ma questo fu interrotto da un'esplosione alle sue spalle. Una centrale di controllo elettrico era saltata in aria, fiamme e scintille invasero nuovamente la stanza. M-11 attivò lo scudo difensivo che lo protesse e lo disattivò prima che il fumo si diradasse, in modo da non svelare le sue armi al nemico.
    Constatò che il nemico fu ferito, e che stava tentando una medicazione di emergenza. M-11 approfittò di quel tempo morto per allontanarsi un poco e dirigersi verso la stanza adiacente, col favore del fumo.

    si avvicinò al quadro di alimentazione ausiliario ed attivò i monitor della stanza. Probabilmente sarebbe durato solo pochi secondi, ma gli sarebbero stati sufficenti per riattivare manualmente le centrali elettriche della Base.

    Protocollo sicurezza 33.123 Alfa: riattivare alimentazione elettrica del settore 794-B.

    Dopo una decina di secondi i monitor si spensero di nuovo, i server tornarono silenziosi, ma in lontananza le centrali elettriche di tecnologia Uraniana ripresero lentamente la loro attività.

    Tempo di restart stimato: otto minuti

    Integrità strutturale Torre di Controllo: danneggiata - recuperabile. Limitare ulteriori danni.

    Il robot fece del rumore per attirare l'attenzione dell'avversario e saltò fuori sfondando l'enorme vetrata. Atterrò con un pesante tonfo metallico sulla strada al di sotto dell'edificio, creando due piccole voragini laddove gli arti inferiori schiantarono sul terreno.
    Aspettò che l'avversario lo raggiungesse
     
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    Il fumo era denso e alimentato dalle fiamme dell'esplosione. "È meglio se me ne vado di qui." Pensai, proprio nel momento in cui dei monitor si attivarono all'interno della stanza. "Che diavolo succede?"
    Gli schermi lampeggiarono per alcuni secondi per poi spegnersi di nuovo. Poi sentii dei rumori alla mia sinistra e capii che il robot si stava muovendo. In seguito una delle vetrate della stanza venne distrutta. "Cavolo, sta scappando?" Mi lanciai all'inseguimento, buttandomi di sotto e passando dalla finestra già in frantumi. Quando atterrai a mia volta sulla strada dalla quale ero arrivato, vidi che il mio avversario mi stava aspettando e non sembrava avere l'intenzione di andarsene.

    Coraggio, dimmi qualcosa! Perché mi hai attaccato? Cosa sei? Chi ti ha creato? Qual'è il tuo scopo o lo scopo di questa città sotterranea? Non ha senso combattere contro qualcuno o qualcosa se non si ha una buona ragione per farlo...A parte il fatto che mi hai ferito intenzionalmente. Anche se su questo dettaglio posso sorvolare..

    Gli rivolsi queste parole sperando che stavolta avrebbe detto qualcosa prima di fare la sua mossa. Dopo avermi considerato un'intruso ed avermi attaccato, non aveva detto più nulla e non capivo se il suo ostinato silenzio fosse volontario o dovuto ad un guasto interno. Anche se dubitavo di questa seconda opzione. "Se vuole che me ne vada basta dirlo no? Già non leggo nella mente delle persone, come faccio a capire cosa vuole un robot se non comunica con me? Stupido aggeggio!"
     
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    parlato M-11


    il manipolatore magico lo aveva seguito e atterró di fronte a lui.
    M-11 nel suo cervello elaboró una sensazione simile al sollievo. Era pronto ad attaccare di nuovo col Raggio della Morte, ma le parole dell'avversario gli instillarono un dubbio: che fosse realmente lì per errore? Che non fosse un nemico dell'Atlas?
    Erano probabilità che aveva scartato, poichè per raggiungere le basi Atlas occorrevano doti e preparazione. Nonché un buon motivo per cui rischiare la vita. Lo stato di abbandono all'esterno dell'edificio era piú grave del previsto, e la cosa sconvolse reggermente M-11. Fino ad allora aveva fatto una stima provvisoria dei danni, non potendo ricevere dati dalla Base che era priva di alimentazione elettrica, ma ora stava vedendo "con i suoi occhi" il degrado di quello che un tempo era un gioiello tecnologico.
    I generatori sarebbero ripartiti a breve, ed il robot speró vivamente di riuscire a riattivare gli impianti di difesa. Ed i CLOC.

    Il robot decise di comunicare con l'intruso, e calcoló le frasi necessarie per dare il minor numero possibile di informazioni, e riceverne il maggior numero possibile.
    Io sono l'Agente M-11, e tu intruso sei nella Base Atlas 794-B.

    L'ultimo protocollo di difesa attivo mi impone di eliminare gli intrusi.

    Nessun aggiornamento disponibile.


