Lo Scudo ed il Tridente

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    Patafisico

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    LO SCUDO E IL TRIDENTE


    Partecipanti:
    - Varg (TronoNero);
    - Natsu (Betto795);
    - Magenta (Nebaioth).


    Quel giorno il comandante Fett era accorso in pieno oceano col proprio velivolo, insieme alla sua squadra di salvataggio, per soccorrere la Obra Dinn, una nave mercantile che poche ore prima aveva mandato una richiesta di aiuto perché in totale balìa di una mareggiata. Quei messaggi, in realtà, avevano lasciati interdetti un po' tutti: non c'era alcuna turbolenza né prevista né in corso quel giorno. Eppure, ad una più approfondita analisi, possibile grazie alla strumentazione in dotazione, fu possibile scoprire che effettivamente quella mattina alle 7:48 A.M. l'oceano sembrava essere impazzito, seppur in una "porzione acquatica" estremamente circoscritta. Era come se una singola onda si fosse ribellata al ripetuto piattume delle sue colleghe e, in un gesto di rivoluzione contro il conformismo altrui, avesse deciso di manifestare quella sua mortifera forma di protesta. La Obra Dinn rimase miracolosamente intatta ma molti uomini persero la vita in quel breve ma letale frangente. Dei cinquantuno membri dell'equipaggio e dei nove passeggeri che erano lì per diversi motivi, i superstiti furono pochi. Tutti molto scossi, alcuni non riuscivano a parlare, mentre quella sparuta minoranza che era in grado di proferire parola ripeteva sinistramente la stessa cosa:
    "Credeteci, abbiamo sentito l'oceano urlare. Era come se fosse furioso per qualcosa che era accaduto o che avevamo fatto."
    Il comandante Fett pensava fosse un modo di dire, ma i superstiti spiegarono che non era una metafora. L'acqua aveva emesso un urlo. Fra quei lupi di mare non mancavano i superstiziosi, perciò iniziarono a chiedersi se non fosse la nave ad essere maledetta o se non fossero loro ad aver fatto qualche sgarbo all'oceano. Il comandante lo dedusse anche perché, passando vicino al superstite più anziano - uno di quelli che non riusciva a parlare tale era lo shock, con gli occhi che fissavano il vuoto da diversi minuti - gli parve di sentirgli dire a bassa voce:
    "Cosa abbiamo fatto per indisporre il Re?"
    Fett sogghignò pensando a quanto fossero superstiziosi quegli uomini, chiedendosi se per Re intendesse l'Oceano o una sorta di Mostro di Lochness locale. In realtà non sapeva che quell'uomo era l'unico ad aver capito cosa fosse accaduto e, soprattutto, ad essere già sopravvissuto una volta alla causa di quel disastro.

    ***



    Namor stava volando a gran velocità verso le coordinate che gli erano state date da Nihil, che trasportava con sé, non essendo egli in grado di nuotare. Questi non era in grado di librarsi in aria, perciò doveva essere trasportato. Ormai, da quando aveva preso il posto di Gershwitz, era diventato estremamente taciturno e non osava parlare se non su richiesta del suo Re. Fu proprio colui che gli umani conoscevano come il Sub-Mariner ad interloquire con il suo servo più fedele:
    "Non sono in collera con te, nonostante la mia precedente reazione sia stata piuttosto veemente. La persona di cui hai preso il posto, colui che i viscidi terrestri chiamavano Gershwitz, era un vile traditore che nulla ha a che fare con te. Se lui ha rivelato allo S.H.I.E.L.D. dov'era il Tridente di Poseidone, permettendogli di rubarlo, tu non puoi farci niente. So che tu non avresti mai fatto nulla del genere e non vedo perché punirti per qualcosa che ha fatto un'altra persona. Anzi, tu, mio fedele Nihil, mi hai rivelato la base nella quale è stato nascosto il Tridente. Ho detto a Magenta di raggiungerci, voglio vedere se serve fino in fondo la nostra stessa causa come dice. Sbrighiamoci prima che decidano di spostarlo. Non vorrei dover demolire tutte le basi dello S.H.I.E.L.D. per riavere il mio Tridente."
    Verosimilmente il Tridente era ancora lì dove era stato nascosto quando Gershwitz collaborò al suo furto, nella base S.H.I.E.L.D. situata nei pressi di Crestone Peak, un luogo ben lontano dall'oceano fino al quale difficilmente gli Atlantidei si sarebbero spinti a cercare. Peccato che il loro Re non fosse un Atlantideo qualunque e che non avesse problemi a recarsi fino al più remoto anfratto di terraferma, soprattutto per reclamare qualcosa che gli spettava di diritto.

    ***



    La base S.H.I.E.L.D. incastonata in Crestone Peak non era enorme, ma era una delle roccaforti di cui Fury andava più fiero: impossibile raggiungerla via terra senza essere sovrastati dall'alto, semplicemente folle attaccarla per via aerea senza essere avvistati dalla potente tecnologia a disposizione ed essere anticipati in qualunque tipo di offensiva. Soprattutto, la base era totalmente schermata, celata sia agli occhi umani (da una tecnologia olografica in anticipo di almeno cinquant'anni rispetto a quello che un uomo comune potrebbe pensare) sia da qualunque radar o strumento di localizzazione, sempre grazie alla strabiliante strumentazione a disposizione dello S.H.I.E.L.D.. Eppure quel giorno Fury era preoccupato come non mai di trovarsi in quel luogo. Aveva parlato attraverso una telecomunicazione olografica con l'agente Coulson, miracolosamente sopravvissuto all'attacco di Namor, per ascoltare direttamente dalla sua bocca gli avvenimenti delle ultime ore. Una frase di Coulson lo aveva turbato:
    "Signore, Gershwitz è dalla sua parte. Sa in che base si trova il Tridente. Se non lo spostiamo in tempo..."
    Ma il tempo non c'era. Nonostante Namor fosse ancora a chilometri di distanza dalla base, la tecnologia S.H.I.E.L.D. aveva rilevato la sua posizione e la sua direzione, vale a dire la loro base. Spostare il Tridente non aveva senso, significava semplicemente toglierlo dal luogo più sicuro in cui potesse trovarsi per esporlo all'esterno ad una facile cattura. Non restava che una cosa da fare: resistere.
    In quel momento il vecchio Fury era impegnato in un'altra telecomunicazione olografica, quella con Frank Underwood. Il tipo non gli piaceva assolutamente, nonostante le sue abituali indagini non gli avessero portato informazioni compromettenti sul suo conto. In quel momento, però, fra le autorità pubbliche, Underwood era l'unico interlocutore possibile, nonostante non fosse un personaggio semplice, caratteristica questa che mostrò immediatamente dopo aver appreso tutta la situazione proprio da Fury:
    "Dunque avete rivelato ad un atlantideo la sede in cui avete nascosto la più importante arma del loro regno? Come potevate pensare che qualcosa non potesse andare storto?"
    "Ci serviva per guadagnarci la sua fiducia. Ha collaborato solo a patto di vedere dove sarebbe stato nascosto il Tridente."
    "Interessante, soprattutto se a dirlo è un re della menzogna come lei."
    "Non mi faccia la ramanzina! Namor sembrava effettivamente defunto e nessun fottuto muso blu atlantideo si sarebbe spinto sino a Crestone Peak! Nessuno poteva immaginare né che Namor tornasse né che sarebbe tornato nelle veste di Cavaliere di Apocalisse!"
    "No, certo che no."
    "Senta, ci fidavamo ciecamente di Gershwitz. L'Operazione Forchetta è stata imbastita solo dopo anni di collaborazione con l'atlantideo in questione. Non..."
    "Ho capito, Fury, basta. Mi aveva già convinto una frase fa. Forse non aveva convinto se stesso."
    Le occasioni in cui Fury era rimasto interdetto o ammutolito in vita sua si potevano contare sulla punta delle dita di una mano. Da quel giorno sarebbe servito un dito in più per contarle.
    "Non voglio discutere con lei, le priorità sono altre. Deve mandarci dei rinforzi."
    "I miei AWengers sono in arrivo."
    "I suoi AWengers sono due uomini che sono stati facilmente sbaragliati dalla minaccia in arrivo."
    "Non in un posto lontano dall'acqua. E comunque sono solo l'inizio del mio progetto."
    "E lei, con la sua lucente armatura, non viene ad aiutarci? Iron Man si sporcava le mani, non restava dietro ad una scrivania mentre mandava i suoi uomini al massacro."
    Underwood sorrise.
    "Sono un uomo molto più di azione di quanto non sia lei. Lei scende in campo solamente quando l'apice della sua scintillante piramide fatta di bugie e segreti è sotto assedio. Come sta per accadere, fra l'altro."
    Ci fu un lungo silenzio fra i due, poi fu lo stesso Underwood a riprendere la parola:
    "I miei rinforzi arriveranno, che siano due o cento uomini. Ci aggiorneremo al più presto."
    Underwood staccò la connessione e tornò alle sue attività nel suo ufficio di New York, lasciando Fury nella logorante attesa di uno scontro inevitabile e dei suoi rinforzi. Non sapeva, però, che dei due AWengers in arrivo ne sarebbe arrivato solamente uno, cosa che non avrebbe migliorato l'umore del capo dello S.H.I.E.L.D..
    "Fortunatamente ho radunato alcuni dei miei uomini migliori qui. Se Namor pensa di avere vita facile, si sbaglia. Il comitato di benvenuto sarà molto diverso da quello delle Hawaii."

