Kenshiro vs Jotaro

Dovresti continuare la lettura, so che sembra banale ma è un crescendo continuo. Superato lo scoglio del primo arco, che è ‘na brutta copia di HnK, il manga trova la giusta quadratura e si evolve in uno dei migliori shonen/seinen di sempre, dando progressivamente sfogo all’indole eccentrica ed esuberante di Araki e configurandosi come un unicum nell’intero panorama mainstream del fumetto orientale.

È uno scontro atipico, nonostante sulla carta Ken e Jotaro possano benissimo essere l’uno il nonno dell’altro in quanto a discendenza ed ispirazione diretta: Kujo è un normalissimo essere umano, sprovvisto di capacità sovrannaturali che lo possano proteggere dagli attacchi del maestro di Hokuto, quindi è evidente che a questi basterebbe letteralmente toccarlo per concludere lo scontro in un battito di ciglia. Dal canto suo, però, il terzo JoJo può contare sul potere dello Stand, una manifestazione concreta della forza spirituale che, al contrario di colui che lo genera, possiede di volta in volta caratteristiche superumane sempre differenti. Quello di Jotaro, Star Platinum, è provvisto di una forza sovrumana, velocità e riflessi altrettanto fuori scala e, nella sua forma definitiva, della facoltà di bloccare il tempo per qualche secondo. I suoi unici punti deboli sono l’obbligo di non allontanarsi troppo dal portatore, pena un progressivo indebolimento fino alla totale scomparsa, e come ogni danno inflittogli si ripercuota di pari passo sullo stesso Jotaro, malus questo affine a qualunque Stand convenzionale.
Il combattimento potrebbe pure essere equilibrato, se si tralasciasse un dettaglio fondamentale: solo un portatore di Stand può percepire i suoi simili e combattervi contro, mentre chiunque altro non solo rimarrebbe totalmente ignaro della loro presenza ma, in più, sarebbe costretto a patirne gli attacchi senza alcuna possibilità di difesa o replica.
Evidentemente faranno uno strappo alla regola e chiuderanno un occhio su tale aspetto, a meno che non intendano imbastire una battaglia con un Ken che soccombe sotto una sfuriata di colpi invisibili.