    Restó fermo, temporeggiando. Aveva bisogno di riattivare i CLOC, e di ricevere aggiornamenti dai sistemi Atlas e dalle altre basi. Se ne fossero rimaste altre attive.
     
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    Passarono alcuni secondi in cui il robot rimase in silenzio. Solo Gli scricchiolii provenienti dall'edificio e il crepitare delle fiamme al suo interno rompevano il silenzio. Alzai gli occhi verso la finestra dalla quale ci eravamo buttati. Il fumo usciva a volute bianche e grigie e si propagava verso l'alto. L'aria che entrava dalla vetrata stava alimentando l'incendio. "Più tardi lo devo spegnere..."

    Io sono l'Agente M-11, e tu intruso sei nella Base Atlas 794-B.
    L'ultimo protocollo di difesa attivo mi impone di eliminare gli intrusi.
    Nessun aggiornamento disponibile.


    Le parole dell'automa furono quasi inaspettate. "Ormai non ci speravo più." Alla fine però si era deciso a dire qualcosa, anche se non era stato molto esaustivo, ma almeno non mi aveva attaccato di nuovo.

    Finalmente ti sei deciso a dirmi qualcosa è? Che tu sei l'agente M-11 già lo sapevo. Era inciso su una piastra posta sulla capsula che ti conteneva. Anche il nome Atlas era riportato, ma non sapevo fosse il nome di questa "base"...

    "Una base per cosa?" La situazione si faceva sempre più interessante.

    Comunque ora capisco perché mi hai attaccato: non sono stato invitato e per te sono un intruso...Però devi capire che non sono venuto qui volontariamente e tu saresti ancora chiuso in quella capsula se non fosse stato per il mio aiuto!

    Feci una breve pausa. In realtà non sapevo davvero come comportarmi. Non volevo andarmene ora. Ormai ero giunto fino a qui e volevo scoprire in cosa mi ero imbattuto, ma non capivo davvero se dovevo considerare questo robot come una reale minaccia. "Lo distruggo o non lo distruggo? Cavolo, quanto è difficile scegliere! Però se ci penso è l'unico essere senziente ed attivo che abbia incontrato fino ad ora...." Incrociai le braccia al petto pensieroso e gli chiesi:

    Senti per quanto tempo ancora hai intenzione di considerarmi una minaccia?
     
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    parlato M-11


    Senti per quanto tempo ancora hai intenzione di considerarmi una minaccia?

    M-11 avrebbe sbuffato, se avesse potuto. Ecco un'altra sensazione umana che aveva sviluppato: la noia.
    Odiava che molti umani non avessero intelleto a sufficienza da trarre deduzioni logiche da frasi semplici. Il nesso causa-conseguenza a volte perdeva di significato, e si sprofondava in comunicazioni inutili e ridondanti. Conversazioni dalle quali lui si asteneva, in quanto non necessarie. Purtroppo in questa occasione era solo, ed aveva davanti un vero e proprio chiacchierone. E la cosa non gli piaceva affatto.

    Comunicazione irrilevante.
    Priorità: domare incendio e verificare stato Base 794-B.
    Alimentazione riattivata. Collegamenti elettrici attivi.


    Proprio in quell'istante la caverna fu inondata dalla luce: i collegamenti elettrici erano riattivati e l'illuminazione d'ambiente e degli edifici tornò attiva.

    Assieme alla luce, anche i CLOC ancora integri tornarono a fluttuare.
    M-11 ne contò 6 unità integre, 18 totalmente distrutte.
    Un meno di 4 secondi, però, ci fu un nuovo problema. Le unità CLOC attive riconobbero sia M-11 che Natsu come intrusi ostili.

    Necessito assistenza. Unità CLOC attive ci riconoscono come ostili.

    Una delle unità arrivò fluttuando verso di loro, lanciandogli addosso scariche elettriche micidiali.
    Il robot attivò lo scudo energetico che protesse sia lui che l'umano.
     
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    Il robot considerò quello che avevo detto irrilevante, per cui decise di non rispondermi e di cambiare completamente discorso.

    Comunicazione irrilevante.
    Priorità: domare incendio e verificare stato Base 794-B.
    Alimentazione riattivata. Collegamenti elettrici attivi.


    E proprio in quel momento l'intera caverna fu inondata di luce. Passammo quindi dalla quasi completa oscurità, ad una zona illuminata a giorno. I miei occhi ci misero qualche secondo ad abituarsi, ma quando lo fecero rimasi esterrefatto. Non solo la luce ambientale era stata riattivata, ma anche gli edifici, con tutte le loro piccole stanze ripresero a vita. "Woow che spettacolo!" Ora si che sembrava di essere in una vera città sotterranea. "Un vero covo per scopi segreti!" Intanto non solo le luci erano state riattivate, ma anche alcuni dei robot che avevo trovato per strada avevano ripreso vita e sei di essi si diressero a tutta velocità verso di noi. M-11 inoltre comunicò:

    Necessito assistenza. Unità CLOC attive ci riconoscono come ostili.