    Vi lascio molta libertà per la ruolata introduttiva e su come giungere in loco: comunicazioni S.H.I.E.L.D., messaggi telepatici, mail letta per caso nella cartella dello spam. Tutto quello che volete, basta che non esageriate. ^_^


    Edited by Jacques Fogna - 25/12/2020, 23:42
     
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    Lo temi, lo eviti. Il destino arriva comunque.

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    Natsu Dragneel liv 11

    Equipaggiamento:
    Sciarpa di Igneel e Auricolare ATLAS


    Legenda:
    Parlato Natsu
    "Pensieri"


    [ENTRO]

    Fuori dal finestrino dell'eliveivolo le montagne scorrevano veloci sotto il mio sguardo... Una grossa scritta, posta sulla fiancata anteriore, rifletteva la luce del sole meglio di uno specchio: S.H.I.E.L.D. La prima volta che avevo sentito quell'acronimo risaliva a poche ore fa, quando la mia "tranquilla" vita da agente ATLAS non era ancora stata stravolta.

    Stiamo sorvolando Crestone Peak. Prepararsi all'atterraggio.

    La voce robotica echeggiò tramite gli altoparlanti, ma io stavo troppo male per capire davvero dove mi stessero portando. Come al solito i mezzi di trasporto si erano rivelati terrificanti e nocivi per il mio fisico. La nausea infatti mi aveva assalito fin da subito, tanto che il piccolo equipaggio si era subito preoccupato per le mie condizioni. Avevo cercato di tranquillizzarli come potevo, ma purtroppo, per un Dragon Slayer come me, era normale soffrire di "mal di qualsiasi veicolo". Così mi avevano abbandonato al mio destino... Maledissi quindi la mia voglia di oziare di questa mattina e sperai che il viaggio finisse presto.

    [Poche ora prima]

    Era "mattino". Mi ero svegliato tardi ed avevo appena finito di fare un'abbondante colazione. Si preannunciava una giornata tranquilla, quando un clock mi trascinò al cospetto di Jimmy. Lo salutai calorosamente, ma dalla sua espressione accigliata non era in vena di scherzare. Recuperai quindi un pò di contegno e mi misi ad ascoltare ciò che aveva da dirmi.
    Mi parlò di strani avvenimenti che negli ultimi tempi stavano sconvolgendo il mondo: fungocosi a Los Angeles, attacchi terroristici a New York, tsunami estremamente anomali alle Hawaii ed altri attacchi dalla portata minore. Mi mostrò anche alcune immagini dei disastri sopracitati, ma la cosa interessante era che sembravano esserci dei responsabili. Vi erano infatti alcune foto non troppo nitide che ritraevano una specie di scienziato, un tizio incappucciato dall'aspetto tetro, un tipo seminudo vestito da sirenetta e un altro ragazzino con una specie di spada fluorescente. Insomma, la situazione (a detta di Jimmy) era già davvero preoccupante perchè quegli individui sembravano fortissimi. All'udire quelle parole cominciai a scrocchiarmi le dita per l'eccitazione di avere qualche avversario forte con il quale confrontarmi, ma i miei bollenti spiriti furono presto richiamati all'ordine. La notizia peggiore (sempre a detta del capo) era che i quattro Araldi erano ai comandi un tizio (brutto forte e di cui c'erano solo immagini vecchie) di nome Apocalisse.

    Allora la situazione è semplice, no? Troviamo il capo, picchiamo il capo ed il gioco è fatto!
    Non è così semplice Natsu... Non riusciamo a trovarlo e non siamo neanche gli unici a cercarlo. Anche lo SHIELD si è mobilitato e ci ha chiesto aiuto.
    Quindi la mia missione è stanare il capo e ...?
    No, non stavolta! Mi interrompe bruscamente il capo.
    Rimasi un attimo interdetto per quel piccolo scatto d'ira. Il capo infatti era solito comportarsi così con i suoi uomini. Certo, manteneva sempre un atteggiamento consono ad un comandante, ma non l'avevo visto così agitato. Nemmeno per quella missione nel deserto...
    La tua missione consisterà nel proteggere un oggetto molto prezioso. Ti sarà spiegato tutto una volta arrivato sul posto. Sarai scortato al cospetto di Nick Fury. Credo che sarà proprio lui a comunicarvi i dettagli.
    Ehm.. E gli altri quindi? Sono già là? Provai a chiedere. Osservando il suo piede che nervosamente batteva sul pavimento.
    Purtroppo sono già impegnati. Al momento sei l'unico disponibile e su cui possa contare. Collaborerai con altri agenti stavolta... Poi lanciò uno sguardo all'orologio.
    La tua missione inizia ora. Hai tempo 35 minuti per prepararti prima che vengano a prelevarti.
    Il tuo equipaggiamento dovrebbe già trovarsi nei tuoi alloggi. Buona fortuna.

    Si trattava chiaramente di un congedo, così lo salutai e mi diressi pensieroso verso la mia stanza.
    Durante il tragitto arpionai al volo un clock di passaggio e gli chiesi cosa sapesse degli altri membri attivi dell'agenzia:

    Jona?
    Attualmente in missione.
    Ancora? Ultimamente non si ferma un secondo quel ragazzino! Allora, quel folle del Fante?
    Attualmente non raggiungibile.
    Cosa? Eccheccavolo, questa mi sembra una scusa bella e buona. Testa ad acquario?
    Non esistono componenti con questo nome.
    Eddai testa di latta! Hai capito no?
    Informazioni non sufficienti.
    Aaaahhhh che fatica con voi cosiii. Mi viene voglia di scioglierti!
    Dai miei calcoli non credo che le assicurerebbe un vantaggio tattico per la prossima missione. Mi passai una mano sul volto con fare esasperato mentre cercavo disperatamente di ricordare tutti i nomi degli agenti che avevo conosciuto.
    Piuttosto dimmi: M-11? Lui si trova sempre in giro!
    Attualmente troppo impegnato.
    Ah, ok... No, aspetta! Troppo cosa? Troppo impegnato? E che diavolo di motivazione sarebbe?! Iniziai a sbottare, ma...
    La sua stanza signore.

    Mi interruppe la macchina volante, per poi tornare ai suoi noiosi compiti. "Va beh, ho capito. Stavolta me la sbrigherò da solo. Spero solo di non annoiarmi troppo a guardare un oggetto..." Pensai.
    Poi mi dedicai a prepararmi per la missione. Come mi era stato riferito trovai sul mio letto un abito elegante perfettamente impacchettato. Lo osservai con la faccia di uno che si chiedeva: "e questo che diavolo sarebbe?" Nell'alzare l'abito però un bigliettino cadde a terra.

    "Stai per incontrare figure di spicco nel mondo dei Super umani. Mi assicurerò che tu faccia bella figura." Firmato: Mr. Woo

    Alzai gli occhi al cielo e mi vestii da pinguino: camicia bianca, pantaloni neri perfettamente stirati e giacca abbinata. Infine osservai con aria di sfida quella che doveva essere a tutti gli effetti una cravatta. Passai i successivi 15 minuti a cercare di metterla, ma senza successo. Fortunatamente un lampo di genio mi illuminò e la usai come cintura! Al suo posto, attorno al collo mi sistemai la sciarpa di Igneel. Riposi i miei soliti abiti nella valigetta nera che mi era stata fornita e per ultimo mi sistemai l'auricolare all'orecchio.
    Meno di tre secondi dopo:

    Signore, è in ritardo. L'attendono all'hangar!

    "Merda! Stupida cravatta!" Uscii dalla stanza a rotta di collo ed iniziai a correre (per quanto questi vestiti me lo concedessero). "Non riesco neanche a muovermi con questi cosi addosso, figuriamoci andare in missione!" Pensai frustrato. Intanto, sul mio letto, erano rimasto un piccolo oggetto. Poteva essere abbastanza importante, ma in quel frangente non ci avevo purtroppo fatto caso...

    Ad attendermi all'hangar vi era una donna mora che mi studiava con espressione seria. I motori di un veicolo che non avevo mai visto erano al minimo, pronti a ripartire. Salii la rampa d'accesso e prima che potessi scusarmi per il ritardo lei mi allungò la mano e si presentò:

    Piacere di conoscerla Signor Natsu Dragneel. Mi chiamo Maria Hill. Sono incaricata di scortarla fino alla nostra base. Allungai la mano con fare leggermente insicuro e strinsi la sua, ritrovandomi in una stretta ferrea.
    Piacere mio, sono Na.. Natsu, ma l'aveva già detto... Non ero per niente a mio agio. Quella stretta mi aveva ricordato un pò il timore reverenziale che provavo per Erza.
    Bene! Mi scuso se salto i convenevoli, ma sarebbe il caso di muoverci.

    Così salii sull'eliveivolo. Il resto è storia.

    [Ora]

    Venni trascinato giù dal mezzo e ciò bastò a farmi riprendere quel tanto che bastava per darmi una sistemata. Mi specchiai in una superficie nera che rifletteva la mia figura. Passai una mano tra i miei capelli rosa e mi sistemai la sciarpa. Il mio look era a dir poco discutibile, ma io mi sentii una celebrità. "Mi mancano solo un paio di occhiali da sole per essere perfetto!"
    In seguito, visto che la nausea se n'era andata ritrovai anche le parole:

    Bene, ora va molto meglio! "Dannatissimi veicoli!" Quindi? Devo incontrare Nicky giusto?
    Chiesi alla mia accompagnatrice con un sorriso smagliante.

    Edited by Betto795 - 17/1/2021, 19:00
     
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    Pazzo Furioso

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    Equipaggiamento: Garmr, Hviske & Aske



    [ENTRO]

    Varg era svogliato.
    Stava guardando la TV, sbaraccato sul divano come un tricheco, mentre mangiucchiava patatine in busta. Alexandra, la sua coinquilina (che lo ospitava insieme al suo fidanzato, Jon) era con lui e, spesso, si appoggiava alla sua spalla, mostrando un'intimità che alcuni avrebbero trovato strana. Quanto a Varg, non aveva il minimo desiderio verso quella mortale e, dall'alto della sua "divina" empatia, aveva capito che, per la donna, significava qualcosa di "bello" e non aveva cuore di fermarla, dato il suo precario equilibrio emotivo (erano giorni molto duri). A conti fatti, pareva non accorgersene proprio, preso da una telenovelas messicana di dubbia qualità che, a dirla tutta, non stava nemmeno guardando. Intanto, però, era tornato Jon con la spesa e, a vedere quella scenetta, rimase tra l'interdetto e il divertito: non si era mai espresso riguardo la vicinanza fra i due, ma, se anche fosse geloso, non lo diede mai a vedere. Si limitò, tuttavia, a sparare una delle sue frecciatine divertenti. Amico, non dovresti essere in giro? L'Asgardiano, assonnato, spostò solo gli occhi. A fare cosa? Disse, sforzandosi di non sbavarsi addosso, mentre Alex emise un verso simile a quello di un gatto. Sai... Erigere templi, portare la tua fede, migliorare la vita della gente... Quelle parole lasciarono il Lupo interdetto e lo scossero, tanto che rispose in maniera particolarmente intelligente (per i suoi standard). Gli Dei di Asgard non sono evangelizzatori, non vanno in giro a tediare il popolo: il nostro è un "libero arbitrio" a tutti gli effetti. Quanto ai templi... Beh, non ci sarebbe spazio, in questa città, per un santuario al mio Signore: richiederebbe troppo spazio. Poi, continuò, dimostrando di nuovo un certo acume che, a conti fatti, non gli apparteneva. E sto già aiutando delle persone, come vedi. Alex farfugliò qualcosa su un pony. Non mi riferivo a Thor, di cui ti riempi sempre la bocca, ma a te. Ormai sei un Dio, qualsiasi cosa significhi, e il popolo deve conoscerti. Varg non diede peso a quel cumulo di idiozie e si grattò il naso, scrostandosi un pò dell'ubiqua pittura di guerra, prima di riprendere il telecomando. Jon sparì in cucina e, come in teatro, apparve Thorunn. Teneva in mano un portatile. Ehi, zio... All'Úlfheðinn faceva ancora un certo effetto quella parola. Ti ho aperto un canale Twitter, così potrai... Thorunn snocciolò una serie di cose che al Lupo parvero inutili e/o mai sentite. Curiosi questi social network, nel futuro abbiamo qualcosa di molto diverso. Disse, come se fosse una cosa di poca importanza. Ah, ti è arrivata un'E-mail. L'avevi lasciato sul tavolo. E gli porse il suo medaglione, che pareva già acceso. Quel bagno nella tecnologia midgardiana lo aveva ubriacato, ma vedere Garmr lo risvegliò quasi di colpo, come se avesse attivato una sorta di strano sesto senso.
    Beh, che succede? Chiese la bambina, che aveva captato il cambio di umore. Non so dirtelo, ma credo di sapere già di cosa si tratti. Forse la verità era che aveva "annusato" la notizia. Ad ogni modo, durante la sua ultima avventura per lo S.H.I.E.L.D., quasi per scherzo/gioco, gli era capitato di aprire una casella di posta presso l'organizzazione e, dopo essersi fatto spiegare per bene da Thorunn cosa significasse, aveva intuito che la cosa avrebbe portato alcuni frutti. La casella di posta rispondeva all'improbabile "[email protected]" e, per Thorunn (che ne sapeva un pò, di tecnologia), quel ".tho" rimaneva un mistero.

    Qualche tempo dopo, erano in Treno, tutti e quattro.
    Non posso credere che sia la tua prima volta! Disse Alexandra, visibilmente stupida. Effettivamente, è qualcosa di molto strano... Ma ci sta. Varg guardava dal finestrino: dopo aver provato un veicolo dello S.H.I.E.L.D., gli pareva tutto molto miserabile, ma non si sognò di esprimere questo pensiero ad alta voce. Però era contento che esistessero cose come "gli Autobus": senza di essi, avrebbe avuto molti problemi nell'arrivare in Colorado.
    Quando Varg aveva letto (ascoltato, meglio) la Mail (spegnendo il dispositivo subito dopo la parola "Crestone Peak", per risparmiare tempo), avevano sentito tutti, dunque l'Úlfheðinn si era "spogliato" della sua pigrizia, assumendo un portamento molto serio (che, però, fece sogghignare la bambina). Devo recarmi lì, in Colorado. Aveva detto, prima di andare in bagno a ripassarsi le pitture di guerra. Nessuno disse nulla, ma Thorunn andò a prepararsi. Finì che lo accompagnarono anche Jon e Alex, dal momento che parve chiaro a tutti che non aveva idea di come fare per arrivarci e, oltretutto, quando gli venne proposto di prendere un mezzo pubblico, la sua faccia dubbiosa fece capire tutto a tutti. Così diamo un'occhiata al Colorado, è un pò che vogliamo farlo. Aveva detto Alex. E dunque erano partiti, era "un viaggio della speranza" con tutti i crismi. L'aeroporto era da scartare per ovvi motivi, sebbene, a loro insaputa, un agente S.H.I.E.L.D. era ad attenderlo al'aeroporto di NY. Del resto, Varg aveva spento subito l'aggeggio e nessuno aveva fatto domande. Nè avevano provato a fermarlo.
    Da New York (Stazione di Pennysilvania) avrebbero preso il primo mezzo, un treno, verso Chicago: diciannove fermate spalmate in altrettante ore. Arrivati nella Metropoli dell'Illinois, Thorunn ebbe il tempo di mangiare un Hotdog ("uno de migliori mai mangiati!" aveva commentato), prima di prendere un altro treno. Il primo treno, chiamato "Lake Shore Limited", non suggeriva pensieri positivi, ma questo, denominato "California Zephyr", prometteva ben altro. Ma non le mantenne. Diciotto ore e quindici minuti dopo erano arrivati alla Union Station di Denver. Passarono quel tempo dormendo (Varg e Alex), leggendo (Jon) e smanettando sul tablet di Jon (Thorunn), occasionalmente parlando del più e del meno. A Denver mangiarono qualcosa di decente tutti e quattro (diverso da delle dannate merendine) e Varg si ricoprì di gloria battendo un camionista enorme in una sfida di cibo (ne riparleremo un'altra volta). A Denver presero un autobus il cui capolinea era Las Vegas, sebbene loro si sarebbero fermati prima, a Pueblo: due ore e mezza circa, col bagno fuori uso. Erano quasi arrivati.
    L'ultimo autobus, da Pueblo alla Cittadina di Crestone (127 persone, al censimento del 2010) avrebbe richiesto tre ore e mezza.
    Crestone era una cittadina montana, fredda quasi come Nifelheim e apparentemente disabitata. Durante il viaggio, Thorunn aveva scoperto che era diventata famosa come "polo multireligioso", riempiendosi di templi delle fedi più disparate, anche le più lontane (geograficamente parlando). Era d'uopo, quindi, far visita agli Dei. Per prima cosa, comunque, accompagnarono Jon alla piccola Sinagoga, lo attesero nella neve, mentre Alex fumava una sigaretta. Poi si recarono al Tempio Dedicato alle Divinità di Asgard: una pacchianata new age piena di ghirlande e bottiglie vuote lasciate fuori dall'ingresso. A Varg, però, non importava: si recò sotto l'effige del Tonante (una rappresentazione antica, ben diversa da quella moderna) e osservò la statua per lunghi minuti, senza dire niente.