    Quasi non fece in tempo a finire la frase che questi "CLOC" come li aveva chiamati ci attaccarono con potenti scariche elettriche. Stavolta però non dovetti neanche evitare il colpo perché l'automa attivò una barriera energetica che riuscì a proteggerci da tutti gli attacchi.

    Ahahahaha Ora sei nella mia stessa situazione è? Com'è essere un'intruso in casa tua?

    Lo canzonai con tono ironico, ma appena lo scudo energetico venne disattivato scattai verso uno dei robottini fluttuanti.

    Artiglio del Drago di Fuoco!

    Balzai verso l'alto superando in altezza il mio obbiettivo, poi feci una giravolta su me stesso. Mentre compivo l'acrobazia ricoprii il piede destro di fiamme e colpii a piena potenza, con il tallone la testa del CLOC, la quale venne completamente distrutta. Poi riatterai in perfetto equilibrio e comunicai:

    Meno uno!

    Mentre il corpo del malcapitato volò all'impazzata senza una direzione precisa, fino a che non si schiantò contro un edificio, esplodendo in mille pezzi. Altre due unità però mi stavano già addosso ed erano pronte ad attaccarmi, mentre le altre tre rimanenti se la presero con M-11. Cercarono di colpirmi con altre scariche elettriche, che evitai con agilità. Avrei potuto stare fermo e farmi colpire che non sarebbe cambiato niente, ma forse era meglio non svelare subito tutte le mie carte. Almeno finché non decidevo da che parte stava il robot. "Per ora mi occuperò di voi nel metodo tradizionale." Pensai con un sorriso stampato in volto. Mentre i CLOC continuavano a venirmi addosso a tutta velocità ricoprii entrambe le braccia con fiamme scoppiettanti. Saltati di nuovo verso l'alto ed estesi queste fiamme fino a due metri sotto di me come se fossero delle fruste.

    Beccatevi un colpo degno di un vero drago! Colpo d'ali del Drago Di Fuoco!

    Dissi mentre mossi le braccia come se stessi veramente per spiccare il volo. Le fruste di fuoco saettarono verso le mie due prede con l'intento di abbatterle entrambe sul colpo. "Chissà quanti ce ne sono di questi così? Potrebbero rivelarsi un metodo di allenamento davvero interessante!"
     
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    parlato M-11


    Una delle unità CLOC venne danneggiata e precipitò a terra
    Meno uno!
    M-11 aggiornò ancora una volta il profilo psicologico dell'umano:
    Spirito di osservazione: scarso
    Conoscenza tecnologica: minima

    Mentre Natstu si apprestava ad attaccare altri due unità di difesa, quella precedentemente presa di mira e scagliata in lontananza cominciava lentamente a ricomporsi e sarebbe presto tornato all'attacco. Erano unità troppo evolute e la tecnologia aliena le aveva potenziate ulteriormente. Avrebbero dovuto disattivarle, o hackerarle.

    Osservare. Distruzione unità CLOC non riuscita.

    Necessito assistenza.
    Operazioni di Hacking in corso.
    Necessito assistenza.


    Sperava che il mago stesse comprendendo le sue parole, perchè in quel momento altre unità di difesa presero di mira il robot, che cominciò ad attaccarle con le braccia allungabili e a squarciarne con gli artigli le componenti esterne, per poi sparargli addosso dall'interno delle scariche elettriche con provenienti dalle mani. Una unità saltò in aria, ma sarebbe durato poco.
    Un'altra venne distrutta dal suo Raggio della Morte, ma altre unità riuscirono a colpirlo. Parte del suo torace fu danneggiato, e i movimenti della gamba destra furono compromessi.

    velocità ridotta.
    capacità di movimento ridotta.


    Necessito assistenza.

    Continuò a richiamare l'attenzione dell'improbabile alleato, mentre le sue subroutine erano quasi totalmente occupate nel tentare di forzare i protocolli di riconoscimento minacce dei costrutti tecno-organiche, che lui stesso aveva contribuito a sottomettere e migliorare.
    gli venne in mente una frase di Jimmy Woo, il suo capo, che definì proverbio: Se vuoi un lavoro fatto bene, fattelo da solo.
    Qualcosa di simile ad una risata sarcastica venne eleaborato dalla mente positronica del robot, ma in realtà l'unica reazione percepibile all'esterno era la solita freddezza metallica.

    Operazione di hacking in corso... 17%
     
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