    Thorunn lo seguì, ma rimase per meno tempo, vagamente disgustata dall'aria trasandata del Tempio. Sembrava esserci stato, magari qualche giorno prima, un Rave o qualcosa di simile.
    Hai salutato tuo papà? Chiese Alex. Si, sebbene non abbia mai avuto quei baffi, da che mi ricordo. Jon, notando la porta semiaperta, diede una sbirciata all'interno.
    Perchè non si inginocchia? Sta fermo sotto la statua come se fosse suo pari. La bambina rispose prontamente. Per i Popoli del Nord, sin dall'Età del Ferro, se non prima, gli Dei sono sempre stati qualcosa con cui contrattare. Non sono entità da pregare affidandovi la propria vita ciecamente. E' più qualcosa come... Thorunn si toccò il mento con la mano. ... Un baratto. Tu dai qualcosa, un sacrificio, e l'altra parte ti da qualcosa. Un "Do Ut Des", potremmo dire. Jon era molto incuriosito. Non sono figure rassicuranti. Gli scappò di dire. Non saprei, ma un detto comune è "gli Dei aiutano chi si aiuta da se". Alex, in tutto ciò, osservava l'orizzonte coperto di neve e nebbia. Poco dopo Varg uscì dalla costruzione e riprese la sua aria sorniona. Amici, vi ringrazio sentitamente. Ma, ora, dobbiamo andare. Abbiate cura di voi. Disse, abbracciandoli uno ad uno. Loro non dissero niente e lui continuò. Vi devo un favore. Poi, presa per mano la bambina, le chiese. Fai tu strada? Lei annuì e si sollevò in volo, tenendolo ancora per la mano. I due umani, che si stringevano nei vestiti per il freddo, li videro sparire nella nebbia.
    Sono circa cinque miglia in direzione sud-est, se ho letto bene. Urlò per sovrastare la bufera. Loro, da Asgardiani, si sentivano a casa. Mi fido, vai.
    Raggiunsero la Crestone Peak pochi minuti dopo: Thorunn ne ricordava la foto, vista su internet. Quella è la vetta. Dove sta la base? Chiese. Non ne ho idea. Vola finchè non vedi qualcosa! E, sbuffando, Thorunn annuì. Avrebbero volato finchè non avessero visto qualcosa di simile ad una costruzione di foggia umana e, se l'avessero vista, vi si sarebbero diretti. Inoltre, se fossero arrivati vicino alla costruzione, Varg si sarebbe avvicinato al portone, battendovi sopra con la mano chiusa a pugno.
    Aprite, per la Barba di Odino! Avrebbe detto.

    Edited by TronoNero - 11/1/2021, 10:40
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    PG: Magenta
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    MAGENTA
    ...e così si erano lasciati alle spalle l'arcipelago delle Hawaii ma non certo per trovare ristoro presso i fondali marini.
    Aquarius bramava ardentemente prendere parte all'apocalittico scontro presagito da una moltitudine di eventi concatenati ma, ahimè, l'Armageddon doveva attendere poiché i preparativi non erano ancora stati ultimati...
    Pazienza, beh, quella certo non le mancava e avrebbe fatto tutto il necessario per agevolare gli eletti di En Sabah Nur in quella fase preliminare, nel caso specifico, aiutando il signore di Atlantide a recuperare qualcosa di davvero prezioso per lui, un'arma che gli avevano sottratto e che adesso andava recuperata ad ogni costo.
    Fortuna che il traditore, seppur Namor si ostinasse a non definirlo tale, aveva intrapreso un rapido processo di redenzione; era stato la causa del problema ma adesso incarnava la chiave di volta per risorverlo giacché era l'unico (della loro fazione) a conoscere l'esatta ubicazione del famigerato tridente cui davano la caccia.
    Il cavaliere di Apocalisse fu chiaro e conciso nel dare istruzioni alla nuova alleata, le ordinò di recarsi a Crestone dove si trovava una base della S.H.I.E.L.D. e l'artefatto sottratto che, a detta di Nihil, avrebbero trovato custodito al suo interno.
    La geografia del pianeta Terra non aveva ormai segreti per l'astriana e recarsi alla meta designata le costò lo sforzo di un pensiero ma il problema era un altro: che fare una volta lì?
    In che modo avrebbero agito?
    Volevano accedere di soppiatto o prodigandosi in un'entrata plateale che desse un metro di paragone a chi stava lì dentro per rendersi conto che aveva come opzioni la resa o la morte?
    Non voleva certo rovinare i piani del marinide, quindi una vola giunta in volo nello spazio aereo che sovrastava la vetta descritta da Gershwitz, rimase sospesa fra le nubi che oscuravano il cielo come prima di un temporale osservando il panorama sottostante in cerca di qualunque anomalia sebbene di edifici non vi fosse l'ombra.
    Era abbastanza logico: che razza di base si sarebbe potuta definire segreta se chiunque potesse individuarla tanto facilmente?
    Magenta non lo sapeva ma gli agenti avevano adottato un sistema simile a quello da lei fruito per occultare Cristal Town.
    Avrebbe atteso pazientemente l'arrivo degli uomini pesce ma un oggetto o soggetto volante entrò nel suo campo visivo e forse sarebbe stato quello a farle da guida verso l'accesso tenuto nascosto; non lo avrebbe perso di vista...
    Si separò da uno dei cristalli incaricandolo di avvicinarsi; nonostante la sua acuta vista era troppo distante per capire di cosa o di chi si trattasse effettivamente mentre Vektor avrebbe guardato molto meglio avvicinandosi a quello che avrebbe riconosciuto come l'umanoide infilzato sulla spiaggia dal servo di Namor.
    La statua vivente rimase entro la distanza limite di cento metri dal gingillo, arretrando di un millimetro avrebbe innescato il teletrasporto forzoso che avrebbe ricollocato lo psicocristallo al suo interno.
     
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    Probabilmente Natsu non si rese conto che la procedura che l'elivelivolo stava seguendo era anomala. In condizioni normali, infatti, il mezzo dello S.H.I.E.L.D. avrebbe visto scomparire l'ologramma che nascondeva la base segreta (posta a centinaia di metri di altezza) e si sarebbe infilato direttamente nel tunnel che portava all'hangar all'interno della montagna. Da qui, poi, era possibile accedere alle altre stanze della struttura, fra le quali i "magazzini" nei quali si trovavano oggetti di diverso valore (fra cui proprio il Tridente di Poseidone) e gli uffici di Fury.
    L'elivelivolo, tuttavia, atterrò ai piedi della montagna, la cui base era colorata da qualche timida zolla verde e nient'altro. Scesi dal mezzo, Maria Hill spiegò immediatamente ad un inconsapevole Natsu il motivo per il quale la situazione, apparentemente normale, non lo fosse assolutamente:
    "Un paio di fonti di energia sono state rivelate qui sopra di noi. Siamo osservati e siamo ragionevolmente sicuri che non sia un alleato. Non possiamo rischiare di entrare nella nostra base spalancando le porte al nemico. Fortunatamente stavolta giochiamo in casa."
    Detto questo, portò rapidamente l'indice ed il medio della mano destra all'orecchio per pronunciare una singola parola:
    "Fuoco."
    Come diede l'ordine, a diversi metri d'altezza da loro un missile di medie dimensioni uscì silenziosamente e rapidamente da un incavo nascosto della montagna, diretto verso il cristallo di Magenta.
    Maria Hill poi aggiunse altro al suo interlocutore, quasi come se volesse giustificare quella scelta:
    "Qualunque cosa sia, non possiamo correre nessun rischio. Mi assumo la responsabilità di qualunque errore, che accetto di commettere per la causa.
    In effetti le valutazioni di Maria Hill erano state piuttosto veloci. Non tanto quanto sarebbero potute sembrare a Natsu però, visto che la Hill era stata informata da qualche minuto della presenza anomala su di loro. Poteva essere qualunque cosa, ma visto che la base S.H.I.E.L.D. aspettava ospiti illustri, bisognava anticipare qualunque mossa. D'altronde, non sarebbe stata la prima volta che lo S.H.I.E.L.D. agiva cinicamente e, magari, commettendo degli errori.
    Se il missile avesse colpito il cristallo lo avrebbe sensibilmente danneggiato, ma se fosse stato neutralizzato la sua esplosione avrebbe comunque allertato Namor, ancora in volo ma ormai non troppo distante dalla sua meta.

    Nel frattempo, all'interno della base, Fury era in una delle sue stanze a parlare con uno dei suoi agenti:
    "Questa missione potrebbe richiedere misure estreme. Namor non deve assolutamente mettere le mani sul Tridente. Piuttosto che lasciarglielo preferisco far crollare tutto Crestone Peak, intesi?"
    L'agente annuì.
    "A proposito di misure necessarie, ho radunato tutte le forze che potevo e ho deciso che è il momento adatto per reintegrare l'agente Mahone."
    L'agente inarcò il sopracciglio.
    "Lo so, non abbiamo avuto modo di testare la sua affidabilità, la sua... stabilità, ma oggi non possiamo concederci il lusso di rifiutare una mano da nessuno."
     
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    A quanto pare gli eventi non sarebbero filati lisci come me li ero immaginati. Maria Hill infatti mi informò che qualcuno stava volando proprio sopra quella zona. Provai ad aguzzare la vista verso il cielo. Era parzialmente nuvoloso, quindi se ci fosse stato davvero qualcosa poteva essere nascosto dietro le nuvole.

    Mah, non saprei, da quaggiù non mi sembra di vedere nie...
    Fuoco.

    Ordinò la donna prima che riuscissi a finire la frase. Volsi quindi lo sguardo verso la sua direzione. Lei invece, con il suo sguardo severo, scrutava verso l'alto, per vedere se il missile lanciato andasse a segno. Nell'osservare quella determinazione un brivido di familiarità mi corse lungo la schiena, ricordandomi per la seconda volta la donna più forte di Fairy Tail. "Questa donna potrebbe essere la copia di Erza." Pensai deglutendo a disagio.

    Qualunque cosa sia, non possiamo correre nessun rischio. Mi assumo la responsabilità di qualunque errore, che accetto di commettere per la causa.
    Ehm, si ma certo... Comunque sono qui al suo servizio, quindi se ci sarà da combattere può contare su di me!

    Le dissi ritrovando un pò di fiducia. Poi tornai a rivolgere la mia attenzione al cielo e per un attimo mi sembrò di notare dei luccichii anomali. Strizzai gli occhi per cercare di vedere meglio, ma nulla."Boh, me lo sarò immaginato." Infine riportai i miei pensieri a qualcosa di più immediato:

    Certo che se dovrò combattere questi vestiti che mi ha dato Jimmy non saranno molto adatti.

    Le comunicai mentre iniziavo a slacciarmi il primo bottone del colletto della camicia, per respirare un pò meglio. "Se Happy fosse qui mi prenderebbe sicuramente in giro perchè sembro un damerino." Pensai sorridendo tra me e me per quella considerazione.
    Fortunatamente avevo con me la valigetta con i mei soliti abiti. "O magari verrò scortato nella zona d'equipaggiamento. Chissà che se anche qui sono pieni di cose fighissime come all'agenzia!" E mentre fantasticavo su quello mi brillavano gli occhi per l'eccitazione!
     
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    Ovviamente nè Varg nè Thorunn si accorsero del cristallo di Magenta.
    Del resto, tale affare si era posto dietro di loro e non c'erano motivi per cui i due Asgardiani si girassero. Continuarono, dunque, a girare senza sapere di essere seguiti da un nemico verso cui Varg aveva giurato vendetta.
    Beh, vedi qualcosa? Chiese il guerriero. No, ma posso dirti che la tormenta sta diminuendo. Disse con una sicurezza tale che il Guerriero Lupo alzò gli occhi. Non gli parve di vedere alcun cambiamento. Come fai a dirlo? Chiese, prima di rendersi conto di quanto fosse idiota. Lo so e basta. Rispose la Figlia del Tonante, mentre aveva le narici dilatate quasi stesse annusando l'aria: ebbene si, buon sangue non mente.
    Qualcosa si avvicina a grande velocità, davanti a noi! Disse all'improvviso la bambina e l'Úlfheðinn aguzzò al vista, vedendo effettivamente una sagoma dai contorni molto vaghi che, però, si ingrandiva sempre di più. L'istinto che viveva all'interno del guerriero si svegliò in un attimo e Varg pronunciò poche parole, prima di sfoderare l'ascia. Al mio tre, lasciami e vola più in alto che puoi. Disse. Eh? Ma che dici? Al chè Varg rispose tirando fuori un tono "da padre" che stupì Thorunn e che avrebbe stupito anche se stesso se non fosse stato così preso dalla situazione. Fai come ti dico. Lei stette zitta. Uno... Riferì, tendendo il braccio destro, armato di Hviske, dietro di lui. I tendini e le vene di quell'arto parvero gonfiarsi, mentre il guerriero inspirava. Due... La stretta si fece più forte e il legno Asgardiano parve scricchiolare leggermente. Passò un altro istante, poi, mentre mosse il braccio, urlò. TRE! E, fatto ciò, avvennero due cose. Uno: lanciò la sua arma, di modo che ruotasse continuamente (rendendola, di fatto, una sorta di "ventilatore" ambulante) verso la sagoma. Due: con uno strattone, la ragazzina liberò il braccio del guerriero e schizzò via con tutta la forza che poteva, diretta verso l'alto e con la spada in pugno. Il tempo, per Varg, parve scorrere a rallentatore mentre vedeva la sua fidata arma dirigersi verso quella "cosa" e, poco dopo, senza che capisse bene cosa stava succedendo, scoppiò tutto.
    Forse l'ascia aveva tagliato in due il missile facendolo esplodere, o forse era bastato il semplice contatto, fatto sta che l'esplosione colpì un Varg sospeso a mezz'aria che, impossibilitato a far forza sul terreno, si ritrovò a non potersi difendere in alcun modo. Non riuscì nemmeno a prendere lo scudo, tenuto sulle spalle: potè solo coprirsi il volto con le mani e girarsi di qualche grado, di modo che l'onda d'urto lo colpisse sul deltoide e il fianco destro. Volò via di diversi metri, mentre malediceva, come faceva sovente, il nome di Hela e il suo dannato inferno gelato, apparentemente non troppo dissimile da quella landa desolata. Qualche istante dopo impattò su una montagna vicina, creando una sorta di cratere e buttando via tutta l'aria che aveva trattenuto nell'impatto. Rimase adagiato in quella sorta di "divano" naturale per qualche secondo, rima di grugnire e farsi forza per "alzarsi". Questo lo fece cadere di diversi metri, atterrando sugli stivali e facendo un ennesimo cratere, questa volta doppio. Una volta a terra, sputò un pò di sangue e imbracciò lo scudo. Gli venne in mente come una sensazione di dejavù: era la seconda volta che, all'inizio di un'avventura per lo S.H.I.E.L.D., saltava in aria, sebbene questa volta l'esplosione fosse stata molto meno violenta.

    CHI!? Urlò a pieno polmoni, visibilmente arrabbiato.
    Thorunn intanto, essendo sfuggita quasi del tutto all'esplosione (si era trovata solo un pò sbalzata all'indietro, ma era riuscita, grazie alla sua capacità di volare, a riassestarsi), guardò in basso, non vedendo molto ma sentendo la voce tonante del suo... Tutore? Sentendosi improvvisamente osservata, più per istinto che per altro, decise di non urlare a propria volta e decise di dirigersi verso la fonte della voce.
    Chi osa attaccare Varg l'Úlfheðinn, emissario di Thor? Sollevò il braccio, come tante volte aveva visto fare al Padre di Tutti. L'ascia gli tornò in mano, novello Mjolnir, e il Lupo si sentì dannatamente bene. Certo, mancavano i fulmini e le piccole scariche elettriche, ma era sicuro di aver fatto molta scena, afferrando la sua arma a mezz'aria dopo averla mandata verso il nemico. Essa era tornata visibilmente annerita dall'esplosione, ma, tutto sommato, intatta. I suoi glifi erano illuminati di un rosso vivo e aveva iniziato nuovamente a sussurrare, sebbene, Varg si accorse, il suo chiacchiericcio appariva meno incomprensibile del solito. Il Mio Signore aveva ragione. Pensò, ritornando con la mente alle parole di Thor, dopo il suo combattimento contro Karnilla la Maga. Vi erano delle forze, racchiuse in quell'arma e, forse, quel guerriero era riuscito a comunicare con esse. Ma c'era tempo per quello.
    Con l'ascia e lo scudo in pugno, si diresse verso la direzione da dove, secondo lui, era partito quel missile, notando effettivamente che la visibilità stava migliorando sensibilmente. Era arrabbiato, sì, ma non totalmente furioso: a conti fatti, quell'esplosione gli aveva fatto ben poco, ma non era il modo di dargli il benvenuto. Apparve Thorunn.
    Hai visto? Chiese Varg, perdendo la serietà per un attimo, guardando la sua arma. Thorunn lo guardò come come un uomo che osserva il suo cane dopo che questi aveva ripreso la palla. Si, davvero bello... Disse, senza alcuna traccia di convinzione, ma per l'Asgardiano bastò. Dobbiamo dirigerci verso la fonte di... Quella cosa. Non aveva ancora avuto modo di capire cosa fosse. Era un missile, comunque. Gli prese la mano, continuando a volare, a poca distanza dal terreno, verso la medesima direzione che stava seguendo "suo zio". Tu, pusillanime! Gridò nuovamente. Smettila di fare tutto questo baccano... Non è così male avere un pò di effetto sorpresa! Ma lui non l'ascoltò nemmeno. Ti pentirai di quello che hai fatto! E, nel dire questo, teneva l'ascia puntata in avanti.
    Se non fosse successo niente, entro pochi secondi sarebbero arrivati ad un punto tale da poter vedere due sagome a terra: la Hill e Natsu, entrambe persone che Varg non aveva mai visto e/o conosciuto nemmeno lontanamente. Sarebbero scesi a terra tutti e due (sebbene Thorunn apparisse piuttosto riluttante). Varg notò che la Hill aveva gli stessi vestiti del suo amico Coulsson e questo parve bloccarlo un attimo, l'altra persona, invece, sembrava fuori posto, con quei suoi strani capelli. Sto su Midgard da qualche anno, ormai, e ancora non ho visto tutte le sue stranezze. Pensò, angustiato. Thorunn riconobbe l'uniforme S.H.I.E.L.D., ma non la donna. Del resto, come avrebbe potuto? Varg, abbassa le armi, credo siano amici... Pronunciò, col tono meno convinto possibile.
    Dichiarate i vostri nomi! Io sono Varg, Guerriero Lupo di Asgard! Non aveva smesso di puntarli con la sua arma. E lei è la mia... Uhm... Assistente! Le puntò gli occhi addosso e il suo sguardo comunicava perfettamente un "forza, inventati qualcosa!". Si... Certo... Sono Þrúðr! Nella foga di rispondere, aveva detto il nome di un'altra figlia di Thor, quella che, secondo le profezie, era destinata a diventare una Valchiria. Ovviamente non sapeva chi fosse, nè l'aveva mai incontrata (se mai fosse esistita), ma conosceva bene quelle storie: erano la sua eredità. Aveva la spada nella mano destra, ma, a differenza dell'energumeno vicino a lei, niente faceva intendere che volesse combattere. Anzi, sembrava piuttosto scocciata.
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    PG: Magenta
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    MAGENTA
    L'intuizione di mandare uno psicocristallo in avanscoperta si rivelò quantomeno azzeccata viste le contromisure adottate dall'intelligence S.H.I.E.L.D. per proteggere quel posto.
    Bastò di fatto che quel minuscolo costrutto violasse lo spazio aereo sovrastante la base occulta per innescarne le difese e niente di meno che un razzo partì in direzione del cristallo.
    Magenta si allontanò fluttuando all'indietro di pochi centimetri e ciò fu sufficiente a forzare la ricongiunzione del gioiello con colei che lo aveva espulso dal proprio corpo.
    Scarlet poté godersi quel fuoco d'artificio da una posizione privilegiata, senza doversi preoccupare se non di quel venticello che fu l'onda d'urto generata dalla detonazione.
    Qualcun altro era stato meno fortunato, di trattava del bizzarro figuro incontrato sulla spiaggia di un'isola ben distante, Sektor lo aveva intravisto un attimo prima di venir sottratto all'esplosione e Aquarius non poté far a meno di riconoscerlo; per quanto insignificante, rimaneva un soggetto particolare, di quelli che ti rimangono impressi...
    Certo lei, di nuovo, non era lì per lui e ancora era indecisa sul come procedere.
    Anche stavolta non era solo ma con lui non c'era il mutante rigenerante; l'esperienza le aveva insegnato a muoversi con cautela, forze gli avevano affiancato un collega più capace e la statua vivente non amava le sorprese.
    Non si sarebbe ancora palesata, non finché avesse fatto la sua comparsa il suo attuale mecenate o finché qualche sprovveduto, suo malgrado, le avesse rivelato la locazione dell'accesso al covo.
    L'astriana continuò dunque a monitorare lo svolgersi degli eventi dall'alto dei cieli come un falco cacciatore in attesa di scendere in picchiata sull'eventuale preda.
     
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    Ogni volta che l'agente Alexander Mahone era stato costretto a tenere un colloquio per dimostrare di poter essere di nuovo un elemento valido per lo S.H.I.E.L.D. aveva rivissuto quello che era stato il suo calvario negli anni di servizio. Non i primi, in cui si era distinto come giovane e brillante agente FBI, con un talento naturale per la profilazione è la ricerca di serial killer e, più in generale, criminali di ogni livello.
    Il suo turning point fu la cattura Oscar Shales, serial killer che fu acciuffato solamente dopo che aveva mietuto tante, troppe vittime, principalmente donne. L'irrisione di Shales nei confronti di Mahone durante la loro "danza" - come lo stesso Shales l'aveva definita - aveva portato l'agente ben oltre il limite di quanto potesse sopportare, tanto da spingerlo a farsi giustizia da solo piuttosto che consegnarlo alle autorità; circostanza questa che, almeno ufficialmente, non fu mai resa nota. I tormenti e i sensi di colpa portarono Mahone in un baratro che la conseguente tossicodipendenza non fece che rendere più profondo. Quando gli psicofarmaci e le droghe comuni non furono più sufficienti per tenere calmo l'irrequieto agente F.B.I., ci fu il definitivo "salto di qualità" nel consumo di stupefacenti. Mahone fu uno dei primi privilegiati a poter provare quella che iniziò ad essere conosciuta come Drugblin. Qualche folle era riuscito a mettere le mani sulla formula di Goblin ed aveva speso tempo e risorse nello studiarne tutti gli effetti. Al di là di quello che poteva interessare il potenziamento fisico, la grande intuizione fu quella di focalizzarsi su come affliggesse la mente, aprendo un mondo di possibilità fino a quel momento inesplorato. Il risultato di anni di sperimentazioni fu proprio la Drubglin, una potentissima droga che portava a visioni e deliri ma che, una volta esauriti, conducevano ad uno stato di calma (o forse apatìa) assoluto. Solo per un po', ovviamente, altrimenti che droga sarebbe?
    Non molti erano in grado di sopravvivere alla Drugblin: chi non reggeva fisicamente, chi invece durante i deliri finiva per togliersi la vita (volontariamente o meno). Ma Mahone non era un tossico qualunque. Era un agente addestrato, fisicamente molto prestante. Inoltre non era più un tossico di primo pelo e aveva passato diversi anni a combattere demoni che la Drugblin poteva ingigantire solo fino ad un certo punto. Il consumo di questa sostanza da parte di Alexander fu spasmodico. Arrivò ad assumerne talmente tanta che, nonostante il principio attivo principale fosse rivolto alla mente, la droga iniziò ad avere effetti collaterali anche sul suo corpo. Lentamente Mahone iniziò ad acquisire una forza decisamente più che umana. Per quanto le sue doti fisiche non potevano assolutamente paragonarsi a quelle di un vero Goblin, era chiaro che il suo corpo fosse comunque qualcosina più che umano. Questo lo aiutò ad affrontare alcuni supercriminali ed ottenere ulteriore ribalta, molta di più di quella che gli sarebbe fruttata inseguendo serial killer o evasi di prigione. Fu così che il salto di carriera di Mahone fu inevitabilmente lo S.H.I.E.L.D., abituato a ben altro tipo di minacce rispetto l'FBI. Nello S.H.I.E.L.D., però, certi segreti non rimangono tali e il suo problema di tossicodipendenza fu ben presto scoperto.
    Dal momento della denuncia dei suoi superiori, iniziò un lungo e doloroso periodo di disintossicazione. Grazie alle possibilità dell'agenzia di Fury la riabilitazione fu resa un ostacolo non insormontabile (come di solito avviene). Verrebbe da chiedersi perché lo S.H.I.E.L.D. spende risorse per far ripulire un tossico, ma è noto come tante volte non si sia fatto scrupoli a ricorrere a strumenti non convenzionali; un agente potenziato dalla formula di Goblin sicuramente lo era.
    Quella mattina, dunque, di fronte all'ennesimo colloquio con un superiore, non si aspettava di sentirsi rivolgere le parole che tanto aveva atteso:
    "Ormai è pronto e, se anche non lo fosse, il suo contributo è essenziali di questi tempi. Tanto gli effetti collaterali dovuti alla Drugblin sono scomparsi."
    "Quindi io sarei scomparso, Alex? Questo mi ferisce profondamente."
    Un uomo con addosso il costume di Goblin parlava alle spalle di Mahone tenendogli le mani sulle spalle ed avvicinando il suo ghigno disturbato al suo orecchio destro. Era un peccato che solo Mahone potesse vedere quella figura che raramente smetteva di fargli compagnia e che gli altri non potevano vedere. Ormai aveva imparato a gestirla, anche se ogni tanto cadeva ancora nell'errore di rispondergli, ma ovviamente non poteva farlo davanti al suo superiore.
    "Oooooh, mi ignori? Lo capisco questo invece. Servirà per poterci divertire più in là. Sul campo."

    *****



    Mentre Varg si presentò di fronte alla Hill e a Natsu, Mahone era già stato mandato sul campo ancor prima che Magenta fosse rilevata, pronto ad intervenire. Era dotato di un paio di pistole e di un fucile, che già imbracciava, mentre indossava un'uniforme totalmente nera, con il logo dello S.H.I.E.L.D. su entrambe le braccia e sul petto tinteggiato da linee dorate, dello stesso colore del risvolto dei guanti e degli stivali, entrambi un tutt'uno con il resto della divisa. Mentre si stava avvicinando, la Hill stava già interloquendo con l'asgardiano:
    "Eri tu la fonte di energia rilevata?"
    La Hill si rivolse a Varg sapendo benissimo chi fosse, ma non ripensò che la conoscenza non era reciproca. La frase della Hill fu però sentita dalla base S.H.I.E.L.D., in perenne collegamento con lei, e prontamente rispose:
    "Ci risulta che la fonte di energia rilevata sia ancora sopra di voi."
    La risposta fu udibile da tutti i presenti, che la Hill guardò con rinnovato stupore. Fu in quel preciso momento che Mahone raggiunse il campo e, senza neanche presentarsi, esclamò:
    "Per situazioni come queste mi hanno mandato qui fuori."
    Mahone premette una specie di pulsante sulla sua uniforme e dopo pochi secondi comparve alle sue spalle arrivò una sorta di aliante, sul quale salì con un rapido balzo per poi dirigersi in volo direttamente verso la direzione in cui si trovava Magenta.
    "Oooooh ma allora mi pensi ancora? Sono commosso, AHAHAHAH!" disse l'uomo vestito da Goblin, mentre lo seguiva col suo aliante molto meno freddo e più pittoresco.
    "I dottori mi hanno detto che mi avrebbe aiutato ad esorcizzare."
    Guidato dal radar incorporato nel suo mezzo volante, una volta giunto in prossimità di Magenta, Mahone avrebbe utilizzato il fucile che non aveva mai smesso di imbracciare per sparare un'onda sonica contro la statua di cristallo, con l'intento tanto di ferirla fisicamente quanto di stordirla.
    Tutto questo mentre Namor era ormai molto vicino a giungere sul luogo.

    Spero sia chiaro, altrimenti la reputo una mia sconfitta, ma il Goblin è un'allucinazione. Nel dubbio lo specifico.
     
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    Il missile lanciato dalla base detonò colpendo qualcosa in volo, ma dalla mia posizione faticavo a vedere cosa o chi potesse aver colpito. Dopo l'esplosione però fu ben visibile un piccolo puntino nero che precipitò al suolo.

    Bel Colpo! L'abbiamo preso!

    Esultai, ma la Hill non sembrava essersi tranquillizzata. Probabilmente aspettava di avere le prove... Così mi ammutolii di nuovo mettendomi in attesa a mia volta.

    Non passò poi molto prima che comparvero all'orizzonte due strani personaggi: si trattava di un uomo e di una donna. Indossavano entrambi vestiti molto particolari ed arrivarono volando a pochi metri dal suolo. Tra i due l'uomo sembrava leggermente abbrustolito ed emanava un forte odore di fumo ed esplosivo. Sicuramente era lui ad essere stato colpito dal nostro missile e ciò mi sorprese abbastanza visto che sembrava essere decisamente tutto intero.

    Dichiarate i vostri nomi! Io sono Varg, Guerriero Lupo di Asgard! E lei è la mia... Uhm... Assistente!

    "Questo lupo di Azard dev'essere un tipo in gamba! Si è preso un missile in faccia e sta una favola! A parte l'odore di gallina strinata." Pensai trattenendo un sorrisetto. Nonostante si fosse presentato in modo abbastanza pacato, l'omone (infatti era pieno di muscoli) ci stava tenendo sotto tiro con la sua ascia. "Beh, forse neanche io sarei tanto contento di essere accolto con un missile... Comunque:"

    Piacere di conoscervi Lupo ed Assistente. Io sono Natsu, il Drago di Fairy Tail!
    Dissi con fierezza facendo un passo avanti verso la coppia.
    Sono qui per proteggere questo luogo.
    Poi, dopo una breve pausa, aggiunsi:
    Ti stai presentando davanti a noi ad armi sguainate. Sei qui per essere nostro amico O, nostro Nemico?

    Sottolineai l'ultima parola con un tono leggermente minaccioso, mentre l'aria attorno a me si scaldò in modo anomalo. Probabilmente i due Asgardiani avrebbero avuto una strana impressione; come quando si guarda sopra la fiamma di una candela.
    La Hill però riprese subito le redini della situazione e chiese al Lupo se era lui la fonte d'energia che avevano rilevato. Parlò in modo diretto e senza giri di parole, saltando completamente i convenevoli. Alzai quindi un sopracciglio con fare interrogativo. L'aveva interpellato come se fosse un amico di vecchia data. Probabilmente un amico non troppo simpatico, ma l'uomo non aveva dato l'impressione di conoscerla. Prima che potessimo ricevere altre spiegazioni però una voce risuonò nell'aria, udibile a tutti e ci informò che la fonte d'energia era ancora presente.
    Nessuno di noi però aveva aperto bocca. Mi girai anche su me stesso, ma non era comparso nessun altro.

    Per la barba del Master! Quella base parla!

    Esclamai appena prima che un terzo uomo fece la sua comparsa uscendo proprio dalla base.
    Indossava una divisa simile a quella di Maria ed imbracciava un fucile. Poi saltò su un affare volante e dopo aver detto una frase davvero strana sfrecciò via verso il cielo.

    In quel preciso istante il mio volto si fece serio.

    Qualunque cosa accada, devo avere uno di quei cosi.

    Dissi a mezza voce con il tono più serio del mondo. Osservando i miei occhi però era possibile notare che stessero brillando come quelli di un bambino davanti ad una scatola di caramelle.

    Scusate il ritardo per un post che non ha portato a grandi sviluppi per la storia, ma non potendo volare non posso fare molto per ora XD

    Per Jacques: si capiva molto bene che il Goblin era un'allucinazione ;)
     
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    Varg
    IL DIO ASGARDIANO DEL CORAGGIO
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    Equipaggiamento: Garmr, Hviske & Aske



    La Hill fece una domanda che parve idiota persino a Varg, che non era certo una cima. Difatti fu Thorunn a rispondere.
    Noi la fonte di energia? Chiese, quasi a voler intendere "magari...", essendo la figlia di Thor (anche se priva della maggior parte de poter del padre). A meno che non intendiate energia come sinonimo di puzza, nel qual caso... La battuta nervosa della ragazzina fece capire a Varg che non si trovava a suo agio. No, non eravamo noi, ovviamente. Riferì. Mi pare di capire, dunque, che quel regalo non era stato confezionato per noi, dunque c'è qualcosa lassù. Qualcosa che reclama il mio acciaio asgardico! Strinse più forte le sue due armi, mentre Natsu rispondeva loro. Si presentò come "il Drago di Fairy Tail" ed, ovviamente, non ci capì niente. Curiosamente, nemmeno Thorunn pare capirci qualcosa. Gli capitò di pensare a Fing Fang Foom e ad altri draghi che potevano aver incrociato le zanne con guerrieri del Reame Dorato e niente parve incrociarsi a quell'informazione per dirgli qualcosa.
    "Assistente"? Disse la bambina stupita. Ho detto che mi chiamo Þrúðr! La bimba guardò il suo "babysitter" con uno sguardo da: questo ha le rotelle fuori posto. Il Guerriero Lupo fece spallucce.
    Come ho testè dichiarato, sono stato chiamato dall'esercito noto come S.H.I.E.L.D., dunque non sono vostro nemico. Iniziò a dire. Sebbene provi fatica a dire tutto ciò, dopo il benvenuto di poco fa! Nella testa dell'Úlfheðinn non esisteva la concezione di "incidente" nel modo in cui gli era capitato. Imputò tutto all'apparente fallacia degli esser mortali. Ma, nel mio essere guerriero, riconosco che abbiate liberato quel dardo per difendervi da qualcosa, dunque vi perdono! Varg il benevolo!
    Dunque... Si girò verso il cielo. ... Informatemi sulla minaccia. A chi devo regalare il morso del mio ferro? Chiese. E, proprio in quell'istante, arrivò il buon Alexaner Mahone. Egli, enigmaticamente, si limitò a dire qualcosa per poi partire a cavallo di una singolare cavalcatura. Quella fugace apparizione, non annunciata (nè, in seguito, accompagnata) da grida di battaglia e manifestazioni di guerresco furore, pungolò l'orgoglio dell'Asgardiano, che, per qualche oscura ragione, si sentì da meno.
    Per la Barba intrecciata del Tonante! Esclamò. Quale destriero è mai quello! Thorunn, improvvisamente stufa di quelle uscite, rispose un pò stizzita. E' uno stupido aliante! Dannazione... Tu e la dannata caverna da cui sei uscito! Ma lui non la stava ascoltando, preso come era da visioni di guerra celeste. Indicò con Hviske, illuminata cremisi, l'agente già partito. Su, piccola... Torniamo alla pugna! Lei sbuffò, sebbene sembrasse almeno un minimo divertita. Gli si mise alle spalle e lo prese per le ascelle, sollevandolo senza difficoltà apparente. Aveva riposto la spada dietro la schiena.
    Segui quell'agente. Disse, di nuovo (finalmente) serio. E Thorunn ringraziò suo padre, dato che non sopportava più quella pantomima vernacolare esagerata .
    Il guerriero riflettè sul come portare il suo attacco, scartando delle ipotesi e vagliandone altre. Non è il caso di giocare duro già da adesso. Pensò, tutt'al più dato che non aveva ancora inteso chi avesse di fronte.

    Nel volo, rilassò le sue membra, conscio che presto le avrebbe costrette ad uno sforzo improvviso.
    Seguirono il guerriero volante e a Varg parve anche di sentirlo parlare da solo, ma non vi diede per nulla peso. Intanto, però, al limitare del campo visivo, vide qualcosa. Poco oltre il loro alleato... Vi era LEI.
    All'Asgardiano ribollì il sangue. Thorunn... Disse, senza preoccuparsi di celare la verità, sebbene Mahone sembrasse abbastanza lontano da non poterli sentire. Ci troviamo di fronte a qualcosa di molto pericoloso, per cui: ecco gli ordini. Lei non disse niente. Fai esattamente quello che ti dico... Tranne in un caso, quello in cui tali indicazioni mettessero a repentaglio la tua vita. Intesi? Parole dure, che Thorunn recepire senza rispondere per le rime, come faceva di solito. Varg, da empatico quale era, era anche bravo a trasmettere le proprie, di sensazioni. E la bambina non percepì paura, ma freddezza e solennità. Di chi si tratta? Chiese solamente. Una sorta di automa di cristallo. Guardati dalle sue manovre: combatte da codarda. Strinse il manico della sua arma. Ora, aggira quel mortale, di modo che io abbia una linea di tiro libera! La bambina acconsentì e, pochi attimi dopo, Varg si ritrovò nelle condizioni che aveva richiesto. Caricò l'ascia grugnendo e, esattamente come aveva fatto prima, lanciò la sua arma verso Magenta. Il lancio era stato effettuato di modo che l'arma roteasse continuamente: questo poteva creare delle situazioni in cui il nemico venisse colpito dal manico, ma, data l'abilità del Lupo, questo era molto improbabile. Data la distanza, non aveva potuto mirare perfettamente, si era accontentato di centrare la figura, per cui, verosimilmente, il bersaglio poteva essere, grossomodo, il petto. Un attimo dopo, contro ogni previsione, l'Úlfheðinn comandò l'avanzata. Ora, mia cara, vola velocemente verso il bersaglio, ma stando attenta a non incappare nell'attacco dell'alleato.
    Per motivi ovvi, il lancio dell'arma era avvenuto dopo l'onda sonica di Mahone, di modo da combinare i due attacchi in una sequenza ben ritmata. Il terzo atto, dunque, era l'enigmatico volo della Figlia del Tonante verso Magenta.
    Ora, lui, dato il poco tempo, non si era preoccupato di spiegare il motivo di tutto quello, ma la bimba sapeva che, se anche l'Asgardiano non fosse proprio intelligente, era di certo versato nelle arti del combattimento. Non lo avrebbe mai ammesso, ma, sotto sotto, un pò lo stimava per quello. Nell'accorciare le distanze, inoltre, il Lupo aveva messo lo scudo a protezione del corpo, questa volta tenuto con entrambe le mani: ben sapeva le tattiche di Magenta e voleva preventivamente attivarsi per fargliela pagare.
    Nel volo, potè dire solo questo. Ricorda: salvati! Gridò, prima di prepararsi al possibile impatto. Era molto improbabile che i due sarebbero arrivati a contatto con la Statua, ma, se fosse successo, avrebbe semplicemente subito un urto dato dall'impatto con lo scudo di Varg. Tuttavia, Thorunn non potè fare a meno di pensare a quale diamine fosse la tattica del suo "zietto". Se davvero quell'essere era così pericoloso, perchè provare un approccio così "banale" e diretto? Nonostante la voglia di combattere "pulito" di Varg, era ovvio che avesse qualcosa in mente. E questo la rendeva molto curiosa.
    In tutto ciò, l'Úlfheðinn digrignava i denti come una vera fiera.
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    PG: Magenta
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    MAGENTA
    Tutto e tutti hanno un punto debole, questa elementare lezione Magenta l'aveva appresa affrontando con Skorpio il semidio Achille che appariva intoccabile ma che si accasciò come un fiore appassito non appena colpito nel tanto millantato suo tallone.
    Beh, l'astriana ne aveva almeno quattro di fatali debolezze, due le aveva esorcizzate con un espediente non risolutivo ma pur sempre efficace.
    Si trattava di due sconvenienti pulsioni come ira e paura; qualcuno potrebbe obiettare che la prima sia fondamentale, per esempio, nel caso di un berserk che si lancia nella mischia e la seconda lo sia per chiunque si trovi in condizione di reagire prontamente ad un pericolo ma Scarlet la pensava in maniera molto diversa.
    Dal suo punto di vista era un errore affidarsi all'istinto e invece era auspicabile affidare ogni azione o progetto a una tattica finemente calcolata in virtù della strategia da perseguire.
    Si era disfatta del suo lato iracondo e di quello ipocondriaco isolandoli nei costrutti psionici che denominò Sektor, il settore del terrore, e Viktor, il vettore della rabbia ma non bandendoli definitivamente poiché pur sempre parti di sé.
    Era come un malato di mente sotto l'effetto di stabilizzatori dell'umore: in qualunque momento i suoi problemi sarebbero potuti riaffiorare.
    Adesso si trovava ad osservare un indesiderato, perché considerato insignificante, antagonista che investito da un'arma, forse destinata a lei, veniva scagliato contro le rocce di un'altura.
    Sarebbe stato comico però Aquarius non aveva un senso dell'umore, o meglio, lo aveva del tutto perso in milioni d'anni d'apatia e solitudine caratterizzati da un'incessante riflessione che andava a lambire ogni aspetto dello scibile.
    Se le minacce che l'attendevano fossero state tutte riconducibili a quell'esaltato in pelliccia, sarebbe stato tutto molto semplice da gestire ma solo un folle ci avrebbe sperato più di un secondo; d'altronde lì v'era custodita un'arma che, per certi versi, poteva essere considerata una reliquia, non una freccia dell'ultimo dei moicani.
    V'era anzitutto un essere apparentemente femminile che sembrava fungere da portantina per lo scalmanato servo del dio del tuono, di fatto, fu grazie a lei che riuscì a librarsi in volo seppur per brevi istanti.
    Non c'erano però solo loro, un'altra coppia di umanoidi assistevano alla scena sebbene loro avessero i piedi ben piantati a terra, inoltre, come se non fosse bastato, un quinto individuo fece la sua comparsa e costui si dimostrò immediatamente il più insidioso.
    Il nuovo arrivato viaggiava a bordo di una piattaforma volante e imbracciava un'atipica arma da fuoco che non esitò a utilizzare nei confronti di miss Vacum, rea solo di trovarsi lì in quel momento.
    La sorpresa fu ciò che l'apparecchio bellico emise al posto di banali proiettili cioè onde soniche, la nemesi di materiali come il cristallo e quello stellare non faceva eccezione.
    Presa, ricorrendo a un termine calcistico che delinea una situazione di temporaneo svantaggio, in contropiede la statua vivente si rifugiò prontamente in un semipiano il cui ingresso venne generato dal diadema realizzato con un occhio di Xintiax ma ciò non fu sufficiente a mettere in salvo Vektor che, investito dalle onde sonore del marchingegno, esplose in uno sbuffo di polvere sottile.
    Agli occhi dei presenti, la fondatrice di Zodiac sarebbe semplicemente svanita nel nulla o forse qualcuno avrebbe potuto pensare a un teletrasporto mentre si trovava semplicemente su un'altra dimensione, per quanto limitata e insignificante rispetto alle autentiche dimensioni del multiverso.
    In quello spazio non v'era alcunché: né aria, né luce, né tempo, né gravità...
    Era la meta turistica per eccellenza se si ragionasse con la mente del costrutto di cristallo ma ora si trovava lì per evadere un'offensiva virtualmente mortale e per riflettere sul come reagire una fatto ritorno all'aereo campo di battaglia.
    Ciò che però non sapeva era che avrebbe dovuto fare i conti con se stessa oltre che coi vari nemici, infatti ad aspettarla c'era la rabbia che aveva represso per molto, troppo tempo e l'avrebbe investita come un treno in corsa comportando chissà quale colpo di testa...
     
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    Dopo che Magenta scomparve dalla vista dei suoi assalitori, Mahone fu attento a non abbassare la guardia. I suoi occhi azzurri cominciarono a scrutare il cielo intorno a lui e Varg. Sapeva che il cristallin nemico era ancora lì da qualche parte.
    "Occhio, è ancora qui."
    Lentamente iniziò a volare nei dintorni, formando quasi dei circhi concentrici a mano a mano più grandi. Mentre il vento arruffava i cotonati capelli castano chiari, avvicinò la bocca al polso sinistro, per inoltrare un messaggio a tutti i suoi colleghi dello S.H.I.E.L.D., che sarebbe arrivato tanto a Maria Hill quanto a Nick Fury:
    "Nemico scomparso ma ancora nei paraggi. Non abbassare la guardia. Agente Hill, non escludiamo che stia cercando un approccio via terra, occhi aperti."
    "Non ti fa innervosire che il nemico si nasconda? Non ti innervosisce? Ti farebbe bene sfogarti. Magari contro il Jake Angeli dei vichinghi, lui ci sta togliendo tutto il divertimento!" disse il goblin a Mahone.
    "Non è un divertimento."
    "Solo perché tu non lo vuoi!"
    Dopo poco, Mahone ripeté l'azione fatta poco prima per girare la comunicazione agli altri agenti, solo che stavolta il messaggio sarebbe stato inoltrato sulla linea privata di Fury.
    "Signore, dobbiamo stanare il nemico prima che arrivi Namor. Gestire tutti quanti insieme potrebbe essere più problematico di quanto già non sia gestire il solo Namor."
    "Stiamo cercando di individuare da fuori la posizione di Magenta."
    "Signore, forse dovremmo dispiegare subito la Squadra Charlie."
    "Non ora."
    Con la scomparsa di Magenta e Namor non ancora in loco, la situazione era in fase di stallo. Uno stallo che, però, sarebbe potuto terminare da un momento all'altro.
     
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    Lo temi, lo eviti. Il destino arriva comunque.

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    Scusate se lo propongo solo ora, ma stupidamente ci ho pensato solo adesso :fpalm:
    Visto che il mio pg, per il momento, è rimasto fuori dall'azione, potrebbe essere sensato fargli saltare un turno in attesa dello sviluppo di nuovi eventi :grat:
     
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    va bene
     
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